Parla il papà di Noemi, la bimba vittima dell’agguato di Piazza Nazionale a Napoli, sua figlia lotta per la vita da tre settimane e la prognosi resta ancora riservata.
Io, mia moglie Tania insieme al resto della famiglia stiamo vivendo un inferno che mai nella vita avremmo immaginato di vivere. Siamo persone semplici.
Queste le parole del papà di Noemi.
Il proiettile vagante che l’ha ferita è entrato dalla spalla e ha attraversato i due polmoni, ha rotto una costola e sfiorato l’aorta; come ha sostenuto il primario della rianimazione del Santo Bono, Noemi era una bambina sana la cui salute e la cui vita sono state messe in pericolo da quel proiettile.
Questo incidente e il suo miracoloso epilogo (miracoloso perché il proiettile ha letteralmente sfiorato l’aorta) hanno fatto di Noemi, così piccola e innocente, l’emblema di una battaglia silente: a Napoli si lotta ancora contro la violenza, la città combatte ma troppo spesso la legalità soccombe.
Malgrado la fierezza dei cittadini, la bellezza di Napoli e il grande cuore della sua tradizione storica e sociale, ancora un’altra vittima è caduta sull’asfalto perché qualcuno ha sparato, perché c’è stata violenza, perché un’arma è stata usata in strada, di giorno e tra la gente comune.
Di Noemi si è detto che è viva per miracolo, è vero;
si è detto che la perizia e la professionalità dei medici le hanno salvato la vita, è vero;
si è detto che si è risvegliata dalla sedazione farmacologica, che respira autonomamente e che ha parlato chiedendo delle sue bambole, questo non è del tutto vero perchè Noemi, pur essendo stata stubata, non ha ancora parlato!
Fa male scoprire che la stampa ha romanzato, almeno in parte, le condizioni di Noemi; non solo la correttezza dell’informazione ne esce penalizzata, ma si penalizza anche (e forse soprattutto) il rispetto per quello che Noemi è: una bambina che sta lottando per il suo futuro.
Il papà di Noemi ha rotto il silenzio in cui la famiglia si è chiusa. Ogni energia edattenzione dei genitori e dei parenti si sono concentrate sulla salute della piccola:
la situazione polmonare, determinata dal fatto che il proiettile ha generato un trauma in entrambi i polmoni, è ciò che ancora tiene Noemi in rianimazione e che determina l’impossibilità dei dottori di sciogliere la prognosi.
Le prognosi non si sciolgono in rianimazione, dove, per esempio, potrebbe essere necessario intubare di nuovo. il Primario della Rianimazione Pediatrica del Santo Bono chiarisce che potrebbe non essere questo il caso di Noemi ma, proprio perché in rianimazione si osserva l’evoluzione del paziente, sta in questa situazione di “monitoraggio e attenzione” l’impossibilità di sciogliere la prognosi, anche la prognosi di Noemi.
Mia figlia respira da sola ma non ha ancora parlato. Noemi è stata stubata (la bimba era stata intubata e godeva di una respirazione assistita, ndr).
Su Noemi è stato romanzato troppo. Si è detto che la mia piccola ha parlato, ha chiesto le bambole. Ma come avrebbe potuto parlare con un tubo in gola? Ecco perché chiediamo di tutelare la privacy di una bambina che sta ancora lottando
Queste le parole del papà di Noemi, sono concetti che decisamente colpiscono.
Vita da Mamma stessa aveva riportato la notizia del risveglio di Noemi e delle sue prime parole, lo avevamo fatto rinviando a fonti stampa accreditate. Con questo scritto, affidandoci alle dichiarazioni del papà di Noemi, provvediamo a rettificare, sperando, altresì, che le notizia sulla salute della piccola siano riportate con più attenzione alla verità.
Colpiscono le parole del papà di Noemi nel passaggio in cui chiede giustizia per la figlia e per tutti i figli di Napoli, afferma:
Per un crimine così atroce chiediamo giustizia. Il 3 maggio non è stata ferita solo Noemi ma lo Stato. E lo Stato dovrà dare risposte adeguate condannando al massimo della pena i responsabili dell’accaduto.