Hanno il volto segnato da mascherine ed occhiali protettivi, trascorrono ore e ore nelle corsie degli ospedali “barricati” nelle sottili tute, le uniche e sole “difese” contro un nemico invisibile. Sul loro viso si legge la stanchezza mentre nei loro occhi si intravede quel profondo dolore celato nel cuore di chi ha visto morire da sole persone private degli affetti più cari.
Sono gli infermieri eroi del coronavirus che ogni giorno lottano affinché il maggior numero di persone sopravviva a questa tremenda pandemia.
Infermieri eroi del coronavirus: ecco chi sono.
La foto in bianco e nero pubblicata qui di seguito è stata definita l’immagine simbolo degli infermieri eroi del coronavirus. Pubblicata online lo scorso 8 Marzo, giorno della festa della donna, racconta la fatica degli operatori sanitari che, stremati dai massacranti turni dovuti alla pandemia da covid-19, letteralmente crollano sotto il peso della stanchezza ma soprattutto della sofferenza alla quale assistono ogni giorno.
Sotto quell’armatura così fragile, quasi effimera, fatta di mascherina, guanti, cuffietta e camice monouso si cela l’infermiera Elena Pagliarini, che lavora nell’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (Asst) di Cremona che attualmente rappresenta una delle zone più colpite d’Italia dalla pandemia.
Autrice della foto è invece Francesca Mangiatordi, medico del pronto soccorso dell’ospedale Maggiore di Cremona, anche lei impegnata in prima linea in quella che oramai viene definita una vera e propria guerra.
“Erano da oltre dieci ore che stavamo lavorando senza sosta – ha raccontato la dottoressa al NurseTimes– quando ho visto Elena riposare 5 minuti dopo ore passate a correre da un paziente all’altro, a cercare di aiutare l’ennesimo paziente che arrivava con febbre e insufficienza respiratoria. L’ho guardata e avevo voglia di abbracciarla, ma ho preferito immortalare quel momento di tregua… Con guanti, mascherina e camice monouso. Un attimo di tregua.”.
Una foto che racconta il riposo del guerriero anche se loro non voglio essere chiamati così, non si definiscono eroi ma persone che lottano con le lacrime agli occhi per l’immane sofferenza alla quale assistono quotidianamente.
Infermieri eroi del coronavirus: l’accorato appello di Alessia.
Alla foto della Pagliarini ne sono seguite altre accompagnate dall’invito di restare a casa. Come quello lanciato attraverso instagram dall’infermiera Alessia Bonari, altro simbolo degli infermieri eroi del coronavirus.
“Sono un’infermiera e in questo momento mi trovo ad affrontare questa emergenza sanitaria. Ho paura anche io, ma non di andare a fare la spesa, ho paura di andare a lavoro”.
La Bonari racconta della stanchezza fisica e psicologica che tuttavia non impedisce a lei e ai suoi colleghi di continuare a fare il loro dovere, ciò che più amano, prendersi cura dei malati, delle persone che soffrono e che, a causa del covid-19, si ritrovano completamente soli in un letto d’ospedale, impossibilitati dal raggiungere o l’essere raggiunti da un familiare o una persona cara.
Come muoiono i malati più gravi di Coronavirus
“Continuerò a curare e prendermi cura dei miei pazienti, perché sono fiera e innamorata del mio lavoro. Quello che chiedo a chiunque stia leggendo questo post è di non vanificare lo sforzo che stiamo facendo, di essere altruisti, di stare in casa e così proteggere chi è più fragile”.
Alessia Bonari ricorda infine che nessuno è immune al coronavirus, che anche i giovani possono ammalarsi:
“Non mi posso permettere il lusso di tornarmene a casa mia in quarantena, devo andare a lavoro e fare la mia parte. Voi fate la vostra, ve lo chiedo per favore”.
Infermieri eroi del coronavirus: “Non c’è più tempo”.
Ciò che Vitadamamma vuole ricordare è come tutti gli infermieri eroi del coronavirus, insieme ai medici e agli operatori sanitari che continuano a lavorare senza sosta nonostante il pericolo (il contagio è sempre in agguato), abbiano deciso di prendere tra le loro braccia un’Italia malata e malconcia e di come se ne stanno prendendo cura nonostante i pochi mezzi a loro disposizione.
La proteggono, la consolano e cercano di trasmetterle amore proprio come farebbe una mamma o un papà con il proprio bambino malato ed impaurito.
Contrariamente a quanto si pensi, noi possiamo dar loro una mano, possiamo fare la nostra parte, possiamo “alleggerire” le loro fatiche restando a casa ed impedendo la propagazione del virus. Possiamo farlo per loro, per tutti noi.
“Chiudetevi in casa. Ogni uscita apre la porta al virus. Non possiamo più permettercelo. Non c’è più tempo”.
È l’accorato appello degli infermieri eroi del coronavirus, è l’invito alla collaborazione, al sostegno, alla solidarietà. Perché loro non possono ma soprattutto non vogliono scegliere di restare a casa per il bene di coloro che in questo momento stanno lottando contro quell’invisibile mostro.
Io resto in corsia. Tu resta a casa.