“La devi smettere, la mia mano diventa rossa”, ma la maestra non la smette.
“Se vomiti ti metto fuori.”
“Poi se diventi blu qualcosa faremo.“
L’audio registrato dalle telecamere nascoste installate dai Carabinieri in un asilo della provincia di Pavia è carico di frasi come queste, accompagnano gli atti di violenza che quegli stessi occhi meccanici hanno cristallizzato: bambini strattonati, percossi, mortificati dalla maestra, ovvero da colei che dovrebbe avere in carico la loro cura.
La legge appella il reato in questione come “abuso dei mezzi di correzione nei confronti di minori”
La dicitura suona figlia di una filosofia educativa che è fortunatamente superata, lo dimostrano le immagini che a qualunque osservatore suggeriscono null’altro che violenza: la pedagogia e la psicologia contemporanea hanno dimostrato ampiamente che l’educazione non beneficia della correzione coercitiva, punitiva e violenta.
Agli occhi di qualunque genitore queste immagini evocano soltanto una parola: violenza.
Sarebbe auspicabile una rivisitazione della legge e l’inasprimento delle pene in caso di violenza ai danni dei minori a scuola, ovvero, come la legge stessa cita, in caso di abuso dei mezzi di correzione nei confronti di minori.
I minori in questione hanno tutti tra i 12 mesi e i 3 anni, l’abuso è stato perpetrato dalla maestra titolare di un asilo di Varzi, in provincia di Pavia.
Prescindendo dal linguaggio legale, possiamo dire che le vittime sono tutte piccolissime, è la carnefice ha scelto un lavoro che le ha permesso di entrare in contatto con questi innocenti. Le prime, cioè le vittime, si sono trovate in una condizione e in una situazione che le ha letteralmente esposte all’abuso, mentre la seconda, la maestra carnefice, era protetta dal suo ruolo e dall’agire in un luogo in cui si sentiva “inosservata”, termine che potrebbe persino tradursi in “impunita”.
Maestra arrestata per abuso dei mezzi di correzione nei confronti di minori – giù le mani dai nostri figli, non solo ci vogliono pene severissime, ma ci vogliono rigide misure cautelari a protezione dei bambini.
E’ da molti anni che si parla dell’introduzione di telecamere negli asili e nelle scuole dell’infanzia, cioè in quel luoghi in cui il minore è ancora profondamente e fisiologicamente vulnerabile.
Qualcuno, piuttosto che rintracciare nella telecamera una tutela per i bambini, vede in essa un pericolo per il lavoro degli adulti. La legge italiana vieta che qualunque lavoratore sia video-sorvegliato. Tuttavia è innegabile che dinnanzi al ripresentarsi di episodi di violenza contro i minori, i genitori non si interroghino sulla possibilità di tutelare il bene superiore della sicurezza fisica e morale dei figli.
Una maestra arrestata e due collaboratrici denunciate a piede libero per abuso dei mezzi di correzione nei confronti di minori.
Probabilmente i genitori dei bambini sono tutti genitori lavoratori e senza un supporto familiare per la gestione e la cura dei piccoli; probabilmente i bambini, proprio perché piccolissimi, hanno subito senza riuscire ad esprimere e raccontare il loro inferno; quasi sicuramente le mamme e i papà hanno osservato comportamenti e riscontrato tracce sul corpo dei bambini; certamente questi genitori si sono dovuti affidare alle autorità , che sempre lavorano magistralmente, attendendo che le telecamere nascoste raccogliessero sul fatto la prova del reato.
Tutto ciò è giusto? Ma soprattutto, giusto o sbagliato che sia, tutto ciò è sopportabile?