Un giovane papà 26enne ha lasciato i suoi due figli, di 6anni e 1 anno, in auto per fare shopping all’interno di un centro commerciale, i fatti, accaduti lo scorso maggio (precisamente il 20 maggio 2018) a Houston in Texas, hanno avuto un epilogo tragico: la bimba di 6 anni ha ucciso il fratellino perché piangeva troppo e questo l’ha fatta arrabbiare.
Bimba di 6 anni uccide il fratello strangolandolo con la cintura di sicurezza dell’auto: piangeva troppo.
Il processo contro il papà è incominciato lunedì 19 novembre, così la stampa internazionale ha riacceso l’attenzione sulla bimba assassina e il fratellino angelo.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’uomo è tornato alla sua macchina dopo un’ora e mezzo di shopping, lo dimostrano le telecamere di sorveglianza del centro commerciale e del parcheggio.
Adrian Dreshaun Middleton, questo il nome del giovane padre texano, ritornando alla sua vettura, parcheggiata dinnanzi al complesso commerciale, ha trovato la figlia i lacrime e il piccolo riverso sul sediolino con il collo stretto dalla cintura di sicurezza.
Bimba di 6 anni uccide il fratello strangolandolo con la cintura di sicurezza dell’auto: i fatti.
Adrian Dreshaun Middleton arriva presso il complesso commerciale alle 10,45 del mattino e parcheggia la sua auto dalla quale esce. La vettura, però, non rimane “vuota”: dentro c’erano i suoi bambini, 6 anni, la maggiore, e solo 1 il piccolo di casa.
Il papà aveva ritenuto sufficiente lasciare loro degli snack e dell’acqua, accendere l’aria condizionata e far partire un film per bambini, poi aveva chiuso la macchina e si era impegnato a fare acquisti sino alle 12.15.
Al suo rientro in auto, il papà trova la figlia in lacrime, a quanto pare la bambina chiedeva di uscire dalla vettura e andare in bagno; subito si nota “l’assenza” del piccolo che sta inerme e riverso sul sediolino: il bambino era già privo di battito e respiro, era stato strangolato con la cintura della vettura.
Il giovane padre ha liberato il figlio e ha cominciato a praticare manovre cardiorianimatorie (la stampa non precisa se l’uomo ne avesse conoscenza certificata o fosse solo mosso dalla sua disperazione). All’arrivo dei soccorsi, i tentativi di rianimazione del bambino sono passati nelle mani dei paramedici e si sono prolungati sino al Texas Children Hospital dove il piccolo è stato dichiarato morto.
La sorella ha visto tutto, anzi ne è stata “protagonista” e vittima indiretta.
Dopo la tragedia, il padre ha dichiarato a sua discolpa di aver lasciato i figli in auto solo per 40 minuti e di averli monitorati dalle vetrine. I fatti smentiranno le sue prime affermazioni e dimostreranno anche che nella vettura mancavano completamente i sedioli auto a cui il papà aveva affermato di aver assicurato i suoi figli.
Bimba di 6 anni uccide il fratello strangolandolo con la cintura di sicurezza dell’auto: il racconto della piccola è attendibile.
Uno dei primi passaggi dell’attività processuale è stato quello di valutare il racconto della bambina: la piccolina ha raccontato alla polizia che inizialmente lei e il fratellino si erano messi a giocare, poi, quando il tempo è passato, il piccolo ha iniziato a piangere e lei si è arrabbiata. Credendo di metterlo a tacere, la sorella ha stretto la cintura di sicurezza intorno al collo del fratellino, ma non ha compreso immediatamente le conseguenze di ciò che stava facendo.
Lo psicologo ha garantito che la piccola distingue bene e perfettamente fantasia e realtà e tutte le sue dichiarazioni sono congrua sintesi degli avvenimenti.
Tuttavia alla bimba nulla è imputabile a causa della sua età e dell’immaturità psicologica e cognitiva che ne consegue, pertanto la sorellina non sarà in nessun modo perseguita. Le colpe per la morte del bambino stanno tutte in capo al papà: in sede processuale, l’accusa ha sostenuto che il padre è responsabile del pericolo a cui ha esposto i figli. Detta condizione di pericolo era sin da subito, cioè sin da quando l’uomo ha lasciato i figli in auto, seria, grave e irragionevole.
Sino a quando ci saranno ancora bambini morti in auto, indipendentemente dalla tragicità della morte e dalle concause di essa, varrà la pena diffondere le notizie di simili tragedie, è nostro compito palesare a tutti la consapevolezza perché nessun bambino può morire così.
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