Il neonato abbandonato in un sacchetto di plastica, rinvenuto cadavere dinnanzi al supermercato di Terni, è rimasto solo per molte ore, diverse delle quali trascorse nella sofferenza di una morte che si approssima serpe più inarrestabile e dolorosa.
La sconvolgente verità, è emersa già durante l’interrogatorio della mamma, trova conferma nelle prime risultanze autoptiche: il bambino, all’atto del parto e al momento dell’abbandono, era vivo.
Il neonato abbandonato in un sacchetto di plastica non aveva malformazioni né malattie che ne giustifichino il decesso.
Dall’esame autoptico sarebbe emerso un dato chiave, fondante per le accuse e per la determinazione delle responsabilità della mamma, ma, evidentemente, tristissimo: il neonato abbandonato dalla madre è stato partorito vivo, sano e a termine.
Il neonato abbandonato in un sacchetto di plastica, ecco com’è morto:
poco dopo la scoperta del cadavere e la diffusione della notizia, si era ipotizzato che l’abbandono fosse avvenuto nell’arco della serata, non è stato così. Purtroppo, il bambino è stato lasciato al caldo, da solo, chiuso in una busta di plastica, senza assistenza né nutrimento, nelle ore più calde di una giornata rovente:
la mamma ha abbandonato suo figlio, in quella maledetta busta, accanto a quell’aiuola, alle 12:00 del giorno stesso del parto, ovvero giovedì scorso (il 2 di agosto).
E pertanto la causa del decesso sarebbe duplice: asfissia e ipertermia. L’una cosa può essere concausa dell’altra.
La mamma, italiana, 27enne, ternana, incensurata e già madre di una bambina di due anni, ha abbandonato suo figlio perché convinta di non poterlo mantenere. Dietro l’abbandono una ragione economica.
Il compagno e la famiglia non erano a conoscenza della gravidanza e non avrebbero nemmeno saputo del parto.
La mamma avrebbe nascosto ogni cosa per nove mesi riuscendo a mantenere tutto segreto, ciò nonostante la nascita sarebbe avvenuta nel bagno dell’abitazione familiare.
La donna non è in stato di fermo, dettaglio che non può non stupire, il legale della mamma, reo confessa dell’abbandono (e quindi responsabile della morte del neonato), ha dichiarato:
(la donna, ndr) è indagata a piede libero per infanticidio e resta a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
Ha partorito suo figlio; lo ha avvolto in un asciugamano, dopo aver reciso il cordone ombelicale nel bidè; ha pulito tutto; ha messo bimbo e placenta in una busta di plastica, di quelle ecologiche e riutilizzabili che si comperano al supermercato, e poi ha lasciato tutto accanto ad un’aiuola in un parcheggio caldo, in una giornata rovente di agosto.
Quello che poteva diventare un bambino, quello che poteva crescere e trovare amore, è stato rinvenuto cadavere. Una passante, una cliente del supermercato, ha notato la busta e fatto la scoperta agghiacciante.
Secondo il legale della mamma, quella tragica mattina la donna ha caricato la busta con il piccolo, ancora vivo, nel bagagliaio. Con la madre c’era anche il papà, che ignaro di tutto guidava verso il supermercato convinto solo di andare a fare la spesa. Una volta raggiunto il negozio, la donna ha detto al compagno di entrare e, rimasta sola, ha lasciato il figlio nella busta aperta accanto all’aiuola.
Ha spiegato più volte che sperava che qualcuno lo trovasse vivo, così sostiene l’avvocato.
Entro 60 giorni sarà depositata la perizia definitiva non c’è ragione di credere che le cause della morte si discostino troppo dalle prime ipotesi, cioè asfissia e ipertermia.