<<Per favore, in questa terribile era dei social media (o anti social media come lo chiamiamo) controlla i messaggi dei tuoi figli. I loro dispositivi sono un privilegio, niente di più e niente di meno… Insegna ai bambini a parlare e non ad usare i messaggi ed i social media per esporre le loro divergenze>>.
Leggendo queste parole scritte dalla mamma della 12enne che tenta il suicidio, ed osservando la foto qui di seguito allegata, mi chiedo sempre più spesso che fine abbia fatto l’umanità, ammesso che continui ad esistere.
Sia chiaro, io adoro i social network, li trovo uno strumento utilissimo per poter interagire con persone che mai e poi mai riusciremmo a raggiungere fisicamente, tuttavia detesto, e non mi vergogno a dirlo, chi al contrario li usa per fare del male convinto che in rete si possa fare e dire tutto ciò che si vuole.
Persone vili e codarde che si nascondono dietro lo schermo di un pc o di uno smartphone, che giustificano la propria immotivata rabbia avanzando il diritto alla “libertà di espressione” ignorando, volutamente o meno, che la loro libertà finisce dove inizia quella degli altri.
Tutto ciò può essere definito con un’unica sola parola: bullismo.
Tenta il suicidio a 12 anni: mamma fa appello ai genitori.
Ci troviamo a Perth, capitale dello stato australiano dell’Australia Occidentale (WA), la foto ritrae Eva (questo il nome della 12enne che tenta il suicidio), accanto a lei c’è suo padre Carl mentre dietro la fotocamera con la quale è stato realizzato lo scatto c’è Leigh, mamma della 12enne.
A pubblicarla è proprio quest’ultima che, nel raccontare la storia di sua figlia che tenta il suicidio, lancia un appello a tutti i genitori, quello che vi ho riportato in apertura di articolo.
Un giorno Eva si era recata a scuola con indosso una gonna. Mentre era seduta al suo banco con le gambe leggermente aperte, i suoi compagni di classe hanno trovato divertente filmare le sue parti intime con il cellulare e condividere il video su Snapchat.
Come purtroppo sempre più spesso accade, quella condivisione è diventata letteralmente inarrestabile passando dapprima sui cellulari dei ragazzi della scuola frequentata dalla 12enne per poi arrivare su quelli della città.
L’episodio appena raccontato è stato solo la punta dell’iceberg, 7 mesi di persecuzioni hanno spinto la piccola ad atti di autolesionismo per i quali la scuola l’ha mandata a casa molte volte oltre a proibirle l’uso del taglierino con la cui lama avrebbe potuto ferirsi.
Ma ad aggravare la situazione di Eva, che tenta il suicidio per liberarsi da quell’agonia, è stato il mancato riscontro da parte di chi avrebbe dovuto prendere le sue difese.
Nel lungo posta che la mamma di Eva ha pubblicato lo scorso 30 settembre sul suo profilo Facebook, la stessa racconta di aver tentato di porre fine agli atti di bullismo cercando di far leva sulla sensibilità degli altri genitori.
Ha provato a contattare questi ultimi affinché controllassero i propri figli, un tentativo purtroppo caduto nel vuoto.
<<Ho ricevuto chiamate da questi bambini che mi hanno definita una vecchia strega perché ho difeso mia figlia e nel farlo ho avvicinato i loro genitori supplicandoli di parlare con i loro figli e chiedergli di fermarsi. Ho anche avvicinato i bambini stessi, ma sono stata minacciata dai loro genitori>>.
E se da un lato la donna non è riuscita ad ottenere l’aiuto di coloro che avrebbero potuto porre fine a tutto questo, non è andata meglio con le istituzioni.
La signora Davey ha infatti dichiarato nel sul post che la WA department of education, ossia il sistema educativo pubblico dell’Australia Occidentale, non ha preso provvedimenti importanti contro i bulli ma, al contrario, avrebbe consigliato ai genitori di Eva di insegnarle ad essere resiliente contro i suoi aggressori.
<<Il WA department of education non espelle i bambini dalle scuole per il bullismo come dicono – afferma la mamma di Eva – “Ogni bambino ha diritto ad un’educazione”. E i diritti della nostra bambina?>>.
Il dipartimento, intervistato dal sito australiano News.com che ha trattato la notizia della 12enne che tenta il suicidio, ha affermato che non vi è alcuna prova a sostegno delle affermazioni della signora Davey e che loro si sono detti sempre disposti a collaborare con la scuola e la famiglia.
Anche la polizia purtroppo non è stata di aiuto.
La mamma di Eva racconta di aver trascorso 90 minuti con gli agenti che hanno cercato di determinare se la 12enne fosse stata fotografata a sua insaputa o se fosse stata lei a distribuire il video. in quest’ultimo caso sarebbe stata accusata di distribuzione di materiale pornografico.
A questo punto non c’è nulla da stupirsi se Eva tenta il suicidio, oltre al danno ha dovuto subire anche la beffa.
Per 7 lunghi mesi è stata oggetto dei bulli mentre chi ha realizzato il video ed in seguito diffuso non ha avuto alcuna ripercussione.
Nella settimana in cui Eva tenta il suicidio, Leigh ricorda di aver trascorso più di 5 ore al pronto soccorso per parlare con psichiatri, medici ed infermieri.
Oltre a tutto questo, si è recata in tribunale per chiedere un ordine restrittivo (violence restraining order – VRO) nei confronti di un coetaneo di sua figlia nella speranza di riuscire a tenere il bullo lontano da Eva.
<<Il bullismo colpisce tutta la famiglia, non solo i bulli. La devono smettere e devono smetterla adesso!>>.
Il bullismo colpisce tutta la famiglia, non soltanto i ragazzi che perseverano nel voler distruggere emotivamente e psicologicamente chi considerano diverso – ma poi, diverso da chi? – ma anche i loro genitori che non esercitano alcun controllo lasciandoli liberi di agire.
Mamme, controllate i messaggi dei vostri figli ma soprattutto insegnare loro a parlare, a discutere, a dialogare, insegniamo loro a non usare i social media per offendere e denigrare.