Elena Ceste è stata uccisa dal marito, Michele Buoninconti, il 24 gennaio del 2015; l’uomo inscenò la sparizione della donna, ma tutto fu più chiaro quando, il 18 ottobre dello stesso anno, il corpo fu rinvenuto durante le operazioni di pulizia di un canale di scolo. Elena, nuda e abbandonata, era stata gettar lì senza nemmeno una parvenza di sepoltura.
Per l’omicidio della moglie Elena Ceste, Michele Buoninconti, oggi 49enne, è stato condannato per due volte: in primo grado e in appello. Allo stato sono 30 gli anni di carcere che dovrà scontare e ha perduto la patria potestà sui suoi figli, la prole è stata affidata alle cure dei nonni materni.
Proprio i nonni materni si sono recentemente trovati costretti a sporgere denuncia contro un’amica di Michele Boninconti: la donna avrebbe insistentemente tentato di entrare in contatto con la figlia di Elena Ceste, sempre con lo scopo ultimo di indurla a contattare il padre, scrivendogli o chiedendo di vederlo.
La figlia maggiore di Elena Ceste, 17enne, è stata “attesa” dalla suddetta donna persino dinanzi ai cancelli dell’istituto scolastico che frequenta.
“Scrivi a tuo padre” , “Chiedi di vederlo”, questi i consigli non richiesti e rivolti con un’insistenza non appropriata e nemmeno ammissibile. I legali della famiglia, dopo aver appurato la presenza della donna dinnanzi ai cancelli scolastici e averla ritenuta una violazione insostenibile della privatezza dell’adolescente, hanno consigliato ai nonni, tutori legali, di sporgere formale denuncia.
Gli stessi legali si dicono convinti del fatto che la donna abbia agito spinta dal Buoninconti.
Le fonti stampa precisano che la figlia di Elena Ceste ha sempre respinto ogni ricerca di contatto insistentemente avviata e tentata da questa donna.
La presenza dinanzi alla scuola è stata interpretata dai legali come un abuso non tollerabile.
L’amica di Michele Buoniconti sarà convocata in Questura per rispondere del suo comportamento, è auspicabile che non si avvicini ai figli di Elena. In circostanze come questa – e qui la considerazione non è nel merito – quantomeno dovrebbe prevalere il buon senso di persona adulta: quei ragazzi hanno già vissuto il profondissimo trauma della morte della madre e per mano del papà.
“Appare evidente – spiega l’avvocato Tabbia, legale rappresentante della famiglia Ceste – che la signora è stata indotta da Buoninconti a tentare di recuperare un rapporto tra padre e figli. Non posso dire quali sono state le reazioni della ragazza ma una cosa la preciso: non c’è nessuna intenzione di avere contatti con un uomo che si porta l’ombra di un delitto atroce sulla coscienza, se ce l’ha”.