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Recupero del bimbo caduto nel pozzo: parla la Guardia Civile

di Federica Federico

01 Febbraio 2019

Laggiù non c’erano turni. Lì il lavoro continuava instancabilmente fino a quando venivano a mancare le forze. La frase era: – Vado via, non riesco nemmeno a tenere il martello“. E’ così che viene descritto il clima del recupero del bimbo caduto nel pozzo a Totàlan. A parlare è Nico, la Guardia Civile che ha preso tra le braccia il cadavere di Julen e lo ha portato in superficie.

 

Sono entrato in buchi più stretti e claustrofobici, ma quello … alzi lo sguardo e pensi: – Se succede qualcosa qui …“, è così che l’esperto membro della Guardia Civile descrive la maestosità dell’opera ingegneristica che portò minatori e gli agenti al recupero del bimbo caduto nel pozzo.

Recupero del bimbo caduto nel pozzo Julen

La testimonianza di Nico, Guardia Civile spagnola, fa luce sul recupero di Julen e sull’immane fatica che questi uomini hanno fatto, non senza mettere a repentaglio anche loro stessi e le loro anime, affrante da quello che accadeva

 

E’ stato reso noto che l’individuazione del piccolo è avvenuta grazie alla società Stockholm Precision Tools (SPTAB) che ha messo a disposizione delle autorità il suo strumento GyroSystem, si tratta di un processore finalizzato alla geolocalizzazione sotterranea attraverso una serie di processi complessi che riescono a tenere conto del movimento della terra:

 

seguite l’azimuth 325, questa l’indicazione che ha reso possibile il recupero del bimbo caduto nel pozzo a Malaga.

 

Recupero del bimbo caduto nel pozzo: parla la Guardia Civile

Nico, la Guardia civile che ha recuperato Julien, rivela che inizialmente gli sforzi si erano concentrati sul “risucchiare la terra finita nel pozzo” a seguito della caduta del bambino. Questa operazione è andata avanti sino a quando un tubo non si è spezzato bloccando anche la sonda e la telecamera di controllo, ci sono volute 36 ore per sbloccare il tubo ed è stato sconfortante per chi combatteva sul posto:

 

la terra, complice l’umidità, era come cementificata e risucchiarla non era più possibile. E’ questo il tappo di cui tanto si è parlato nei giorni terribili del tentato salvataggio di Julen.

 

Per 13 giorni, dal 13 al 26 gennaio, nella casa di Nicolás Rando, Nico per gli amici, non si è parlato che di Julen e dei disperati, faticosi, partecipati tentativi di riportarlo alla luce. Tutte le mattine il figlio della Guardia Civile lo salutava chiedendogli:

 

    • Papà, hai intenzione di salvare Julen oggi.

 

E tutti i giorni Nico rispondeva:

  • Lo spero, figliolo, lo spero.

 

Il 26 gennaio, nelle ultime fasi del salvataggio, la parte finale di terra che separava i soccorritori da Julen è stata penetrata da una telecamera e si è potuto osservare il bambino.

 

Recupero del bimbo caduto nel pozzo, scendevano sempre un minatore e una Guardia Civile, quest’ultimo funzionario di Stato aveva il compito di Ufficiale Giudiziario, avrebbe dovuto assistere il bambino se fosse stato vivo o registrare lo stato dei luoghi e le condizioni della salma in caso di decesso.

 

Nico ha avuto, quindi, il compito più ingrato: ha preso tra le braccia il cadavere di Julen e agendo con discrezione lo ha portato in superficie sino a quella tendostruttura dove era atteso da due medici legali. Da lì Julen è andato via alle quattro del mattino, già angelo da molti giorni.

 

Massimo era il riserbo sul recupero del bambino caduto nel pozzo, la famiglia doveva ricevere le informazioni per prima

 

È stato il mio turno. Da lì, ho avuto sentimenti contrastanti. Un po’ di sollievo per aver finito il lavoro. Ma ero infuriato per il risultato. Non era vivo, e questo era il peggio che potesse accadere. Ma abbiamo dato tutto“, Nico riconosce che la sola consolazione è aver fatto tutto il possibile, oltre al fatto che i referti autoptici hanno dimostrato che Julen è morto nella stessa giornata dell’incidente e in conseguenza ai traumi riportati con la caduta.

Recupero del bimbo caduto nel pozzo

Quando lo lasciò Julen nella tenda, dove i due medici forensi dovevano operare i loro primi accertamenti sulla salma, Nico si è rifugiato da solo in un posto lontano dalla piattaforma di lavoro ed è crollato commosso, affranto, esausto, provato. In poche parole: l’eroe ha lasciato posto all’uomo.

 



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