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Mamma e neonato: come costruire un legame

di Federica Federico

21 Novembre 2018

Tuo figlio ha scelto te per essere sua madre, ricordalo sempre! Dovrebbe essere questo il primo convincimento da trasmettere alle donne impegnate nella nuova vitadamamma e quindi nella costruzione di un legame tara mamma e neonato.

 

Prevale l’idea che la maternità sia, nella sua completezza, solo il frutto di una scelta materna: il figlio nasce dalla fatica della donna e dall’amore della mamma. In questo senso, i genitori sarebbero gli unici artefici della nascita, tutto dipenderebbe soltanto da loro. Ma se ciò è vero in origine, non è, invece, vero nell’evoluzione dei nove mesi di gestazione.

 

Mamma e neonato si scelgono vicendevolmente, ovvero scelgono entrambi di diventare l’uno genitore e l’altro figlio e, durante questo percorso, costruiscono la loro intimità.

rapporto mamma e neonato

Il legame mamma neonato è come un ricamo che incomincia ad essere minuziosamente lavorato, in ogni sfumatura di colore, sin dalla scoperta della gravidanza. Esso è un laborioso lavoro di empatia e intesa.

 

Sbaglia chi attribuisce il potere della nascita solo alla mamma e al papà, allo stesso modo, cade in errore anche chi lo imputa solo al destino: il figlio ha un ruolo attivo (che diventa anche emotivamente attivo durante i nove mesi).

 

La scienza della fecondazione dimostra che il figlio aspira alla vita e lotta per essa sin da quando “ancora non è nulla”, ovvero ancora non è nient’altro che una possibilità (la possibilità di mettere insieme due entità: il seme maschile e l’ovulo femminile).

 

Il seme (che sarà il figlio) lotta per arrivare all’ovulo, lotta per impiantarsi, lotta per crescere e a mano a mano acquisisce consapevolezza di sé già nell’utero della mamma.

 

Mamma e neonato, questa lotta verso la vita, l’affrontano insieme e insieme realizzano un percorso.

 

I nove mesi di gestazione sono il primo cammino insieme di mamma e neonato, qui il figlio sceglie la donna come mamma e la mamma asseconda il suo stesso istinto imparando a “possedere suo figlio”.

 

ATTENZIONE: qui la parola “possesso” non ha accezione negativa, non è intesa come proprietà ma come raggiungimento di un traguardo e di un’aspirazione: il figlio conferisce alla donna il suo titolo più bello, quello di mamma e il possesso di questo titolo è ragione di completezza.

 

A mano a mano che un figlio cresce la mamma comprende che quella creatura si allontana da lei e lo lascia andare al mondo, ma in utero e nei primissimi anni di vita quel figlio è straordinariamente suo perché ha bisogno di lei e delle sue cure.

 

Mamma e neonato, perciò, sono l’emblema dell’unione, dell’appartenenza e della compenetrazione.

 

Il legame tra loro parte dal grembo ed è fatto di bisogni e azione improntate alla reciprocità.

 

  • Se la mamma si accarezza la pancia, il bimbo, lì dentro, si tranquillizza.

 

E’ questo l’esempio di un gesto di intimità. Qui la reciprocità sta nel seguente scambio affettivo:

 

– la mamma si rassicura quando avverte la serenità del bambino;

 

– il bebè, dall’interno, avverte il piacere con cui la mamma cerca e sonda le sue sensazioni e le sue risposte e ne beneficia acquietandosi, a tutto vantaggio della sua sana crescita.

 

  • Se la mamma si spaventa, il bebè nella pancia può percepire l’angoscia materna agitandosi.

La donna istintivamente lo conforta. Qui la reciprocità è percepibile nella consequenzialità delle azioni che intrecciano emozioni e sentimenti:

– la mamma resta una persona umana e pertanto, anche se ha il pancione, può avvertire paura, tuttavia, se ciò accade, il suo primo pensiero va al bambino.

 

– Da parte sua, il bebè l’ha già sentita e ne ha già seguito il sentimento, pertanto dovranno confortarsi a vicenda.

 

Quando subentra qualunque angoscia o paura, durante i nove mesi di gestazione, mamma e bambino non si vedono, non si possono toccare nel senso canonico del termine, eppure si incontrano e si conoscono già. Di fatto devono compiere un miracolo che le mamme ben conoscono: si devono affidare l’uno all’altro. Nessun sentimento è più reciproco dell’affidamenti mamma – neonato, neonato-mamma.

rapporto mamma e neonato

Il neonato non nasce da solo, con lui ri-nasce anche la donna che lo mette al mondo.

 

La donna che diventa mamma vive una rinascita. Dal momento del parrò, però, tutta la sua vita è improntata su una diversa priorità: il figlio. Per ogni mamma, in ogni scelta o occasione pesa la presenza meravigliosa e totalizzante del neonato. In questa fase è determinante aver accolto il bebè sin dalla gravidanza, ovvero aver creato un saldo legame madre neonato nei nove mesi di gestazione.

 

Intimità, conforto e affidamento saranno più facilmente praticabili se durante la gravidanza il bambino e la mamma si sono conosciuti con verità e trasporto.

 

 

Anche il neonato ri-nasce col parto.

 

Le mamme comunemente pensano che il parto rappresenti la nascita del figlio, in realtà il bebè è venuto alla vita già nel suo percorso di formazione in utero, in medicina si parla di vita intrauterina. Nel ventre il bambino pensa, prova emozioni, sente, percepisce, volendolo dire in una parola sola: lui “vive”! Una volta partorito il bambino avrà bisogno di rinsaldare il legame con la madre per adattarsi al mondo esterno e alla vita extrauterina.

 

L’auspicio deve essere quello a vivere, già durante i nove mesi, momenti di intimità col bambino per comprendere che la nascita è per entrambi una ri-nascita, una nuova vita che arriva alla fine di un percorso in cui madre e figlio si sono “scelti” , cercati e voluti l’un l’altro.

 


Fonte immagini 123RF – immagine di copertina diritto d’autore: esperanzacarlos / 123RF Archivio Fotografico



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