<<Non me ne frega un **** di quello che qualcuno pensa di me, non lo farò mai. Sto bene con me stessa e la notte dormo tranquilla>>.
Con queste parole Casey Anthony, soprannominata la “mamma più odiata d’America”, ha rotto un silenzio durato circa 6 anni.
Accusata di aver ucciso la figlia di 2 anni è stata poi dichiarata innocente dai giudici del tribunale di Orange County a Orlando, in Florida, ma mai perdonata dal pubblico che, ancora oggi, la considera un’assassina.
Casey Anthony: la mamma più odiata d’America rompe il suo serrato silenzio.
Intervistata tre mesi fa per la prima volta dall’Associated Press, Casey Anthony, 31 anni compiuti lo scorso 19 marzo, ha dichiarato che diverse sono state le teorie costruite sul suo caso, nessuna delle quali è stata supportata da prove concrete.
Inoltre ribadisce la sua non colpevolezza in quanto non responsabile della morte della sua bambina, la piccola Caylee Marie Anthony.
<<L’ultima volta che ho visto mia figlia ho creduto che lei fosse viva e che stesse bene>>.
A distanza di quasi 10 anni dal ritrovamento dei resti della figlia, nessuno riesce ancora a spiegare concretamente cosa sia realmente successo in quei 31 giorni durante i quali la bambina risultava scomparsa.
Un caso che, seppur giunto ad una conclusione, per molti è rimasto insoluto perché privo di verità.
<<La gente mi ha definito colpevole molto tempo prima che iniziasse il processo>>.
Ha dichiarato la donna che oggi ha ripreso in mano le redini della sua vita dedicandosi alla sua passione per la fotografia e coltivando l’idea di poter diventare un giorno un’investigatrice privata:
<<Mi piace il fatto di avere una prospettiva unica e di avere la possibilità di fare per gli altri ciò che tanti hanno fatto per me>>.
Casey Anthony: il caso della mamma più odiata d’America.
Il caso di Casey Anthony risale all’estate del 2008, una vicenda che ha letteralmente sconvolto l’America e che, per importanza mediatica a livello nazionale, potrebbe essere paragonato al delitto di Cogne.
Qui di seguito i fatti resi noti dai giornali d’oltreoceano.
È il 15 luglio del 2008 quando Cindy Anthony, madre di Casey e nonna della piccola Caylee, chiama la polizia di Orlando e denuncia la scomparsa della bambina che non vede da circa 31 giorni.
In quel lasso di tempo aveva chiesto più volte alla figlia di poter vedere la nipote ma si è sempre vista negare tale opportunità da Casey Anthony che affermava di essere troppo impegnata al lavoro e di aver affidato la bambina ad una tata.
Una volta iniziate le indagini, la polizia ha interrogato la mamma single, che all’epoca dei fatti era poco più che 20enne, la quale solo allora decise di denunciare il rapimento della figlia da parte della tata, Zanny, che, secondo lei, l’avrebbe portata via il 9 giugno del 2008.
Insospettiti da questo impressionante ritardo – una madre alla quale hanno sottratto la figlia non attende oltre un mese per denunciare l’accaduto – gli inquirenti decidono di interrogare nuovamente Casey Anthony che, messa alle strette, ammetterà di aver inventato una finta tata ed un finto lavoro presso gli Universal Studios.
Ma non è tutto.
Durante le indagini è emerso un passato non propriamente legale, il nome di Casey Anthony era infatti legato ad alcune storie di contraffazione di assegni e carte di credito.
Ma ad indignare maggiormente l’opinione pubblica, al punto tale che assegnò alla donna il soprannome di “mamma più odiata d’America”, furono alcune foto scattate durante i 31 giorni precedenti la denuncia fatta dalla nonna di Caylee.
Tali scatti, giunti in possesso della polizia, ritraevano la giovane madre mentre beveva ad un party con gli amici, mentre faceva shopping oppure dopo essersi fatta tatuare sulla spalla sinistra la frase in italiano “Bella Vita”.
Sei mesi dopo la scomparsa della bambina, per l’esattezza l’11 dicembre del 2008, vi è una svolta nel caso Casey Anthony.
In una foresta non molto distante dalla casa della famiglia Anthony, un operaio trova sepolto un sacco di plastica contenente dei resti umani che le successive analisi di laboratorio rileveranno essere della piccola Caylee.
Avendo identificato sul suo teschio delle tracce di nastro adesivo, gli inquirenti hanno ipotizzato che la piccola fosse stata soffocata, ragion per cui Casey Anthony fu prontamente arrestata e accusata di omicidio di primo grado.
Per lei la Procura della Florida chiederà in seguito la pena di morte.
Dopo lunghe indagini, rilevamenti, testimonianze, etc., il processo ha avuto inizio nel maggio del 2011 per poi concludersi 6 settimane dopo, ovvero a luglio.
Un evento che ha catturato l’attenzione di tutta l’America dividendo l’opinione pubblica in coloro, la maggioranza, che ancora oggi ritengono Casey Anthony colpevole della morte della figlia e in coloro, pochi, che credono nella sua innocenza.
La difesa di Casey Anthony la descriverà come una donna “mentalmente disturbata” in quanto in passato sarebbe stata vittima di violenze da parte del padre e del fratello.
Secondo gli avvocati della donna, che non hanno supportato le loro teorie con prove concrete, Caylee sarebbe morta il 16 giugno del 2008 in seguito ad un annegamento accidentale nella piscina di famiglia e che il suo corpo esanime sia stato occultato dal nonno, George Anthony.
Anche le prove dell’accusa si sono rivelate insufficienti in quanto non è stato possibile reperire tracce di DNA sul nastro adesivo trovato sui resti della piccola così come non è stato possibile collegare il particolare odore di decomposizione presente nel bagagliaio dell’auto di all’odore di decomposizione umana.
Casey Anthony inoltre si è rifiutata di testimoniare e le ricerche effettuate sul suo computer inerenti l’uso del cloroformio non costituivano una prova concreta dell’omicidio ma solo la supposizione che volesse commetterlo.
Dopo essersi riunita per 10 ore, il 5 luglio del 2011 la giuria ha dichiarato Casey Anthony:
- Non colpevole di omicidio di primo grado (premeditato);
- Non colpevole di omicidio colposo aggravato di minore;
- Non colpevole di abusi aggravati su minore;
- Colpevole di aver fornito false informazioni alle forze dell’ordine.
La giovane mamma è stata scagionata dalle accuse più importanti per insufficienza di prove, una sentenza che, come detto in precedenza, ha scioccato l’opinione pubblica, ancora fortemente convinta della sua colpevolezza.