L’ autocorrezione del bambino è un concetto spesso ignoto alle mamme, essa è, però, una delle più efficaci strategie di educazione di cui un genitore si possa avvalere.
Personalmente ritengo che tutti se ne dovrebbero avvalere anche gli educatori, gli insegnanti o i nonni e le zie perché rappresenta il migliore strumento che l’adulto possa mettere a disposizione del bimbo per affinarne prima e meglio l’autocontrollo, l’autocritica e l’autonomia.
Cosa significa autocorrezione del bambino?
L’ autocorrezione è una strategia e un’azione insieme, è, di fatto, un modus vivendi che si sostanzia nella costante e sistematica capacità del bambino di mettersi in discussione da solo, individuando e correggendo i propri errori e difetti senza bisogno dell’intervento “punitivo” di un adulto.
Arriva a correggersi da solo quel bambino che sia stimolato alla criticità, ovvero il cucciolo d’uomo che sia capace di mettersi in discussione. Essere critici con sé stessi non vuol dire non amarsi, non significa minimizzare le proprie azioni e nemmeno deve equivalere ad assumere una visuale adulta della vita:
la capacità di discernere il bene e il male arriva, piuttosto, dal riconoscimento e dall’assimilazione delle regole sociali e da una loro costante e coerente applicazione.
L’ autocorrezione, così considerata, non è solo un concetto didattico o scolastico e non può essere nemmeno suggerita ai bambini se non sia prima praticata dagli adulti.
Educa il figlio a valutare se esteso e il proprio agire quel genitore che di giorno in giorno fa personalmente altrettanto. Pertanto il primo buon esempio che possiamo dare ai nostri figli è quello di metterci in discussione ammettendo i nostri errori.
Cara mamma e caro papà, non abbiate paura di discutere con i vostri bambini dei vostri “difetti” ed “errori”.
E’ giusto che i piccoli sappiano che la perfezione non è cosa di questo mondo, mentre è lecito ed è corretto protendere sempre verso il miglioramento di sè e delle proprie azioni.
Un esempio pratico di stimolazione all’ autocorrezione del bambino: fermare il pianto, l’ansia o la rabbia analizzando criticamente la circostanza che ha scatenato il disagio.
L’ autocorrezione parte dalla gestione delle emozioni, per interpretare i propri comportamenti e correggerli ogni bambino deve essere capace di governare i suoi stessi sentimenti (come, del resto, ogni adulto dovrebbe sempre fare).
La calma è alla base di ogni azione educativa efficace, ciò va detto senza negare quanto possa essere difficile rimanere calmi in molte circostanze.
Il pianto “inutilmente” liberato è uno dei primi atteggiamenti del bambino difficili da superare ma passibili di autocorrezione già a partire dai 4\6 anni (ovviamente a seconda delle circostanze e della sensibilità del piccolo).
Quando tuo figlio piange, prova a porgli una semplice domanda: “Quello che è successo (quello che ti sta facendo piangere) è una cosa piccola, media o grande?”
Questa domanda può sembrare banale ma non lo è: il quesito aiuta il bambino a guardare la realtà sotto un altro punto di vista, un punto i di vista più oggettivo che lo costringe, anche solo per un momento, a distaccarsi dal dolore.
Ponendo questa domanda ai vostri figli, e all’occorrenza, vi avvicinerete a una filosofia educativa dialogante, a tutto vantaggio della capacità del bimbo di discutere di se stesso e di autoanalizzarsi correggendo in maniera autonoma e sempre più efficace anche i porri errori sino a riuscire (tal volta) a evitarli.