Come avere figli educati? Una domanda che costa sacrificio e che non è mai lontana dalle difficoltà e dagli errori.
Potrebbe sembrarvi veramente assurdo ma io sono una mamma appagata tutte quelle volte che chiamo mio figlio per la cena e lui, senza farmi minimamente innervosire, spegne tutto, chiude ogni cosa stia facendo, e arriva serenamente a tavola. Se non fosse per il fatto che non succede quasi mai, mi riterrei una madre perfetta solo per averlo educato a rispettare l’orario della cena, ma io sono una mamma imperfetta e lui un ragazzino che ha ancora tanto bisogno di parlare con me.
Ho avuto modo, soprattutto d’estate, di osservare il suo comportamento rispetto a quello di diversi suoi amici, ammetto che alcuni ragazzi sono “apparentemente più soldatini”.
Di fatto quei figli che vivono un’educazione punitiva sono esteriormente quasi sempre “più educati” del mio nel rapporto quotidiano col genitore (non parlo dei rapporti sociali che affronteremo più avanti): prevalentemente il genitore punitivo ottiene a comando una risposta pronta, se non impeccabile.
Inizialmente mi sono detta: “Sbaglio qualcosa?” Mio figlio mi guarda diritto negli occhi e, se ritiene, mi chiede: “Perchè?”
Mentre l’altro, il soldatino, china il capo e fa ciò che il genitore ha chiesto, è così quasi sempre.
Poi ho riflettuto sulla serenità sociale del mio ragazzo, so di avere un figlio socialmente molto ben educato (me lo confermano tutti gli adulti con cui entra in contatto); ho pensato al suo buon rendimento scolastico, alla sua pacatezza e insieme alla verità che porta nei rapporti di amicizia e allora mi sono auto-rassicurata.
Mio figlio, i miei figli, sono educati all’empatia, al dialogo e al rispetto: per me avere un figlio educato significa avere un figlio che mi comprende e che si compenetra nei bisogni familiari aderendo ai principi che ispirano la nostra casa.
I bambini educati con le punizioni e con “lo schiaffo giusto al momento giusto” celano frustrazioni che restano evidenti.
La minaccia, la punizione, lo schiaffo sono muri che servono, forse, ad avere figli educati (apparentemente), soldatini che agiscono mossi dalla paura più che dalla consapevolezza del giusto; allo stesso tempo queste azioni punitive non certamente servono ad avere figli preparati alla vita, critici, comprensivi o empatici.
Se mio figlio viene a me sotto minaccia difficilmente sarà sereno o felice, più probabilmente nel suo cuore sarà frustrato, sia perché è chiamato a fare ciò che vuole sia perché teme le conseguenze di una sua stessa libera espressione di pensiero.
Il castigo, l’azione di forza e il braccio di ferro genitore – figlio sono una trappola in cui l’adulto cade facilmente.
E’ necessario riflettere sul fatto che punire equivale a pretendere e imporre perché il ragazzo non sta sullo stesso piano dell’adulto in fatto di facoltà e opposizioni, pertanto, non potendosi confrontare col genitore punitivo, è costretto a subire.
Per avere figli educati non è necessario inculcare l’obbedienza quanto, piuttosto, il rispetto.
La vera obbedienza, quindi anche la vera buona educazione, si manifesta quando il ragazzo fa ciò che “deve” perché aderisce alla regola familiare e\o sociale consapevolmente e serenamente.
Tornando all’esempio con cui questo testo è principiato possiamo dire che:
- mentre io devo spiegare a mio figlio l’importanza di una routine familiare, il lavoro che c’è dietro la preparazione della cena e quello che spetta agli adulti dopo la stessa,
- chi punisce i figli se non filano a tavola immediatamente sintetizzerà, invece, la partecipazione alla vita familiare, semplicemente, in una azione imperiosa per cui il ragazzo sarà “costretto” a rispondere ad un ordine.
In questo senso, se mio figlio comprende i miei bisogni non solo si comporta bene, ma, ancor di più cresce; viceversa il figlio che agisce per paura della punizione cova una repressa diversa volontà che non può esprimere. Il ragazzo cresciuto nella “coercizione” non trova conforto nella condivisone di interessi e equilibri familiari di cui dovrebbe, al contrario, sentirsi parte.
Avere un figlio educato non equivale, dunque, ad avere un figlio ubbidiente.
L’obbedienza e l’educazione possono trovare un punto di incontro solo quando si fondono nella comprensione, nell’empatia, nel dialogo, ovvero nell’azione comune. Una famiglia è una squadra.
L’esempio della cena può essere sostituito da una moltitudine di altri comportamenti tipici, dal mettere in ordine al rispettare i ruoli all’interno della famiglia.
Accade spesso che quei genitori che credono di aver un figlio educato, perfettamente in linea con le loro regole familiari, si scontrino con una veste pubblica del ragazzo più o meno “difforme” da ciò che immaginavano:
alcuni bimbi bravissimi in cassa e davanti a mamma e papà sono bulletti fuori, prevaricatori, agitati e intemperanti. Perché?
Avere un figlio educato in casa e maleducato a scuola o in palestra: la reazione dei genitori chiamati a considerare l’atteggiamento del ragazzo.
Spesso la reazione del genitore richiamato a considerare l’atteggiamento del figlio “esuberante” è nuovamente punitiva, raramente l’adulto si sofferma a pensare che la violazione delle regole che il ragazzo compie fuori casa dipende da una assente, insufficiente o cattiva educazione al rispetto.
Se i bambini e i ragazzi non vengono educati al rispetto dell’altro, all’empatia e alla comprensione è facile che, quando sono lontani dal controllo punitivo del genitore, non sappiano considerare e ponderare i loro stessi comportamenti. Ed è quasi fisiologico che il bambino “inespresso” in casa provi, all’esterno, ad esprimersi adoperando (per affermare se stesso nel sociale) i medesimi comportamenti che i genitori applicano nella vita con lui, ovvero la prevaricazione.
Tutto questo dovrebbe far riflettere tutti i genitori che mirino ad avere un figlio educato.
Per saperne di più: educazione dolce del bambino.
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