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Quando andare dallo psicologo, come e perché

di Federica Federico

05 Gennaio 2020

Lo psicologo cura l’animo umano e chi si rivolge a questo professionista accusa un malessere non tangibile, non oggettivo, non concreto ma intimo e profondo. Il fatto che il malessere dell’anima non sia “traducibile” in un’analisi clinica osservabile su carta (per esempio visibile in una radiografia o sintetizzabile nel range numerico di n’analisi ematica) non ne fa una condizione meno importante o più marginale e trascurabile di altre malattie. Tutto ciò non è secondario rispetto alla scelta sul come e sul quando andare dallo psicologo.

 

Lo psicologo analizza le qualità emotive del paziente o, per meglio dire, le sue abilità e attitudini psicologiche, indagando diverse aree funzionali del soggetto: l’area cognitiva, l’area affettiva, l’area relazionale, laddove l’area relazionale rintraccia anche quella socio\lavorativa.

 

Quando andare dallo psicologo

Quando andare dallo psicologo – terapia strumento di ri-equilibrio emotivo. Fonte immagine: 123RF.com con licenza d’uso.

 

Quando andare dallo psicologo per correggere una condizione disfunzionale che determina un disagio.

 

In gergo medico si dice che il dottore, in questo caso lo psicologo, nel rapportarsi al nuovo paziente cerca di disegnare il suo quadro nosografico. In parole più semplici, questo vuol dire che il medico raccoglie tutti i dati necessari all’individuazione dell’ambito della malattia (ovvero studia il disturbo) per giungere a una diagnosi.

 

Attenzione: diagnosticare non vuol dire arrivare a una conclusione ma, soprattutto in psicologia, equivale a stabilire un punto di partenza da cui far principiare un percorso di conoscenza (percorso di conoscenza è, in questo contesto, una definizione chiave sulla quale ritorneremo di qui a poco).

 

Quando andare dallo psicologo per avviare un percorso di conoscenza del sè.

 

La psicologia è una scienza clinica, come qualsiasi altra pratica medica è fatta di un’indagine, cioè una “raccolta di dati” (condizioni, sintomi, reazioni, eccetera) che infine conduce a una diagnosi.

Tuttavia sottoporsi a un’ecografia, per esempio, è molto più “immediato” rispetto ad un percorso di indagine psicologica. Perché? La risposta è presto data:

andare dallo psicologo dipende dallo stato emotivo del paziente che nutre un disagio capace di “inficiare” la sua vita personale e sociale (stati d’ansia, incapacità di determinarsi pacificamente nelle proprie decisioni, rabbia, eccetera), ma ciò che è più importante riguarda il come (emotivo) dell’andare dallo psicologo.

 

Esiste cioè un atteggiamento emotivo da portare con sè nello studio del medico poichè il percorso di analisi pretende una partecipazione, ovvero un coinvolgimento empatico, del cliente.

 

Nel laboratorio medico il paziente firma il consenso e si lascia visitare ovvero si lascia far fare l’ecografia, la radiografia, l’otturazione al dente, eccetera. Ciò vuol dire che è consapevole di quello che tangibilmente e oggettivamente gli accade e accetta che il medico gli pratichi la cura o la terapia; durante un percorso psicologico, invece, accettazione e consapevolezza non bastano perché il paziente è chiamato a partecipare al processo di conoscenza.

 

Il cliente dello psicologo deve raccontare, parlare, esternare. In una massima sintesi, possiamo dire che dallo psicologo conta fortemente la capacità e la disponibilità empatia del paziente.

 

Quando andare dallo psicologo: predisposizione soggettiva del paziente.

 

La terapia psicologica è un percorso di conoscenza, proviamo a chiarire semplicemente il perché:

quando il paziente arriva col suo carico d’ansia, paure o disagio né lui stesso né il terapeuta conoscono la ragione del disturbo, insieme, però, la indagano per risolvere il problema.

 

In questo senso l’approccio psicologico ai disagi dell’adolescenza o dell’infanzia o della pre-adolescenza, come anche anche della depressione post parto, è benefico e va liberato fortemente da qualsiasi pregiudizio sub-culturale.

 

Irritabilità, difficoltà relazionali, atteggiamenti oppositivi all’istituzione scuola e all’autorità sono spesso disagi che la terapia psicologica sana nei giovani. Il percorso di conoscenza del sè fa emergere le qualità stesse dei ragazzi.

 

Allo stesso modo è attraverso la ricerca di sè che si libera la mamma che si sente incapace, inadeguata, affatica, apatica, prigioniera del suo ruolo.

Quando andare dallo psicologo

Quando andare dallo psicologo – sintomi della mamma depressa.
Fonte immagine: 123RF.com con licenza d’uso.

 

Sovente non è il paziente a capire quando andare dallo psicologo: le manifestazioni esterne del disagio sono comunemente più percepibili da parenti e amici, colleghi (o educatori, quando si tratti di bambini e ragazzi).

Perché e come aiutare chi ha bisogno?

 

Il paziente che vive il disagio può tendere alla fuga in se stesso e spesso e all’opposizione col mondo, alla chiusura apatica e stanca, come alla reticenza. Il compito di chi gli sta accanto è quello di osservare gli indicatori primari del disagio e di trasmettere sicurezza e confort emotivo prospettando l’eventuale intervento di un professionista non come una cura in senso sterro (del resto non lo è), quanto piuttosto come un’opportunità di riequilibrio con se stessi e col mondo.

 

 

Quando andare dallo psicologo -

Quando andare dallo psicologo – nessuno può essere forzato alla terapia. Fonte immagine: 123RF.com con licenza d’uso.

Nessuno, nemmeno il minore, può essere costretto alla cura, tanto più che un percorso psicologico non è efficace se non è partecipato.

 

Se a chiedere l’intervento dello psicologo è un minore, i genitori devono essere empatici tanto quanto lo è il paziente stesso:

  • anche mamma e papà devono affidarsi e seguire le direttive dello psicologo;
  • i genitori devono sapere che la terapia non rappresenta un canale per scoprire i segreti del figlio, il dottore metterà al corrente dei progressi della terapia ma resterà fedele al segreto professionale rispetto ai dettagli dell’indagine psicologica;

 

Quando andare dallo psicologo

Quando andare dallo psicologo – ruolo dei genitori.
Fonte immagine: 123RF.com con licenza d’uso.

  • in caso di terapia aperta (cioè in quegli spazi di tempo in cui il professionista invita i genitori ad assistere alla terapia – momenti di con-presenza dei genitori) gli adulti devono essere “osservatori interni” e cogliere l’occasione per trovare e sfruttare nuove chiavi comunicative e di comprensione del ragazzo, ciò senza ostacolare l’affidamento psicologo-paziente e senza intervenire forzosamente in tale asse.

 

Stesse regole valgono quando il marito sia parte osservante del rapporto psicologo-mamma in depressione post parto.

 

Ricordate sempre che la salute mentale è parte della salute generale dell’individuo e va preservata e curata sempre.



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