L’ omicidio Noemi Durini Si arricchisce di ulteriori particolari.
Stavolta il protagonista è Fausto Nicolì, meccanico di 49 anni residente a Patù, piccolo paesino nella provincia di Lecce, amico dei due giovani fidanzatini indicato dall’omicida e dai genitori di quest’ultimo come presunto complice della ragazza.
Omicidio Noemi: nuove rivelazioni sulla giovane coppia.
La figura di quest’uomo non è nuova agli agenti che indagano sull’ omicidio Noemi.
Durante il lungo interrogatorio che si tenne presso la caserma dei Carabinieri di Tricase, e durante il quale il 17enne confessò il brutale omicidio consentendo poi il ritrovamento del corpo senza vita della 16enne, il ragazzo indicò l’uomo come presunto complice della fidanzata.
Nel corso del suo racconto sul quale gli inquirenti stanno ancora indagando, l’assassino reo confesso affermò di aver ucciso la giovane per proteggere i suoi genitori in quanto la stessa era intenzionata a sterminare sua famiglia.
Inoltre il 17enne affermò che Noemi, in accordo con Nicolì, avrebbe poi acquistato una pistola per mettere in atto il suo piano. Tuttavia, quel tragico 3 settembre, la stessa, a detta del suo assassino, sarebbe uscita di casa armata di un coltello da cucina.
La procura, incaricata di effettuare le indagini sull’ omicidio Noemi Durini, non ha mai creduto a tale movente, piuttosto si ipotizza che il ragazzo sia stato spinto ad un atto così brutale dalla rabbia per un presunto rifiuto della fidanzata.
Nonostante ciò, il 49enne Fausto Nicolì ha deciso di prendere provvedimenti e di denunciare l’assassino reo confesso per calunnia ed i genitori del ragazzo per diffamazione aggravata, un atto depositato sia presso la Procura ordinaria che presso quella per i minori.
Dopo la confessione del giovane, l’uomo è stato menzionato anche dalla mamma dell’omicida che affermò dinnanzi alle telecamere della trasmissione “Quarto Grado” – la puntata trasmessa lo scorso 22 settembre – che la giovane stava da mesi organizzando il loro assassino.
<<Voleva ammazzare me, mio marito e mia figlia. Aveva raccolto i soldi, la signorina, per darli a Fausto Nicolì di Patù.>>
Affermò la donna, accuse insopportabili per Nicolì che sin da subito si è detto completamente estraneo ai fatti.
<<Il mio coinvolgimento in un presunto progetto di Noemi di uccidere i suoi genitori è del tutto falso>>.
L’uomo, suo malgrado chiamato in causa sull’ omicidio Noemi Durini, aveva a suo tempo chiarito di aver conosciuto i due giovani fidanzati un anno fa, un incontro avvenuto in un bar di Montesarso, frazione di Alessano (LE) nella quale risiedeva l’omicida.
Nonostante la differenza di età, Nicolì ha iniziato a frequentare la coppia insieme ad altri ragazzi, fino a quando si è visto coinvolto in un presunto piano omicida.
<<Sono rimasto letteralmente basito. Conoscevo sì, per sommi capi, di accuse pesanti rivolte al mio indirizzo dal ragazzo, ma mai avrei potuto ipotizzare che costui per difendersi potesse giungere a tanto; ad infangare il mio nome, sebbene io gli sia sempre stato amico e l’abbia anche sempre difeso, tirandomi dentro ad una storia di cui sono, viceversa, mero spettatore e, ancor più, a demolire l’immagine della sua fidanzata, che lui sosteneva di amare tanto>>.
Ciò lo ha spinto a denunciare il ragazzo ed i suoi genitori, aggiungendo un ulteriore tassello all’ omicidio Noemi Durini le cui indagini non si sono ancora concluse.
Diversi infatti i punti ancora da chiarire, il movente ad esempio come anche l’arma del delitto che non è stata ancora ritrovata.
Fonte: Quotidiano di Puglia – Corriere Salentino