Le mamme lo sanno: i bimbi piccoli e piccolissimi dormono senza coperte né lenzuola, il “perché il neonato dorme scoperto” resta però uno dei dilemmi più grandi delle neo-mamme.
E’ una questione di termoregolazione, i pediatri spesso rassicurano le mamme sostenendo esemplificativamente che il bambino si regola da solo. Ma quando questa spiegazione non basta, ecco che la mamma fa ricorso ai sacchi nanna, più caldi delle tutine integrali di ciniglia, alle coperte avvolte intorno al corpo del neonato o a un riscaldamento ambientale più alto del necessario. Tutto questo serve, fa bene al bimbo e lo preserva dal freddo? La risposta secca è: NO.
Se la temperatura domestica è stabilmente regolata, il bebè vestito e sano, i sacchi nanna non servono, le coperte intorno al corpo nemmeno e l’alta temperatura può essere persino un danno per il riposo domestico diurno e notturno.
Perché il neonato dorme scoperto: qualche consiglio sulla temperatura ambientale gradi alla mano.
Se il neonato è nato a termine, è sano ed è vestito, l’ambiente domestico dovrebbe mantenere una temperatura di 20-22° di giorno e poco di meno di notte.
Se il neonato è nato pretermine con un peso superiore ai 2 kg, è vestito e gode di buona salute, l’ambiente dovrebbe essere ad una temperatura intorno ai 24°.
Dopo il primo mese di vita la temperatura domestica può essere assestata sui 20° di giorno e 18° gradi di notte.
In realtà, volendo scendere più nello specifico, la ragione per cui il neonato dorme scoperto sta nel cosiddetto grasso bruno.
Il grasso bruno è un meccanismo fisiologico che concorre alla difesa del neonato dalla ipotermia. E ciò indirettamente spiega anche perché il neonato dorme scoperto senza conseguenze sulla sua salute.
Il bebè nella pancia della mamma vive a una temperatura molto più alta di quella ambientale: è dentro il corpo della madre, quindi vive e cresce alla temperatura corporea interna della donna che generalmente si aggira intorno ai 37°.
Quando viene al mondo il bebè assaggia lo sbalzo termico che è una condizione sensibile, lo è in particolar modo per i nati pretermine.
Non a caso i medici avvisano le mamme del fatto che i neonati prematuri sono estremamente più sensibili alle variazioni termiche rispetto ai bebè nati a termine.
All’atto della nascita il neonato affronta uno shock termico del tutto improvviso, nell’approcciare alla temperatura ambientale, notevolmente più bassa rispetto a quella intra-uterina, il bebè deve combattere il freddo e abituarsi al cambiamento repentino.
Il corpo dl neonato reagisce allo stimolo (freddo) mettendo subito in atto dei meccanismi di produzione di calore. Così facendo, non solo il bebè contrasta il freddo ma impara anche a termoregolarsi ovvero ad acquisire una temperatura che lo tenga in equilibrio in relazione alla condizione esterna in cui vive.
Le prime esperienze di termoregolazione, in particolare l’adattamento alla temperatura extra-uterina, costano fatica al neonato e necessitano di un impegnativo dispendio energetico.
Produzione corporea di calore e perché il neonato dorme scoperto.
Quando un adulto sente freddo svolge delle azioni, anche istintive come muoversi in modo accelerato) per produrre calore, è ovvio che il neonato non è in grado di fare altrettanto perché le sue risposte e i suoi meccanismi muscolari sono meno sviluppati che nell’adulto.
A sopperire ci ha pensato la natura che ha dotato il neonato di un meccanismo di termogenesi bio-chimica, la produzione di calore del bebè parte da un tessuto adiposo: il cosiddetto grasso bruno.
Nell’adulto si riscontra la presenza esclusivamente di grasso bianco, quello bruno è una abbondante tipicità del neonato.
Perché abbondante e perchè parliamo di tipicità del neonato? Il neonato ha grasso bruno in grande quantità, ecco perché lo definiamo abbondante, questo tessuto, infatti, costituisce il circa il 3 – 5% del peso totale del bebè. Mentre è una sua tipicità perchè la presenza di grasso bruno diminuisce con la crescita.
In ragione della sua funzione ci sono zone del corpo in cui la concentrazione di questo tessuto riccamente vascolarizzato è maggiore: la base del collo, intorno al cuore e ai reni, in prossimità delle ghiandole surrenali e fra le scapole.
Il grasso bruno è letteralmente il termosifone del neonato: quando dall’esterno del corpo arrivano stimoli freddi, il grasso bruno si attiva per favorire la produzione di calore.
In una massima sintesi possiamo dire che il grasso bruno brucia le calorie presenti nell’organismo come se fossero “legna da fuoco” mantenendo così la temperatura del corpo costante. E’ un grasso che recede col tempo, nell’età adulta l’organismo ha solo grasso bianco e non più bruno.
“Legna da fuoco “e’ qui che entra in gioco l’interazione col grasso bianco: il primo riscalda, il secondo (il grasso bianco) fa da compensazione perché accumula calorie di riserva a cui attingere in caso di bisogno. Inoltre il grasso bianco svolge col tempo un ruolo che ha a che fare con l’equilibrio termico del corpo: si colloca nello strato sottocutaneo dove funge da barriera termica.
Attenzione: i due grassi lasciano qui evincere un’ulteriore differenza che sta nella collocazione in relazione alla funzione.
Il grasso bianco, come appena detto, si colloca nello strato sottocutaneo dove funge da barriera termica; il grasso bruno si colloca in uno strato più profondo perché rintraccia il bisogno precipuo di riscaldare il corpo.
Rapporto grasso bruno e fatto che il neonato dorme scoperto.
Il grasso bruno agisce fisiologicamente impedendo al neonato di subire conseguenze del freddo, pertanto la correlazione è indiretta ma efficace: i neonati, anche se dormono scoperti, riescono a termoregolarsi.
L’importante è rispettare le norme di accortezza relative alla temperatura ambientale, avendo riguardo a che l’aria non sia troppo secca. E’ altrettanto importante rispettare le norme di sicurezza relative alla posizione del neonato nel sonno per evitare la SIDS.