Sonia Bruganelli dice degli italiani che sono pigri, che devono trovare sempre un capro espiatorio e che cercano un alibi per giustificare i propri insuccessi. Se questo atteggiamento è possibile, come lo è l’autocommiserazione e all’opposto l’autocelebrazione, resta il fatto che si tratta di singolari approcci alla vita non passibili di generalizzazione.
Nel 2012 l’allora ministro Fornero diede ai giovani italiani dei mammoni, oggi Sonia Bruganeli dice che gli italiani sono pigri e, in estrema sintesi, forse persino invidiosi.
Allora il ministro in carica discerneva sulla compatibilità del posto fisso col moderno mercato del lavoro, ora la moglie di Paolo Bonolis intavola una questione di verità della propria immagine pubblica condivisa via social.
Sonia Bruganelli dice degli italiani che sono pigri! Perché si esprime così parlando del popolo italiano, della platea dei telespettatori del marito, dei compagni dei figli e dell’intero contesto sociale in cui la sua famiglia e lei stessa vivono?
Una ragione c’è: la Bruganelli ha rilasciato un’intervista pubblicata sulla pagina online del Quotidiano.net il 18 giugno e il giornalista riporta la memoria dell’imprenditrice a un post Instagram che le costò critiche e commenti non positivi.
Ecco cosa le domanda il suo interlocutore:
“Lei è assurta ai disonori della cronaca per quella famosa foto scattata su un aereo privato che avete noleggiato per andare in vacanza, e che vi ha attirato l’odio di tanta gente.
Perché solo in Italia il denaro è considerato lo sterco del diavolo? In America chi è ricco viene ammirato, non criticato.“.
La risposta non si perde in alcuna diplomazia, così Sonia Bruganelli dice degli italiani che sono pigri e non solo:
“L’italiano deve trovare sempre un capro espiatorio. Se uno ha successo si dice sempre che dietro c’è un motivo diverso, non perché è bravo.
Io non sono bellissima, eppure ho sposato Bonolis che poteva avere tutte le donne che voleva, per questo vengo attaccata.
Gli italiani sono pigri: se non sono arrivati dove vorrebbero non danno la colpa a se stessi, ma cercano un alibi per giustificarsi. Io invece cerco di insegnare ai miei figli di guardare sempre a chi fa meglio di loro: se mio figlio sta in panchina vuol dire che chi gioca è più bravo di lui, punto.
Cerco di fargli capire che il suo obiettivo deve essere quello di migliorare per potersi alzare dalla panchina. In Italia inoltre c’è un’ipocrisia di fondo: fallo ma non farlo vedere, applicata prima di tutto da molti politici.
Perché devo postare una foto in cui faccio finta di cucinare anche io pasta e fagioli, se non è vero? Se viaggiamo in aereo perché abbiamo la fortuna di potercelo permettere non togliamo niente a nessuno.”
In parte la Bruganelli ha ragione, ma in parte le cose non sono così semplicemente sintetizzabili!
Da mamma condivido il fatto che la panchina non sia un disonore e che debba essere per i giovani lo spunto per riflettere sui propri limiti e superarli; tuttavia credo anche che una squadra sia accoglienza e ritengo, pertanto, che tutti debbano entrare in campo per mettersi alla prova, anche a costo di perdere una partita. Questo se si parla di ragazzi.
Del resto se un ragazzino viene lasciato sempre in panchina come potrà mai misurarsi con i propri progressi e\o con il permanere dei propri limiti?
Nessuno chiede a nessuno di postare foto ai fornelli, c’è chi cucina e chi no, chi ha aiuti in casa e chi no, chi ha un figlio e chi quattro, chi decide di pubblicare la propria vita sui socie e chi no. Una sola cosa è certa:
nel momento in cui la propria vita viene condivisa in rete non c’è più scampo alle critiche perché il commento, positivo o negativo, è automatico, fa parte del gioco.
Pochi giorni fa ho conosciuto una giovane donna allegra e molto per bene, abbiamo avuto modo di passare alcune ore nello stesso posto, eravamo lì per ragioni diverse ma ci siamo raccontate: lei ha un lavoro “variegato”, come l’ho definito io con un sorriso, è impiegata in una struttura ricettiva dove passa dalla cassa agli uffici amministrativi e se è il caso lava anche il pavimento.
Perché le parole della Bruganelli mi hanno riportata al ricordo di questa donna?
Forse me ne sono ricordata perché dopo tante ore, quando l’ho salutata, lei ancora aveva da lavorare ma mi ha sorriso. Nella semplicità e nella fatica di moltissimi lavori comuni c’è il vero spirito dell’Italia e degli italiani: l’orgoglio.
Non essere stati tanto fortunati da ritrovarsi ricchi, non essere nati in famiglie benestanti, non aver sfondato in campi in cui la remunerazione è alta, non significa non misurarsi tutti i giorni con la fatica, piuttosto equivale ad avere un senso diverso del danaro, un rispetto profondo del centesimo guadagnato e un fortissimo senso della misura.
Per parte mia non credo affatto che gli italiani siano pigri. Vedo mamme lavoratrici assolvere al ruolo di educatici, casalinghe, amanti e psicologhe familiari contemporaneamente; vedo papà che hanno perduto il lavoro ricominciare dal nulla pur di far quadrare i conti; vedo nonni instancabili al servizio dei nipoti. La verità è che ciascuno ha avuto la propria vita e il proprio percorso e nell’ambito di essi ha sviluppato una diversa sensibilità. Pertanto quello che per me non è uno spreco certamente può esserlo per altri, se questi altri mi criticano non sarà per colpa della loro pigrizia, piuttosto dipenderà da una diversa visione delle cose.
Mia figlia pratica la danza, il suo sport, i suoi saggi, i tutù, gli stage e i costumi, le foto e le scarpette sono tutte cose costose per cui spesso, lei come bambina e io come madre, siamo criticate.
Così come i figli vanno educati a sedersi in panchina, è giusto educare i giovani ad accettare le critiche, difendendo ovviamente i propri convincimenti con educazione e senza maturare l’idea di essere sempre e solo nel giusto.
La pigrizia non si può assolutizzare, come non si può assolutizzare la fortuna. Ovviamente questa è una mia opinione da donna e mamma.
Sonia Bruganelli: ecco quanto ha speso solo per un paio di scarpe per sua figlia.