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Immagini violente effetti sui bambini

di Federica Federico

27 Settembre 2019

Si dice che la nostra sia la società delle immagini (o società dell’immagine) perché tanto del nostro essere sociali (cioè del nostro relazionarci con gli altri) passa attraverso foto, video e impressioni visive. Instagram, Tik Tok , Facebook e Youtube hanno concorso alla diffusione di un linguaggio comunicativo per immagini. Le criticità che possono riguardare i bambini sono molte, qui intendiamo affrontare il problema degli effetti delle immagini violente sui più piccoli.

 

Immagini violente ed effetti sui bambini

Immagini violente ed effetti sui bambini – Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Immagini violente ed effetti sui bambini, consigli pratici per i genitori.

 

Partiamo dalla individuazione del cosiddetto campo di azione delle immagini: una volta l’immagine era quella che il bambino coglieva in casa, per strada, nel cortile mentre giocava con gli altri bambini. L’avvento della televisione (più di quello della carta stampata) ha ampliato in modo esponenziale questo campo che, poi, è letteralmente “esploso” con la diffusione della rete.

 

Perché la ricezione e la percezioni delle immagini è completamente cambiata?

Le immagini riprodotte sulla carta stampata, per quanto scioccanti possano essere o realistiche o impressionanti, sono sempre “distese” tra le pagine di un libro e pretendono la sintesi mentale di più sistemi di comunicazione: c’è l’immagine (foto o disegno), ma ci sono anche le parole scritte accanto, c’è il modo in cui l’immagine è impaginata e accostata alla didascalia e pesa lo stile con cui le parole sono espresse.

 

Diversamente da ciò, l’immagine che raggiunge il bambino attraverso il telefonino, la Tv, il PC o il tablet è assai più immediata:

essa cattura il bimbo portandolo in un mondo speculare dove movimento, suono e spazialità non consentono la stessa metabolizzazione che naturalmente avviene dinnanzi alla carta stampata.

 

Pertanto, se si considera un’immagine violenta stampata in bianco e nero su un giornale di qualche anno fa, si può constatare che la cristalizzazione fotografica, così realizzata, ha un impatto emotivo minore di quanto non possa avere la stessa scena se video-registrata e diffusa su un canale social.

Ecco spiegato chiaramente il potere della diffusione delle immagini rispetto all’emotività, oltre che alla conoscenza.

 

Essendo pacifico che l’emotività dei bambini, come dei preadolescenti e degli adolescenti è delicata (sebbene la delicatezza vari col carattere e con l’età), una volta ammessa la pregnanza dell’immagine visiva è inevitabile parlare di tutela del minore.

 

Immagini violente ed effetti sui bambiniImmagini violente ed effetti sui bambini – Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Tutela emotiva del minore rispetto alle immagini violente.

 

Il mondo va veloce e nascondere al bambino i fatti della realtà esterna che lo coinvolgono e lo interessano non è un bene, pertanto già intorno ai 9\10 anni (quarta – quinta elementare) è giusto aiutare il bambino ad avvicinarsi gradualmente alla rete. Monitorarlo è, invece, d’obbligo.

 

Un uso corretto della rete mette il bimbo in condizioni di conoscere e gestire quello strumento fondamentale che oggi interessa il mondo del sapere e del lavoro, cioè internet.

 

E’ per questo che non sarebbe giusto far crescere un bimbo della generazione 2.0 in una casa senza TV o internet.

 

Attraverso questi strumenti il bambino certamente verrà in contatto con immagini anche violente, possono esserlo persino le immagini legate al fenomeno del bullismo, a seconda della sensibilità possono esserlo quelle che testimoniano la denutrizione in Africa o che, per esempio, immortalano un incidente o una rivolta. In altre parole, in questo nostro mondo tecnologico in cui l’informazione è fortemente visiva, è pressoché impossibile preservare il bambino dall’incontro con le immagini violente.

 

La violenza di un’immagine non è oggettivabile: un contenuto può essere non scioccante per qualcuno e impressionare altri.

 

Immagini violente ed effetti sui bambini

Immagini violente ed effetti sui bambini – Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Il primo nodo è non identificare le immagini violente ma capire dove risiede la paura del bambino è cosa eventualmente scatena in lui impressioni negative.

 

L’incontro del bambino con la violenza è ancestrale: homo homini lupus (letteralmente tradotto dal latino con “l’uomo è lupo per l’altro uomo”) è un’espressione di Plauto, un commediografo latino, che indica proprio come ogni essere umano sia per natura portato a prevalere sull’altro, persino con l’uso della violenza. Infatti, l’uomo è lupo e non agnello se e quando voglia emergere.

 

La storia umana ci insegna che la violenza ha lasciato spazio alla civiltà e alla razionalità, quando l’uomo ha compreso i benefici della pace civile e della condivisione ha accantonato la legge del più forte per utilizzare le leggi civili.

 

Gli effetti che le immagini violente sortiscono sui bambini dipendono anche dalla capacità di distinguere il bene dal male, preferendo il primo come arbitrio (cioè come scelta).

 

Raccontare ai bambini le favole classiche è il primo aiuto che si può dare loro per metabolizzare il concetto di violenza e comprendere che il mondo è fatto da bene e e male: sono immagini violente già quelle che si formano nella mente del bambino quando il drago aggredisce la principessa e il principe lo uccide. Eppure la sintesi che la favola consente al bambino è positiva: il drago muore e il bene trionfa!

A casa, mamma e papà dovrebbero mettere in campo una vera e propria educazione al bene in cui conta l’esempio, ma anche il dialogo.

Si deve parlare, a casa come a scuola, anche del male raccontandolo nella sua verità e nei suoi effetti negativi.

E’ male perché …

è male in quanto provoca una lesione, quale e con quali effetti …

tutto va spiegato al bambino, ovviamente con parole ed esempi a lui comprensibili.

 

Immagini violente ed effetti sui bambini

Immagini violente ed effetti sui bambini – Fonte immagine 123RF.com con licenza d’uso.

 

Un bambino che a casa come a scuola parli anche di argomenti “choc” ottiene dei benefici:

sviluppa un pensiero critico, prende le distanze da ciò che ha visto in TV o sul cellulare e che lo ha impressionato, impara a distinguere il suo spazio vitale (cioè la sua vita vera) da quell’invasione di immagini e situazioni che arrivano dalla “vita virtuale”.

 

Una mancata distinzione di questi due campi può creare una sovrapposizione metile in forza della quale la violenza percepita attraverso i media o viene eccessivamente assimilata dal bambino o viene completamente isolata, sino a realizzare nel bimbo una condizione di insensibilità.

 

Esaminiamo bene questo aspetto:

in mancanza di una corretta distinzione tra vita vera e vita virtuale può accadere che il virtuale venga emulato (VISTO CON GLI OCCHI DEL BAMBINO: vedo i bulli in azione e agisco come loro perché non voglio diventare vittima, nessun adulto mi ha aiutato a decodificare ciò che ho osservato);

oppure può accadere che il bambino si abitui così tanto alla violenza da abbassare le soglie della sua emotività sino a perdere empatia (VISTO CON GLI OCCHI DEL BAMBINO: vedo i bulli in azione e non provo nessuna compassione per la vittima né disprezzo per i carnefici, le cose vanno così).

 

Sbloccare le emozioni educando i bambini al dialogo costruttivo consente loro di scavare nel profondo sino a dare una ragione alle cose del mondo (e la paura diminuisce, persino la paura pure delle immagini violente).

 

Alcune mamme si domandano spesso se è giusto che a scuola si parli di fatti di cronaca anche violenti, alla luce di quanto detto possiamo concludere che sì è giusto, anzi sarebbe auspicabile! Del resto, in termini di socializzazione, la scuola non è diversa dalla rete: è essa stessa un luogo dove il bambino raccoglie immagini, emozioni e circostanze diverse da quelle percepite a casa.



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