Sembra una scena di guerra, il grigio intenso del fuoco che passando ha consumato tutto e l’atmosfera cupa della morte: è questo quel che resta dell’ esplosione della cisterna sulla via Salaria.
La tragedia è avvenuta ieri intorno alle 14.30 mentre l’autoarticolato riforniva di carburante una pompa di benzina al chilometro 39 della via Salaria, in prossimità di Borgo Quinzio, in provincia di Rieti.
Il bilancio è di due morti e diciotto feriti, di cui tre versano in gravi condizioni: una donna corre più rischi degli altri perché, oltre alle ustioni, ha riportato lesioni da schiacciamento.
La dinamica dell’ esplosione della cisterna sulla via Salaria è ancora tutta da accertare.
L’autocisterna, impegnata nel rifornimento della pompa, ha preso fuoco proprio durante il travaso del carburante. Le fiamme hanno ingenerato due esplosioni così violente da riverberasi entro un ampio raggio dalla pompa stessa; in particolari modo, la seconda esplosione è stata quella più devastante, il boato è stato fortissimo, tanto da essere avvertito anche a diversi chilometri di distanza.
La violenza della detonazione è dimostrata dal volo della cisterna che, malgrado la sua mole, è stata sbalzata su una strada parallela alla Salaria. Su questa stessa via è stato rinvenuto il cadavere, letteralmente carbonizzato, di una delle due vittime.
Chi sono e vittime dell’ esplosione della cisterna sulla via Salaria?
Il cadavere sbalzato lontano dall’esplosione non potrà essere identificato senza un test del DNA, ciò dipende dal fatto che le fiamme lo hanno investito completamente. Secondo alcune fonti stampa potrebbe essere e un uomo che al momento dell’esplosione dell’autocisterna si trovava nei pressi del distributore, forse si era fermato con al sua auto, a una distanza di una decina di metri dalla pompa di benzina, perchè incuriosito dall’incendio.
L’altra vittima dell’ esplosione della cisterna sulla via Salaria è un vigile del fuoco a cui subito è stato dato un nome: Stefano Colasanti. Stefano aveva 50 anni ed era un papà, lascia una figlia.
Stefano Colasanti era alla guida di un autovettura dei vigili che doveva essere revisionata, pertanto era diretto a Roma, si è fermato quando ha visto l’incendio. Fedele alla sua missione e alla sua divisa, aveva il solo scopo di aiutare le persone coinvolte.
La stampa racconta della commozione dei colleghi di Colasanti riportando anche una coincidenza inusuale che accende ancor di più questa commozione:
in occasione dei festeggiamenti di Santa Barbara presso la caserma di Rieti, proprio il pompiere deceduto, solo il giorno precedente all’incidente, aveva preso parte ad un’esercitazioni simulando un decesso per una deflagrazione di una cisterna Gpl. E così Stefano Colasanti aveva recitato la morte in un’esercitazione straordinariamente somigliante alla tragedia che lo ha coinvolto.
Qualche collega ora ricorda quei momenti e, se possibile, la commozione diventa ancora più profonda perché ciò dimostra quanti eroi silenziosi e forti, tenaci e coraggiosi animino la nostra Italia. Queste persone (vigili del fuoco, forze dell’ordine e militari) sanno per certo di cimentarsi in lavori pericolosi ma costantemente mettono al primo posto l’importanza della vita altrui, anche sfidando il pericolo.