WhatsApp può essere diseducativo e dannoso per i nostri figli e per noi stessi:
talvolta i genitori dovrebbero valutare la chiusura di tutti i gruppi classe (spuntati come funghi negli ultimi anni).
E’, in sintesi, questo il messaggio che è stato lanciato dalla preside di una scuola livornese.
Nicoletta Latrofa, preside della scuola media Fattori di Rosignano, ha indirizzato alle famiglie dei suoi studenti una circolare (la n°141, per voler essere precisi e fiscali).
Non si tratta di una lettera, come hanno scritto molti portali e siti web, è, piuttosto, un vero e proprio documento ufficiale in cui si argomenta la pericolosità dei gruppi classe su WhatsApp.
WhatsApp può essere diseducativo e dannoso
Da mamma e da mamma blogger non sono mai stata un’ammiratrice sfegatata dei gruppi classe, già ho espresso in merito la mia posizione e ho sottolineato più volte che un gruppo classe meriterebbe un uso consapevole e ponderato dello strumento social, uso che difficilmente è realizzabile (basti pensare al numero di teste, e quindi di pensieri e impostazioni, che si muovo intorno ad una chat di classe).
Gruppo WhatsApp di classe pro e contro: come gestirlo
Nella mia esperienza di mamma ho fatto due scelte diverse rispetto alla classe di mai figlia e di mio figlio aderendo al gruppo classe solo per uno dei due. Non è discriminazione rispetto hai figli è consapevolezza che del fatto che in uno dei due contesiti sussiste una maggiore vicinanza e complicità tra mamme, nell’altro, invece, WhatsApp potrebbe essere piattaforma di scontro più che d’incontro, di dissidio più che di funzionale complicità tra colleghe madri, di capriccio e di distrazione più che di organizzazione funzionale dei fatti scolastici.
Ciò detto, chiarisco ulteriormente la mia posizione, se fosse ancora necessario esplicitarla:
si sappia che io non condanno la piattaforma social ma condiviso il pensiero di chi crede che in certi casi WhatsApp può essere diseducativo!
Come ogni strumento associativo, anche questo mezzo di comunicazione diretta ma non fisica necessita di un uso razionale e controllato.
WhatsApp può essere diseducativo se e quando è messo nella disposizione dei bambini e senza il controllo dei genitori. Esistono gruppi classe fatti di bambini e non sempre le battute che si scambiano, le foto che si mostrano e le immagini che vi circolano sono genericamente “corrette” nè, tantomeno, vi è sempre un costante monitoraggio da parte degli adulti.
WhatsApp può essere diseducativo anche nelle mani degli adulti quando, complice l’assenza di quel confronto fisico che impone un contegno civile, la piattaforma diventa luogo di sfogo senza freno.
La preside livornese pone l’accento su un elemento chiave, relativo, appunto, all’importanza del contato personale inteso come contatto rispettoso approccio all’altro, e dei gruppi classe dice che non sono da considerare “il surrogato del sano, meraviglioso, insostituibile contatto umano”.
Se da un lato la tecnologia avvantaggia la vita, WhatsApp può essere diseducativo nel momento in cui toglie il bambino o il ragazzo dal comune “impiccio scolastico” permettendogli di “copiare dal quaderno dell’amico” senza sforzo né responsabilizzazione.
In questo senso la preside accende i riflettori su un aspetto della vita scolastica a cui solo un docente di lungo corso e di ottima esperienza poteva fare caso.
La circolare recita:
“Se un ragazzino dimentica di scrivere sul diario i compiti, non sa come risolvere un problema, non ha preso appunti in classe… ecco in soccorso il gruppo WhatsApp dei genitori. Risultato: il problema sarà fatto senza sforzo e l’impreparato per non aver studiato scongiurato. Meraviglioso no?
Se non fosse che concentrarsi su un problema serve a imparare a risolverlo e prendere un impreparato insegna a stare attenti in classe e a segnare i compiti sul diario. Nel lungo periodo, l’effetto sarà un adulto maturo e che non scappa di fronte alle responsabilità”.
WhatsApp può essere diseducativo alla stessa stregua di qualsiasi altra piattaforma social, i pericoli, per grandi e piccini, arrivano dalla esemplificazione della vita per cui :
- è più facile copiare il problema postato su WhatsApp (o trasferito via mail o messaggio) che non farlo da sé;
- è più semplice sfogarsi nel gruppo che costruire un dialogo con la maestra;
- è più agevole fare i confronti tra i voti dei compagni di classe che farsi carico della sofferenza di un figlio rispetto ad una materia.
Care mamme … c’è molto da riflettere!