Sopravvivere al proprio figlio è già una sofferenza atroce per una mamma, sapere che avrebbe potuto salvarle la vita fermando il suo ultimo ed estremo gesto è ancor più lacerante.
Sharlene Scott è la mamma di Emily Stick, una 13enne vittima di bullismo che lo scorso 27 Febbraio, non potendo più sopportare l’inferno nel quale l’avevano trascinata i bulli, divenuti i suoi aguzzini, ha deciso si togliersi la vita.
Emily Stick suicida a 13 anni: vittima di bullismo.
Emily Stick, descritta dalla madre come una ragazza solare che illuminava le sue giornate con il suo splendido sorriso, si è tolta la vita il mese scorso. Aveva solo 13 anni.
Questa ragazza è una, purtroppo l’ennesima, vittima di un problema sempre più dilagante e diffuso ma poco controllato e, a volte, fin troppo sottovalutato: il bullismo tra gli adolescenti.
Intervistata dall’emittente televisiva 9NEWS, la signora Scott, residente a Gold Coast, città australiana dello stato del Queensland, si è oggi fatta portavoce della sofferenza di sua figlia e della sua eterna condanna di madre che deve continuare a vivere senza più vedere il dolce sorriso della sua bambina, spento per sempre a causa di altri ragazzi e ragazze che si sono divertiti a rendere la sua vita un inferno.
“Non poteva fuggire, la seguivano ovunque – ha raccontato la mamma di Emily Stick – C’erano un paio di ragazze che le hanno detto che l’avrebbero picchiata fino a quando lei non avesse smesso di respirare. Trenta di loro, maschi e femmine, hanno cercato di attaccarla. Era troppo spaventata persino per andare alla fermata dell’autobus”.
Erano diversi mesi infatti che la 13enne viveva nella paura e nel terrore, vittima di abusi fisici e verbali, perpetrati sia online che non, che la costringevano a nascondersi nei bagni della scuola pur di evitare i bulli che la perseguitavano.
Ad aggravare il dolore della madre di Emily Stick sono stati gli ultimi messaggi che la ragazza le aveva inviato.
Poco prima di togliersi la vita, la 13enne aveva infatti inviato alcuni messaggi alla madre attraverso i quali rivelava l’intento di uccidersi. Purtroppo la loro visualizzazione è avvenuta quando non c’era più nulla da fare.
“Ho ricevuto un messaggio quella sera da Emily che diceva “Mi ucciderò” – ha rivelato la signora Scott – Ma non l’ho mai visto fino a quando non è stato troppo tardi”.
Sharlene Scott oggi sopravvive con quell’atroce rimorso e l’amarezza che nulla verrà fatto a chi, con i suoi atti persecutori, ha reso impossibile l’esistenza della sua bambina, al punto tale da spingerla a rinunciare al bene più prezioso al mondo: la propria vita.
La polizia sta infatti indagando sulla morte di Emily Stick ma sia sua madre che la zia della ragazza, Belinda Watson, ritengono che nessun bullo avrà la giusta punizione.
“Non credo che emergerà qualche atto criminale – ha dichiarato la signora Watson – Il bullo principale sembrava davvero pentito, il giorno dopo è scoppiato in lacrime dicendo che era stata tutta colpa sua. Poi mi hanno detto che si era messo a ridere… come se fosse un grande scherzo”.
La signora Scott si chiede cosa abbia fatto di male sua figlia per meritarsi tutto questo odio, una vera e propria persecuzione che l’ha portata alla morte.
Prima della morte di Emily Stick, l’Australia era rimasta scioccata dall’estremo gesto di un’altra giovanissima, Dolly Everett, una 14enne anche lei vittima di bullismo i cui genitori hanno portato avanti, e lo fanno tutt’ora, una campagna contro il bullismo.
Dolly Everett: vittima di bullismo si suicida a 14 anni
Data la sempre più crescente richiesta da parte di genitori che vogliono giustizia per le vittime di bullismo, un comitato del Senato australiano oggi presenterà le conclusioni di un’indagine che chiede pene più severe per i bulli.
Il bullismo, soprattutto fra i giovanissimi, è purtroppo una realtà, esiste e continua a mietere più vittime di quante se ne possano raccontare. Non ignoriamolo.
Fonte: 9News