Le scuole riaprono il 14 settembre e le lezioni saranno in presenza, ma cosa succede se un alunno prende il Covid? E cosa accade se sopraggiungono sintomi influenzali o febbre mentre è a scuola?
Lo Stato ha deciso per la ripresa delle lezioni in aula, distanziamento, mascherine o visiere dai 6anni d’età e igiene personale e dei luoghi, questi i presidi anti-Covid adottati da tutte le scuole.
Non ci saranno termoscanner in dotazione agli istituti scolastici, né vi sarà un medico di riferimento per ogni scuola (il che poteva essere una soluzione molto intelligente e confortante per le famiglie).
Le famiglie sono “invitate” a controllare la temperatura dei ragazzi a casa, ovvero prima di farli uscire per andare a scuola. La Ministra Azzolina ha scelto, per sua stessa ammissione, una misura preventiva partendo dal presupposto che la misurazione domestica della febbre impedirebbe a un possibile positivo di venire in contatto con altre persone già durante il transito casa-scuola.
Tuttavia, da genitore mi chiedo cosa accadrà se la febbre sale durante il viaggio o mentre il ragazzo aspetta il suono della campanella fuori scuola (ci sono tantissimi ragazzi che per ragioni lavorative dei genitori vengono accompagnati con anticipo rispetto all’ingresso in aula);
mi chiedo cosa potrà succedere se la mamma “x” di uno dei 25 compagni di classe di mio figlio dimentichi un giorno di effettuare la misurazione o se il ragazzo, un altro giorno, farà così tardi da mentire sbrigativamente ai genitori, sostenendo di essersi misurato la temperatura e di non avere febbre … be’ che Dio ce la mandi buona perché, a queste condizioni, un qualsiasi ragazzo febbricitante potrebbe entrare in classe come se nulla fosse.
Febbre alta, tosse e diagnosi Covid-19, cosa succede se uno studente è positivo al Coronavirus?
La Ministra dell’Istruzione ha rilasciato un’intervista a alla stampa assimilando la soluzione ai protocolli previsti per gli esami di Stato:
in caso di positività di uno studente al Covid-19 l’intera classe del paziente diagnosticato dovrà essere messa in quarantena cautelativa, come tutti i docenti e il personale scolastico venuti a contatto con lo stesso. Inoltre tutti gli studenti, i docenti e il personale scolastico entrati in contatto col paziente potrebbero essere sottoposti a tampone, ma la competenza dei tamponi non è della scuola bensì delle ASL.
Il preside dell’istituto scolastico è legalmente responsabile , come datore di lavoro, della incolumità degli insegnanti. In caso di positività di un insegnante lo stesso verrà messo in quarantena e cautelativamente verranno isolate le persone (studenti, colleghi e personale scolastico) entrati in contatto col docente infetto.
In caso di più contagi all’interno di una stessa classe o di uno stesso istituto spetterà alla Asl la decisione circa la chiusura o meno della scuola. E l’eventuale ricorso alla DAD non è escluso in circostanze come quella appena ipotizzata. Resta da capire come e in che termini un’altra DAD emergenziale possa essere utilizzata anche per studenti delle elementari e delle medie.
Cosa succede se un alunno prende il Covid o comunque se in classe esplode una sintomatologia sospetta?
Il Ministero, che pure ha lasciato alle scuole un ampio margine di autonomia in relazione alle loro specifiche esigenze, pone una precondizione alla presenza a scuola di studenti e di tutto il personale:
ci si reca a scuola solo in assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C, questa assenza, che corrisponde di per sé a una generica buona salute complessiva, deve valere anche nei tre giorni precedenti all’ingresso in istituto.
In altre parole se un ragazzo ha una febbre passeggera non può presentarsi a scuola a 24ore dalla fine della stessa, ma precauzionalmente deve attenderne 72 senza sintomi.
Inoltre per accedere a scuola è necessario non essere stati in quarantena negli ultimi 14 giorni e non essere stati a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni.
Di nuovo è rimessa alla responsabilità di ogni famiglia grande parte della gestione delle tanto importanti e determinanti precauzioni anti-Covid.
Laddove la sintomatologia scatti in aula, il protocollo anti-Covid pretenderebbe un immediato isolamento. E’ intuitivo che le scuole debbano avere un’aula preposta, resta da capire in che modalità di controllo lo studente sarà tenuto separato dagli altri.
Osserviamo la situazione sotto un profilo pratico:
un ragazzo con il naso che cola non può andare a scuola, anche se soffre di una classica rinite stagionale, per esempio; inoltre non può accedere all’istituto per 72 ore dalla fine della sintomatologia, così è plausibile credere che una comune allergia o una qualunque sindrome influenzale (che può essere anche persistente) potrà tenere gli studenti lungamente lontani dalle aule. Dunque c’è da mettere in conto che il numero delle assenze quest’anno potrebbe esponenzialmente aumentare a tutto danno della continuità didattica.