Accade spesso che i figli ci appaiano irascibili, nervosi, tristi, infelici, eppure fuori dalle quattro mura di casa sono perfetti, calmi, educati e assolutamente inseriti nei tessuti sociali che frequentano. I bambini si comportano male con i genitori, anche quando sono degli angioletti per il resto del mondo, perché?
Dietro ogni comportamento c’è sempre una ragione, se non oggettiva, quantomeno emotiva e emozionale.
In una massima sintesi, possiamo dire che solitamente i bambini si comportano male con i genitori non per cattiva educazione o rabbia repressa, piuttosto stanno cercando di comunicare (anche se lo stanno facendo in malo modo).
Mentre fuori casa i bambini sono assoggettati a un rigido complesso di regole sociali, che gradualmente apprendo sin dall’asilo o dal nido, a casa i figli si sentono completamente svincolati da qualunque dovere e limite comportamentale. In teoria questo non dovrebbe consentirgli di diventare scostumati, disturbatori, provocatori o oppositivi, ma di fatto il comportamento scorretto in casa nasconde sempre un’esigenza:
- può essere una richiesta di attenzioni,
- un modo per scaricare lo stress,
- una prova di forza col genitore,
- l’espressione sbagliata di un bisogno.
I bambini si comportano male con i genitori e bene col resto del mondo (a scuola, in palestra, al catechismo, eccetera), il loro atteggiamento può rappresentare una richiesta di attenzioni.
E’ possibile che il bambino “perfetto” non si senta abbastanza gratificato oppure curato, se da un lato questo può avvenire per ragioni organizzative della famiglia (genitori che lavorano entrambi), da un altro lato può rappresentare una fase scatenata da circostanze estrinseche rispetto al bambino (nascita di un fratellino, malattia di un familiare).
Dinnanzi ad un figlio che in casa si comporta male e molto peggio che fuori, la prima domanda da porsi riguarda il bisogno del bambino, il suo equilibrio e la sua soddisfazione emotiva.
“Gli sto dando abbastanza di me?“, è questo ciò che il genitore deve chiedersi. In caso di risposta negativa, l’adulto potrebbe trovare una soluzione nel dare al bambino maggiori attenzioni, presenza e spazi condivisi.
Allo stesso modo, il cattivo comportamento del figlio contro il genitore può dipendere dalla errata espressione di un bisogno: è facile che un bambino non si senta incompreso e per questo si arrabbi. Ciò accade, per esempio, ogni qualvolta il figlio chiede al genitore l’ottenimento un beneficio che gli viene negato: “Posso giocare al videogioco dopo cena?“, il “No” della mamma si traduce facilmente in rabbia perché il bambino sente di star subendo un torto.
Il bimbo diventa grande a mano a mano che quella sua errata percezione del torto diventa comprensione della “cosa giusta”.
In questi casi la sola arma a disposizione dell’adulto è la spiegazione: “Non puoi giocare dopo cena perché dobbiamo andare a dormire e chiudere il televisore, se non dormiamo abbastanza domani rischiamo di essere stanchi“. In queste circostanze è compito dell’adulto anche essere d’esempio: se a tavola non si portano i cellulari nessuno dovrebbe fare eccezione, nemmeno il papà.
Tutti gli esempi fatti sin ora possono rappresentare anche una mera prova di forza che i bambini ciclicamente fanno per istinto: accade che i figli si comportino male nel tentativo di “forzare le regole” e nutrendo la speranza di spuntarla con i genitori.
Quando i bambini si comportano male con i genitori solo per liberarsi da regole sconvenienti, gli adulti non devono mai cedere .
“Voglio giocare per tutto il tempo che voglio e perciò piangerò, urlerò e mi dimenerò ogni volta che mamma si avvicina al televisore per spegnere il videogioco“, questa potrebbe essere la sintesi tipica del pensiero capriccioso di un bimbo in piena opposizione. Dinnanzi a simili comportamenti, né la mamma deve cedere né il nonno benevolo deve intervenire. La routine e le regole sono di fondamentale importanza.
Inoltre è molto facile che vi sia un bisogno di sfogare lo stress dietro le intemperanze dei bambini che si comportano male con i genitori e solo con loro.
In tali casi mamma e papà devono dimostrare al figlio che le ansie della vita quotidiana gravano su tutti i membri della famiglia, isolarle, senza coinvolgere gli altri, è l’unico modo valido per mantenere sano l’habitat domestico.
I bambini si comportano male con i genitori e bene fuori casa: mamma e papà, questo vuol dire che avete fatto un ottimo lavoro. Continuate così!
Se il bambino è in grado di gestire la sua emotività fuori casa, allora è socialmente inquadrato, ovvero è capace di gestire i suoi comportamenti nella collettività. Questo è sempre frutto di un buon lavoro genitoriale. Il fatto che si comporti male in casa, dove si sente libero di sfogarsi, non è un male assoluto, significa semplicemente che il bambino sente di poter mettere fuori tutto se stesso, anche la rabbia e l’emotività represse.
Per quanto possa sembrare paradossale, se il bambino si comporta male in casa vuol dire che in famiglia si sente libero di manifestare ogni sentimento e si sente amato incondizionatamente, oltre ogni difetto.
Il dialogo, l’esempio, la costante ricerca di un compromesso, il mantenimento di regole predeterminate, metabolizzate e sempre uguali e la routine familiare sono importanti fattori di risoluzione della problematica. Ed è appena il caso di ricordare che va sempre utilizzato un linguaggio adatto all’età dei bambini.
Bambini si comportano male con i genitori, un consiglio da mamma:
quando i bambini si comportano male con i genitori è persino importante abbracciarli di più: il contatto fisico può essere confortante e gratificante, se praticato con passione e costanza, diventa terapeutico. Volendo azzardare una terapia dell’abbraccio, possiamo dire che il bambino che si sente accolto nelle braccia del genitore può (con un buon successo in termini di comportamento) decidere di sfogare il suo stress con abbracci e coccole anziché con la rabbia, questa sarà una decisione pragmatica, fattiva e istintiva del bimbo stesso.
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