Quella contro il Covid-19 è stata una battaglia che non ha risparmiato nessuno, il lockdown ha costretto tutti noi a fare i conti con qualcosa di inatteso e persino impensabile, le mamme hanno pianto per le perdute libertà dei figli, la casa è diventata capanna e ci siamo rifugiati lì per scappare alla morte, anche quella interiore. L’economia ha sanguinato e gli ultimi, i malati e i poveri hanno visto acuirsi le loro sofferenze.
Ma a che punto è il Covid-19 oggi?
Ora c’è chi non mette più le mascherine perché clinicamente il virus è morto e c’è persino chi dice che il Covid-19 non è stata una cosa seria come hanno voluto farci credere. Negazionisti, complottisti e superficiali si avvicendano.
Sebbene il Covid-19 oggi è ancora, sotto molti aspetti, un’incognita; sebbene ci abbia insegnato che la medicina non è monolitica né infallibile; sebbene abbia lasciato una serie di dubbi che vanno dagli a sintomatici alla possibilità di una recrudescenza, quello che è certo è che non è stato solo una montatura ansiogena.
Il virus esiste ancora, quella che si è abbassata è la carica virale. Questo peraltro potrebbe spiegare perché il Covid-19 oggi vive un’esperienza di reparto diversa, chiariamo il tutto, punto per punto, con la massima semplicità.
Per esperienza di reparto si intende la presenza e il comportamento del Covid-19 oggi negli ospedali.
Si registrano ancora casi di Covid, la concentrazione varia da regione a regione, tuttavia i pazienti non si ammalano quasi mai gravemente e le terapie intensive non sono più congestionate. Questo fa decretare ai medici la morte clinica del virus, ma ciò non significa che il nuovo Cornavirus sia estinto, piuttosto è ubiquitario (cioè si è insediato un po’ ovunque) ed è meno aggressivo.
COSA VUOL DIRE CHE IL VIRUS è UBIQUITARIO? LO SPIEGHIAMO QUI.
Rispetto al Covid-19 occi, c’è chi attribuisce al caldo la riduzione della carica virale: con l’innalzamento delle temperature il virus si sarebbe indebolito.
C’è chi non crede all’indebolimento e chi, invece, parla di una selezione naturale: il virus avrebbe già selezionato le sue migliori vittime, ovvero le persone più fragili, adesso non è meno virulento, ma ha solamente a disposizione meno vittime “particolarmente vulnerabili”.
C’è chi sostiene che l’indebolimento del virus faccia parte delle se stesse dinamiche evolutive per cui, non traendo vantaggio dalla morte dell’ospite, il virus ha escogitato una strategia che gli consente di approfittare del corpo umano senza ucciderlo. In pratica il virus sarebbe evoluto mutando in una forma meno aggressiva.
Perciò, pur non potendo prevedere l’evoluzione della pandemia, ciò che possiamo dire del Covid-19 è che è stata una cosa seria che, allo stato attuale, non è morta né scomparsa. Peraltro se fossero le temperature ad incidere sulla virulenza del nuovo Coronavirus, l’emergenza sanitaria potrebbe prepotentemente tornare ad avvenuto abbassamento della colonnina di mercurio. E’ questa la tesi sposata da chi si aspetta un nuovo lockdown in autunno.
Se ci sarà o meno un secondo confinamento non possiamo dirlo, possiamo constatare che la minore paura imminente induce le persone a un rilassamento e non è detto che possiamo veramente permettercelo.
In molti continuano a sostenere che al Covid-19 sia stata trovata la cura: il plasma. Ma il plasma non è la soluzione che curerà tutti, intanto, nella medicina generalista, le cure al plasma sono considerate comunemente una estrema ratio per delicate ragioni di compatibilità . Il plasma è perciò una risorsa ma con i suoi limiti.
La rivista scientifica Nature pubblica le risultanze un recente studio sulla carica anticorpale dei guariti in relazione alla produttività del plasma ai fini della cura:
solo l’1% dei donatori di plasma analizzati a 1 mese circa dalla malattia ha dimostrato di possedere un forte titolo anticorpale , lo scrive l’associazione nazionale biotecnologia italiani, aggiungendo che servono soluzioni più robuste, come ad esempio la produzione di anticorpi contro il virus per via biotecnologica.
L’immunità dei guariti è definitiva?
Questo è un altro aspetto del virus in fase di esame medico-scientifico, ma se si osservano virus diversi, come Sars-Cov-2 o Sars e Mers, si comprende che lo studio necessita di un tempo lungo di analisi e confronto dei pazienti: i sopravvissuti al Cov-2 e alla Mesr, per esempio, ottengono un’immunità “a scadenza” che dura tra i 12 e 24 mesi. Rispetto al Covid-19 gli scienziati non hanno ancora avuto lo stesso tempo utile per lo studio dell’immunità, pertanto bisognerà attendere il passare dei mesi e confrontare le diverse risultanze sierologie.
La risposta al Covid-19 oggi non può non passare per la valutazione del numero di morti:
durante il picco epidemico molte persone sono morte in casa, in tante senza tampone; Euromomo, che rappresenta una vera e propria rete di monitoraggio della mortalità europea, ha registrato picchi di mortalità importanti a livello europeo i decessi imputabili, direttamente o indirettamente, al Covid-19 sarebbero ad oggi circa 175.000.
Con riguardo all’Italia c’è chi teme una sottostima delle morti causa Covid: medrxiv.org, analizzando i dati fino ad APRILE, arriva alla conclusione che mancherebbero all’appello circa 15.000 decessi, 10.000 solo in Lombardia, il resto nelle altre regioni del nord e calcola un totale di circa 41.000 decessi attribuibili al Covid-19 solo sino ad Aprile.
In conclusione il Covid-19 oggi è ancora una realtà importante che merita di essere ricordata ogni qualvolta dimentichiamo la mascherina a casa.