L’ inchiesta Angeli e Demoni ha avuto ad oggetto l’alterazione della memoria, i soprusi e in alcuni casi le violenze esercitate su un numero ancora imprecisato di minori tra i 6 e gli 11 anni; diversi adulti, tutti in una posizione cosiddetta di potere, hanno ordito un piano criminoso con lo scopo ultimo di allontanare i bambini dalla famiglie d’origine per collocarli in affido e inserirli in un circuito di assistenza e recupero psicoterapeutico. Tutto ciò ha consentito di lucrare sulle false diagnosi e sul futuro dei bimbi.
Lavaggi del cervello e scosse elettriche per ottenere dei guadagni dall’assistenza ai bambini, anche quando il disagio familiare denunciato era irreale: questa la macabra sintesi dell’ Inchiesta Angeli e Demoni
I bambini venivano sottratti alle famiglie con accuse pesantissime che tuttavia erano frutto di una alterazione della memoria dei bambini e di un meccanismo di suggestione finalizzato a lucrare sull’affido retribuito.
I bambini che finivano nel mirino di questi sciacalli erano spacciati: allontanati dalla famiglia diventavano oggetto di diagnosi falsate sulla base di ricordi e dichiarazioni manipolate ad arte.
I contesti che li accoglievano, dopo averli strappati alle famiglie d’origine, non erano confortanti: due i casi di stupro già denunciati all’interno delle famiglie affidatarie.
Com’è possibile che i ricordi dei bimbi siano stati creati artificiosamente? Le risultanze dell’ inchiesta Angeli e Demoni
L’artificio dell’alterazione della memoria è possibile nei bambini quando i ricordi vengono suggestionati da forti stimolazioni esterne, in questo caso i terapeuti, per esempio, vestivano i panni di personaggi spaventosi e negativi della fiabe, come il lupo cattivo, associando il male incarnato da quei costumi alla figura del genitore. Concorrevano, altresì, a falsare la memoria dei bambini strumenti meccanici a impulsi elettrici, questi sistemi, peraltro banditi in Italia e considerati illegali, venivano presentati ai piccoli come “macchinetta dei ricordi”, cosa che non son affatto! All’opposto gli impulsi elettrici riescono ad alterare e confondere la memoria, infatti venivano usati sui bambini proprio in prossimità dei colloqui giudiziari col fine di presentare i minori come turbati e confusi dinnanzi a chi doveva decidere della loro sorte familiare.
Allo stato attuale dell’inchiesta, la rete dei servizi sociali della Val D’Enza, nel Reggiano, è sotto accusa, le vittime sono i bambini innocenti e le loro famiglie. I reati che si intrecciano in questa intricata vicenda sono moltissimi: redazione di false relazioni per allontanare i bambini dalle loro famiglie; frode; depistaggio; abuso d’ufficio; pratiche mediche sui bambini artate e manipolatorie; allontanamenti illegittimi dalle famiglie d’origine; ci sarebbero casi di violenze e abusi nelle famiglie affidatarie; lesioni; falso in atto pubblico; violenza privata e estorsione.
Particolarmente inquietante il fatto che sarebbero stati accertati anche abusi presso le famiglie affidatarie e in comunità.
Circa venti le misure cautelari già eseguite; sei persone agli arresti domiciliari, compreso il primo cittadino del comune di Bibbiano e figure chiave nella gestione dei servizi sociali e nell’assistenza ai minori.
I bambini strumentalizzati in questo barbaro modo alimentavano un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro. Le intercettazioni ambientali parlano di interminabili ore di “intensi lavaggi del cervello” compiuti con disumana costanza durante le sedute di psicoterapia; tra le prove i disegni dei bambini artefatti attraverso la strumentale aggiunta di connotazioni sessuali; terapeuti impegnati nella costruzione di ricordi lesivi e falsi; l’uso degli elettrodi. Il solo immaginare che tutto questo fosse praticato sui bambini è cocente.