Antonietta Gargiulo non poteva salvare le figlie, quantomeno non poteva fare nulla nel momento in cui la follia criminale di Luigi Capasso si compiva.
E’ per questo che “Non dovrà recriminarsi nulla”, lo dice la psicoterapeuta Magda Di Renzo – psicoterapeuta dell’età evolutiva, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia di Roma ed esponente della Societa’ italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst). L’esperta ha affrontato l’argomento in un’intervista rilasciata al portale web www.latinaquotidiano.it
Incominciando il suo assalto da Antonietta, Luigi Capasso non ha fatto altro che relegare la moglie in una posizione in cui nulla poteva: non poteva reagire né ribellarsi.
Eppure i testimoni ricordano che Antonietta, ferita e riversa sull’asfalto, chiedeva aiuto per le sue bambine.
Antonietta Gargiulo non poteva salvare le figlie, il marito l’ha lasciata morente dietro di sè per compiere quello che è stato definito un “piano criminale”.
Quasi nessuna donna vittima di femminicidio o testimone di violenza domestica può opporsi alla forza brutale degli uomini quando questa si innesca.
L’intervista a Magda Di Renzo apre uno squarcio sul post tragedia:
quando nelle tragedie familiari c’è un superstite (come ad Antonietta è successo ad Elena Morè) chi resta deve elaborare i lutti, laddove nessun lutto è uguale ad un altro, e contemporaneamente deve liberare se stesso dal più atroce dei sensi di colpa, ovvero essere ancora in vita.
Le chiavi del futuro di Antonietta, come del futuro di tutte le donne vittime di violenza, sono tre: rispetto, competenza e attenzione. Il rispetto deve essere sociale perché la collettività tutta va chiamata a sostenere il dolore di Antonietta sposando un messaggio di tutela delle donne.
Rispetto – e qui esprimo una opinione in chiave personalissima, da mamma e da mamma blogger – non vuol dire lasciare che cali il silenzio. Rispetto significa anche onore:
le morti di Alessia e Martina possono essere onorate solo nella misura in cui la società assuma queste donne a simbolo e monito.
Occorre combattere perché le istituzioni potenzino le tutele in favore delle donne e dei figli ogni qual volta un contesto familiare è anche solo a rischio violenza.
Antonietta Gargiulo non poteva salvare le figlie ma lo Stato può impedire che ne muoiano altre Alessia e Martina; deve impedire che altre Antonietta, Melania, Elena riempiano le pagine della cronaca nazionale.
Secondo la psicoterapeuta, Antonietta necessiterà di un percorso compiuto col pieno appoggio della famiglia e assistito dai medici.
Antonietta Gargiulo non poteva salvare le figlie e non ha potuto nemmeno dire loro addio
La legge prevede che ai cadaveri si dia degna sepoltura entro un determinato termine dalla morte, ovviamente purché non ostino ragioni legali (per esempio purché non si resti in attesa di procedure autoptiche e referti).
La famiglia ha atteso di capire quali fossero le condizioni di mamma Antonietta, una volta palesato che il suo stato di salute non le avrebbe consentito di prendere parte ai funerali, questi stessi sono stati organizzati in sua assenza.