La mamma il cui sorriso accompagna questo scritto attraverso immagini familiari e gioiose si chiamava Kira, il passato è d’obbligo rispetto ad una vita che si è fermata per sempre il 12 aprile di due anni fa, in quello che doveva essere un giorno felice perché Kira Johnson aveva appena dato alla luce il suo secondogenito.
Kira Johnson è morta a poche ore dal parto, nel suo ventre 3 litri di sangue ne hanno stroncato la vita.
La domanda aperta è una soltanto: questa donna poteva salvarsi?
Charles e Kira volevano vedere le loro vite diventare “vecchie e grigie” insieme, progettavano di viaggiare per il mondo e guardare crescere i loro figli e nipoti. Kira era una mamma attenta, una donna consapevole e di cultura, parlava ben cinque lingue.
Ma gli eventi della loro vita sono andati assai diversamente da come la coppia sperava: alle 2:00 del mattino del 12 aprile 2016, Kira Johnson è arrivata al Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles era pronta a dare alla luce il suo secondo figlio. Secondo la cartella clinica, la donna è stata sottoposta a un parto operatorio di routine, però dodici ore dopo è morta per complicazioni subentrate.
Il marito ne racconta l’agonia e lo fa col convincimento di chi non è stato abbastanza ascoltato e supportato quando ne aveva veramente bisogno.
Kira Johnson è morta a 39 anni per complicanze da parto. Ma i fatti, così come li racconta il marito, sembrano disegnare un quadro da approfondire:
“Essendo la nostra seconda esperienza da genitori, tutto doveva essere semplice, come una passeggiata nel parco“, ha detto il marito di Kira aggiungendo: “Qualcosa che doveva essere solo una straordinaria festa si è trasformata in un incubo”.
La gravidanza di Kira Johnson era stata fisiologica e la donna godeva di ottima salute, come lei anche il bambino era sano.
Le famiglie di Charles e Kira erano già in California, si erano riunite intorno alla coppia per celebrare una nascita, un nuovo inizio. Contrariamente a qualunque aspettativa, hanno, invece, dovuto pianificare un funerale.
Dopo il taglio cesareo mamma e bambino sembravano star bene. Charles era seduto accanto al letto di Kira quando notò del sangue nel catetere, comprese subito che questo era anomalo e allettò i medici senza perdere tempo.
Il personale di turno ordinò una serie di test e alle domande del marito risposero che stavano cercando di capire cosa stesse succedendo.
Charles era preoccupato, ma cercò di mantenere la calma per il bene di sua moglie. ciò che gli sembrò subito insostenibile fu il tempo che passava senza che nessuno intervenisse su Kira. La donna incominciava a soffrire, si lamentava, divenne pallida e visibilmente provata. Le sue condizioni sembravano peggiorare di momento in momento e Kira entrava ed usciva da veri e proprio stati di incoscienza.
Nessuno dava ascolto al marito, circa 10 ore dopo il parto Kira Johnson è stata portata in sala operatoria, non ne è uscita viva.
Prima di operarla i medici avevano prospettato la possibilità di un’isterectomia qualora non fossero riusciti a fermare l’emorragia. Praticamente il sangue che Charles aveva visto nel catetere, ore e ore prima, e la lunga agonia di Kira erano i sintomi di un’emorragia interna.
Kira Johnson aveva tre litri di sangue nell’addome, questo l’ha uccisa.
Mentre la portavano in chirurgia, Kira ripeteva la marito quanto fosse spaventata e lui cercava di farle forza e tranquillizzarla, l’ha salutata così senza credere che sarebbe stato il loro ultimo sguardo, il loro ultimo momento insieme.
In un altro posto dell’ospedale, in una culletta di vetro, c’era un neonato che non ha mai potuto godere dell’amore di sua madre.
In sala operatoria, il cuore di Kira Johnson si fermò quasi immediatamente.
L’autopsia ha determinato che Kira n è morta per “shock emorragico dovuto a emoperitoneo acuto”, praticamente un versamento di sangue nella cavità uterina.
“Questa non è una tragedia medica -ha detto Charles Johnson -, è una catastrofe medica. Tutto ciò che poteva andare storto, è andato storto. “
Quando i medici comunicarono a Charles che Kira non ce l’aveva fatta, ci fu un lungo e profondo silenzio, poi l’uomo sfogò tutta la sua rabbia urlando. Oggi, Charles e i suoi figli sono parti civili in una causa penale contro l’ospedale per accertare l’eventuale responsabilità medica nei confronti di Kira.
La madre di Charles è un giudice molto famoso in America, Glenda Hatchett, deve la sua fama a partecipazioni televisive di successo. Grazie all’aiuto della nonna, non solo Charles cresce i suoi figli, ma ha approfondito la piaga delle morti per complicanze da parto: è un cancro che devasta la società, anche se se ne parla pochissimo.
In memoria di Kira Johonson, il marito e la suocera hanno fondato 4Kira4Moms , un’organizzazione no-profit dedicata ad onorare la vita di Kira e impedire ad altre famiglie di sperimentare lutti per complicanze da parto prevedibili e aggirabili.
Il marito di Kira Johonson si è fatto paladino di quella che in America viene definita la “Giustizia Riproduttiva“.
Alle donne, di ogni età, razza, religione e colore della pelle,va riconosciuta massima assistenza e attenzione nel post parto.
La mortalità materna è un problema continuo negli Stati Uniti si stima che circa 700 donne muoiono ogni anno a seguito di complicazioni della gravidanza o del parto, a stabilirlo le statistiche dei Centers for Disease Control and Prevention.
Il monitoraggio delle complicazioni da parto e la diagnosi preventiva sono essenziali e possono salvare vite umane, il personale ostetrico, però, deve essere preparato a questo.