Sono passati sette anni dalla morte di Sara, la bimba di 2 anni investita e uccisa da un pirata della strada (questa almeno la definizione del responsabile per come è stato rubricato l’incidente in aula, in primo grado di giudizio.
Sara è morta in una pozza di sangue, investita e schiacciata da un auto che l’ha lasciata inerme e senza soccorsi, la sentenza di condanna stabilisce una pena detentiva di soli 3 anni e 6 mesi per il responsabile.
Mamma Nunzia non ci sta: “Non è stato un incidente“, continua a sostenere accendendo i riflettori sulla pista della vendetta personale.
I fatti, così come li propone Nunzia, troveranno conferma o meno in aula, dove la battaglia della famiglia non si ferma. Intanto, però, la voce di questa mamma merita di essere ascoltata. Del resto 3 anni e 6 mesi non possono, in nessun caso e con nessuna dinamica, rendere giustizia alla morte di una bambina, men che meno a quella di Sara se si ammettesse il presupposto di un’azione cosciente. Ed è esattamente su questo punto (la coscienza dell’azione) che verte la battaglia personale e legale della mamma.
Bimba di 2 anni investita e uccisa da un pirata della strada, la ricostruzione dei fatti come riportata dalla mamma:
“L’auto non si è fermata, è passata sopra il corpicino di mia figlia e poi si è dileguata lasciando Sara in una pozza di sangue”.
Sara di Leo, questo il nome della bimba di 2 anni investita e uccisa da un pirata della strada, è morta in una pozza di sangue dopo essere stata letteralmente travolta da una vettura. Secondo la ricostruzione della mamma, chi era alla guida del veicolo ha urtato il corpo della bambina, lo ha schiacciato e si è subito allontanato ad alta velocità.
Bimba di 2 anni investita e uccisa da un pirata della strada – correva l’anno 2012 e i fatti si svolgevano sulla spiaggia di Santa Maria del Cedro (provincia di Cosenza).
La responsabilità della morte della bambina è stata attribuita al 72enne Gino P. e l’accaduto è stato rubricato come un incidente. Mamma Nunzia, però, racconta delle frequenti liti con l’uomo e, proprio in ragione di questo pregresso di turbolente relazioni sociali, è portata a credere che non sia stato un incidente a portarle via la sua bambina.
La toccante testimonianza della mamma:
– Ho visto la vettura che invece di parcheggiare si dirigeva a gran velocità nella nostra direzione. Ho urlato dubito: “Fermo, fermo! C’è la bambina!” Ma chi guidava ha proseguito la corsa senza frenare e ha travolto la mia piccola. Nonostante l’impatto l’auto non si è fermata, è passata sopra il corpicino di mia figlia e poi si è dileguata lasciando Sara in una pozza di sangue.
Quel giorno Sara passeggiava insieme alla mamma e al fratellino di sette mesi, la mamma rivive quei drammatici momenti nel racconto che ne fa al settimanale “Giallo“.
Oggi il responsabile sia stato condannato in primo grado a 3 anni e 6 mesi di carcere e i fatti sono stati rubricati come omicidio stradale, la famiglia di Nunzia vuole che si accerti la natura del gesto e la loro battaglia diventa quella per il riconoscimento dell’azione cosciente.
Il responsabile della morte di Sara gestisce un piccolo chiosco sul lungomare di Santa Maria del Cedro, la sua attività è finitima a quella di proprietà della famiglia di Nunzia, ed è un fatto che tra loro fossero intervenute diverse liti.
L’auto di Gino P. non si è fermata neanche dopo aver colpito la bambina, pur avendone letteralmente schiacciato il corpo l’uomo ha proseguito la sua corsa. E’ questa dinamica a dare alla famiglia l’idea che qualcosa non torni nella ricostruzione giudiziaria.
“Noi non ci fermiamo – sono le parole dell’avvocato Gentile – vogliamo il riconoscimento della colpa cosciente“.
L’auspicio è che non cali l’attenzione su questa vicenda, non contano gli anni trascorsi ma la vita di una bimba a cui è stato tolto il futuro.