Tutti sanno che gli elfi sono gli aiutanti di Babbo Natale, è loro il compito di mandare avanti la fabbrica dei giocattoli, curare le renne affinché siano pronte per la notte più lunga dell’anno, badare alla casa di Babbo Natale e aiutarlo nel difficile lavoro della preparazione dei regali. Meglio lasciare da parte la stesura della famigerata lista di buoni e cattivi, giudicare i bambini e dividerli in meritevoli e non meritevoli pedagogicamente non è compito di nessuno, nemmeno del nostro Elfo sulla mensola.
Quello che non è stato ancora svelato a tutti i bambini del mondo è che, nell’imminenza del Natale, ogni famiglia può temporaneamente adottare un Elfo accettando di accoglierlo nella propria casa per alimentare e diffondere lo spirito natalizio. Quest’Elfo, collaboratore del Polo Nord, una volta adottato dalla famiglia sarà l’Elfo sulla mensola.
La leggenda dell’Elfo sulla mensola
L’Elfo sulla mensola viene narrato tradizionalmente attraverso la trasmissione di una legenda che i bambini possono conoscere, ma possono persino vivere:
nella tradizione americana questo Elfo è un pupazzetto, ovviamente ha le fattezze di un elfo tradizionale vestito di bianco e rosso; entra in casa al principio dell’avvento (o qualche settimana prima, potete accoglierlo già da metà Novembre ) e resta lì sino alla sera che precede l’arrivo dei doni (cioè sino alla vigilia di Natale).
Detto anche Elfo della luce, è inviato direttamente da Babbo Natale. La versione comune della leggenda assegna all’Elfo il compito di controllare, ovvero osservare il comportano dei bambini. Da Pedagogista, invece, vi consiglio di spogliare l’elfo di qualunque accezione giudicante.
Un po’ di storia e gli Elfi della luce
Del resto l’Elfo natalizio è buono per sua stessa natura, gli elfi, infatti, non sono tutti uguali tra loro pur avendo una matrice comune: hanno una loro storia tradizionale che viene dal mito germanico, sono tutte creature intelligenti e piccine che abitano nelle foreste e nei boschi, ma non tutti gli elfi sono come quelli di Babbo Natale, ovvero elfi della luce, cioè buoni, ce ne sono anche di cattivi.
L’Elfo sulla mensola è un elfo della luce, è buono, porta con sè lo spirito del Natale e per il suo compito di aiutante di Babbo Natale riesce persino a stimolare i bambini a fare del “loro meglio” ricordando a tutti che il Natale non è solo un’accadimento, esso è un dono di bontà che si fa e si riceve.
Qual è la particolarità dell’Elfo sulla mensola?
L’Elfo non può essere toccato, quindi non può essere spostato, abbracciato o manipolato, questa regola del gioco vale per tutti, bambini e adulti. Dal momento in cui arriva in casa, qualunque “scherzetto” faccia e in qualunque posto si cacci (osservate le foto a corredo del testo e a titolo di spunto), nessuno può toccarlo se lo facessimo lui perderebbe la sua magia e la possibilità di tornare al Polo Nord.
L’Elfo è dotato di un potere magico: ogni notte torna da Babbo Natale, come abbiamo detto, e raccoglie lo spirito natalizio da riportare in casa e ai bambini che lo ospitano, al contempo racconta a Babbo Natale come nelle nostra abitazioni ci prepariamo al Natale. Questa narrativa dell’Elfo, che riporto in grassetto, è l’interpretazione che vi suggerisco di dare ai vostri bambini evitando di dire loro che l’Elfo va a spifferare tutto quello che accade in casa a Babbo Natale con lo scopo di iscrivere i bimbi o nella lista dei buoni o in quella dei cattivi!
Ogni mattina, al ritorno dal Polo, dove l’Elfo si reca magicamente ogni notte, cioè ogni mattina, questo piccolo ospite si sposta all’interno della casa, e a volte fa qualche scherzetto birichino. Per ovviare alla impossibilità di toccarlo ci sono genitori che si sono inventati i guanti magici, guanti che solo gli adulti possono indossare e che preservano la magia dell’elfo.
The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition
La leggenda dell’ elfo sulla mensola ha ritrovato popolarità grazie ad un libro datato 2004 nel libro per bambini vi è anche un piccolo elfo da adottare. Il testo “The Elf on the Shelf: A Christmas Tradition” è firmato da Carol Aebersold e Chanda Bell, madre e figlia, ed è nato come narrazione delle tradizioni dell’infanzia, le stesse che avevano informato la vita di queste donne.
Inizialmente il libro è stato autoprodotto, una leggenda metropolitana vuole che il testo narrativo dell’ elfo sulla mensola avesse un aspetto che insospettiva l’editoria per bambini: la regola di non doverlo toccare era sembrata restrittiva e costrittiva a chi aveva esaminato il libro sotto il profilo pedagogico. Personalmente, da Pedagogista, non biasimo la regola di non poter toccare il pupazzo, al contrario la trovo una disciplina di confine del gioco appropriata e accrescitiva, diversamente allontano completamente la narrativa dell’Elfo giudicante.
Non toccare l’Elfo: le regole del gioco viste dai bambini
L’aspetto di gioco legato all’Elfo sulla mensola entusiasma i bambini che nell’amicizia con il pupazzo possono esorcizzare paure, rispecchiarsi, superare ostacoli e reinterpretare se stessi. Tutto ciò escludendo il giudizio dalla natura dell’Elfo.
Una volta arrivato a casa l’Elfo dimostrerà il proprio temperamento, potrà essere più “dormiglione” (il che potrebbe risultare di aiuto per sfruttare l’amicizia tra bimbo e pupazzo quando il primo fatica ad addormentarsi la sera); più “scherzoso e leggero” (atteggiamento che ci potrebbe aiutare quando abbiamo constato delle rigidità nel bambino); più “disposto ad assaggiare cibi nuovi” (propensione stimolante se il nostro bimbo, invece, sta vivendo un momento di selettività alimentare).
In altre parole, l’invito che rivolgo ai genitori è quello di modulare le caratteristiche dell’elfo su qualità potenzialmente utili a sostenere la crescita del bambino in base alla sua età, sensibilità e competenze.
Potete stabilire che l’Elfo abbia già un suo nome oppure sceglierlo con i bambini. Il mio consiglio è che un Elfo con un nome già suo assume una identità più definita agli occhi del bambino e ciò facilità l’avvicinamento emotivo.
Accettando di non toccarlo, poi, rispettano i ruoli e la magia del piccolo amico, ovvero assumono come proprie e applicano delle regole. Questa visione dell’Elfo lo rende complice del genitore nella crescita del bambino.
La tradizione dell’ elfo sulla mensola, complice la globalizzazione della rete, è arrivata anche in Italia.
Ricordate che la sera della vigilia la regola del non toccare l’Elfo sulla mensola subisce, secondo la tradizione, un’eccezione: quella dell’addio. Il bambino e l’elfo devono salutarsi, si rivedranno il 1° dicembre dell’anno successivo e il gioco avrà di nuovo inizio.
Il suggerimento è quello di fare in modo che il bambino, accanto ai suoi regali, trovi anche una letterina dell’Elfo che lo saluta e che riassume ciò che dello spirito del Natale non andrebbe mai né sprecato né dimenticato.
Piccola galleria dei tanti dispettucci dell’ elfo sulla mensola (le immagini che seguono son tratte dal web e possono essere spunti divertenti da seguire):
Elfi scarica e colora
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Articolo aggiornato e implementato, versione originale 10 Dicembre 2018