Spesso siamo così concentrati sul nostro dolore e sui nostri problemi da non riuscire ad essere in grado di vedere la sofferenza di chi coloro che ci stanno accanto.
Se vediamo una persona che sorride o che in qualche modo cerca di condividere con altri un po’ della sua gioia, un comportamento che può infastidire chi, al contrario, preferisce rinchiudersi nel proprio dolore, non significa che questa stia attraversando realmente un momento particolarmente felice della sua vita.
Più semplicemente ha deciso di affrontarla in modo diverso, magari con più ottimismo, cercano di trarre il massimo dalla vita, anche se quest’ultima non è stata magnanima con loro, e di godere appieno dei propri giorni felici piuttosto che concentrarsi su quelli bui.
Sandpiper: storia della bambina sulla spiaggia.
“A sandpiper to bring you joy” è un breve racconto, spesso condiviso in rete fino a diventare virale, che narra l’incontro di una donna, recatasi sulla spiaggia per restare sola con il proprio dolore, ed una solare bambina di 6 anni che tenta in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
Questo racconto circola in rete da circa 20 anni ormai, spesso non ne viene menzionata l’autrice (soprattutto nella traduzione italiana) ed in alcuni casi viene “spacciata” per un episodio reale recente.
Come detto in precedenza, “A sandpiper to bring you joy” è un brano scritto da Mary Sherman Hilbert, scrittrice statunitense nata il 27 giugno del 1922 e deceduta il 1° gennaio del 2010.
La prima pubblicazione di questo racconto, o meglio la sua versione integrale, avvenne nel 1978 su un periodico religioso, successivamente, nel 1980, fu pubblicata una versione più breve sulla Reader’s Digest, una rivista mensile statunitense che tratta argomenti per le famiglie.
Protagoniste di questa vicenda sono Ruth Peterson, una donna la cui felicità è messa a dura prova dalle avversità della vita, e la piccola Wendy, una bambina di 6 anni che cerca di condividere un po’ della sua gioia.
A sandpiper to bring you joy è redatto in prima persona ma, leggendo l’introduzione riportata sulla rivista che per seconda lo ha pubblicato, viene chiarito che a raccontarla non è colei che ha vissuto l’incontro bensì una persona che, a sua volta, l’aveva appresa da un altro.
<<Diversi anni fa, un vicino mi ha raccontato un’esperienza che gli era accaduta in inverno su una spiaggia nello stato di Washington. La vicenda mi è rimasta in mente e ho preso nota di ciò che mi ha detto. Più tardi, in una conferenza di scrittori, mi sono ricordata della conversazione e ho sentito il bisogno di scriverla. Ecco la sua storia così come mi ha perseguitata da quando l’ho sentita per la prima volta>>.
Prima di tuffarci in questo straordinario e commovente racconto – non avete idea delle lacrime che verso ogni volta che la rileggo – voglio fare un’ulteriore precisazione sull’animale menzionato nel racconto.
La parola sandpiper – da noi tradotto in Scolopacidi – viene usata per indicare una famiglia di uccelli prevalentemente acquatici dalle zampe lunghe, dal becco lungo e sottile e dalle ali appuntite.
A tale gruppo appartengono molti diversi generi che ha loro volta contano altrettante diverse specie di uccelli, anche se molto simili tra loro.
Non è dunque chiaro nella traduzione del testo a quale sandpiper si riferisca il racconto, per tale motivo ho lasciato invariato tale nome.
A sandpiper to bring you joy – un sandpiper ci porta gioia – di Mary Sherman Hilbert
Aveva sei anni quando la incontrai per la prima volta sulla spiaggia che dista 3 o 4 miglia da casa mia. Vado lì ogni volta che il mondo inizia a chiudersi su di me. Stava costruendo un castello di sabbia o qualcosa e alzò lo sguardo, i suoi occhi erano blu come il mare.
“Ciao” disse. Ho risposto con un cenno, non avevo voglio di essere disturbata da una bambina così piccola.
“Sto costruendo” disse lei.
“Vedo. Che cosa è?” Chiesi, senza mostrare molto interesse.
“Oh, non lo so, mi piace la sensazione che dà la sabbia”. Quanto era vero, pensai, e mi tolsi le scarpe.
Un sandpiper planò vicino a noi.
“È una gioia” disse la bambina.
“È una cosa?”.
“È una gioia. La mia mamma dice che i sandpiper vengono a portarci gioia …”.
L’uccello scivolò lungo la spiaggia. Addio gioia, mormorai tra me, benvenuto dolore, e mi voltai per andarmene. Ero depresso, la mia vita sembrava non aver senso.
“Qual è il tuo nome?”. Non avrebbe rinunciato.
“Ruth” le dissi. “Sono Ruth Petersen”.
“Mi chiamo Wendy e ho 6 anni”.
“Salve, Wendy”.
Lei ridacchiò. “Sei divertente” disse.
Nonostante la mia tristezza, sorrisi e andai avanti. La sua risata mi seguì.
“Torna di nuovo, signora P.” mi disse. “Avremo un altro giorno felice”.
I giorni e le settimane successive appartenevano ad altri: Boy Scouts, incontri e una madre malata. Il sole stava brillando una mattina, tolsi le mani dall’acqua dei piatti che stavo lavando. Avevo bosogno di un sandpiper, mi dissi raccogliendo il mio cappotto.
La riva del mare in continua evoluzione mi aspettava. La brezza era fredda, ma corsi, cercando di recuperare la serenità di cui avevo bisogno.
“Ciao signora P.” disse lei. “Vuoi giocare?”
“Cosa hai in mente?” chiesi con un pizzico di fastidio.
“Non lo so, dici tu”.
“Che ne dici di sciarada?” chiesi in modo sarcastico.
Esplodendo in una risata mi rispose: “Non so cosa sia!”.
“E allora camminiamo soltanto”.
Guardandola, notai la delicatezza del suo volto. “Dove vivi?” le chiesi.
“Laggiù.” Indicò una fila di casette estive.
Strano, pensavo, in inverno. “Dove vai a scuola?”
“Non vado a scuola. Mamma dice che siamo in vacanza”.
Continuò a parlare per tutto il tempo della passeggiata in spiaggia, ma la mia mente era altrove.
Quando sono partito per casa, Wendy ha detto che era stata una giornata felice. Sentendomi sorprendentemente meglio, sorrisi e concordai.
Tre settimane più tardi, mi precipitai alla mia spiaggia in preda al panico. Non ero dell’umore per salutare anche Wendy. Sperai di vedere sua madre sul portico e chiederle se potesse tenere sua figlia impegnata in casa.
“Guarda, se non ti dispiace, oggi preferisco stare da sola” le dissi a voce alta mentre si avvicinava a me.
Sembrava insolitamente pallida e senza fiato. “Perché?” chiese.
Mi rivolsi a lei e gridai “Perché mia madre è morta!” e pensai, mio Dio, perché l’avevo detto ad una bambina?
“Oh” disse tranquillamente, “allora è un brutto giorno”.
“Sì” dissi “e ieri e il giorno prima e … oh, va via!”.
“Ha fatto male?” chiese.
“Ha fatto male cosa?”, a quel punto ero esasperata da lei ma anche da me stessa.
“Quando è morta?”
“Certo che fa male!” urlai e me ne andai in preda al mio dolore.
Un mese dopo, quando sono tornata in spiaggia, non c’era. Sentendomi in colpa e vergognandomi di me stessa, sono salita al cottage dopo la mia passeggiata e ho bussato alla porta. Una giovane donna con i capelli color miele mi aprì la porta.
“Ciao” dissi, “sono Ruth Peterson. Non ho visto la tua bambina oggi e mi sono chiesta dove fosse”.
“Oh sì, signor Peterson, entri. Wendy mi ha parlato così tanto di lei. Mi dispiace se le ho permesso di infastidirla. Se ti è stata invadente la prego di accettare le mie scuse”.
“Niente affatto, è una bambina deliziosa” dissi, capendo improvvisamente ciò che realmente intendevo dire.
“Wendy è morto la scorsa settimana, signor Peterson. Aveva la leucemia. Forse lei non glielo ha detto”.
Ero senza parole, ho cercato un appoggio. Mi mancava il respiro.
“Amava questa spiaggia e quando ha chiesto di venire qui non abbiamo potuto dire no. Sembrava stesse meglio qui e aveva molte cose che chiamava giorni felici. Ma le ultime settimane, è peggiorata rapidamente”.
Le mancò la voce “Ha lasciato qualcosa per lei… se solo riesco a trovarla. Potreste aspettare un momento mentre la cerco?”.
Ho annuito stupidamente, la mia mente era impegnata a cercare qualcosa da dire a questa bella giovane donna. Mi ha consegnato una busta macchiata con su scritto lettere in stampatello maiuscole “MR. P”.
All’interno c’era un disegno dai brillanti colori pastello: una spiaggia gialla, un mare blu e un uccello marrone. Al di sotto vi era stampato con cura:
un sandpiper ti porti gioia.
I miei occhi si riempirono di lacrime e il mio cuore che aveva dimenticato cos’era l’amore esplose.
Presi la mia madre di Wendy tra le mie braccia “Mi dispiace, mi dispiace così tanto” mormorai ancora e ancora, e piangemmo insieme.
Il prezioso piccolo quadro è ora incorniciato ed appeso nel mio studio. Sei parole – una per ogni anno della sua vita – che mi parlano di armonia, coraggio e amore incondizionato.
Un regalo di una bambina dagli occhi azzurri come il mare ed i capelli del colore della sabbia che mi ha insegnato il dono dell’amore.
Fonte: Snopes – Chickensoup
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