La cronaca italiana è purtroppo ricca di storie che fanno inorridire, che ci portano a nutrire seri dubbi nei confronti del genere umano e ci fanno comprendere quanto possa essere pericolosa l’ignoranza e la superstizione.
Storie che dovrebbero parlare di amore, di famiglia, di protezione sentimenti che possono trasformarsi in una vera e propria condanna a morte.
Come il caso dell’ esorcismo di Maria Ilenia Politanò, una neonata uccisa a soli 50 giorni di vita per il troppo amore, come sostiene in un’intervista esclusiva Elio Costa, oggi Sindaco di Vibo Valentia che all’epoca dei fatti ricopriva la carica di Procuratore Capo a Palmi (RC).
Esorcismo di Maria Ilenia Politanò: un barbaro infanticidio.
Nonostante i fatti risalgano a più di 20 anni fa, i media, in particolar modo la televisione attraverso la trasmissione “A Sangue Freddo”, programma di approfondimento sui casi di cronaca nera e giudiziaria trasmesso sul canale regionale LaC, hanno trattato nuovamente la storia dell’ esorcismo di Maria Ilenia Politanò.
Un orrore difficile da dimenticare, un orrore che ci fa comprendere quanto possa diventare pericoloso l’amore se soggiogato ed esposto ad influenze altamente negative e nocive.
Era il 1994, i giovanissimi Laura Lumicisi e Michele Politanò, rispettivamente di 20 anni e 23 anni, attendevano la nascita della loro piccola.
Purtroppo però la dolce attesa della donna non si era rivelata tale.
Laura infatti raccontava che durante quei 9 mesi, una volta rimasta sola nel suo appartamento al secondo piano di una palazzina situata nella periferia di Polistena, comune in provincia di Reggio Calabria, avvertiva delle strane presenze.
La donna udiva porte che sbattevano, strani scricchiolii, strane ombre, rumori e presenze che lei considerava “non umane” e che la allarmarono al punto tale da chiedere più volte l’aiuto della madre, la 47enne Rosina Lumicisi, che abitava al primo piano dello stesso stabile.
Successivamente due preti si recarono presso la casa infestata per benedirla e, stando al racconto di Laura, mamma della piccola Maria Ilenia Politanò, il parroco della chiesa madre aveva detto loro che avrebbe dovuto celebrare una messa nell’abitazione.
Non soddisfatti di questo, intenzionate a scacciare quelle strane presenze che infestavano la loro casa, madre e figlia contattano alcuni parenti a Roma, tra cui Mirella Lumicisi, sorella di Rosina, e suo marito Vincenzo Fortini.
Sarà poi un altro parente a contattare una maga di Roma, Francesca Giananti, in arte Yvette Duval, che li convinse che una fattura a morte incombeva sulla partoriente e sulla creatura che portava in grembo, avvisandoli che senza il suo aiuto la donna sarebbe morta di parto mentre la piccola non avrebbe superato i 6 mesi di vita.
Per liberare la casa dagli spiriti maligni, e garantire un futuro sereno alla giovane famiglia, la Duval chiese 25 milioni di lire, somma che una lunga trattativa con il parente che l’aveva contattata fece scendere a 3 milioni di lire.
Quello sarà l’inizio di un delirante ed allucinante incubo familiare.
Esorcismo Maria Ilenia Politanò: la preparazione e l’abominevole rito.
Dopo la nascita della bambina le preoccupazioni della famiglia aumentarono, la piccola continuava a piangere, un pianto inconsolabile che nessuno tra genitori, nonna e zii riusciva a calmare.
Nessuno pensò di contattare un medico ma decisero di affidarsi nuovamente alla maga che, dopo aver raggiunto la famiglia Politanò/Lumicisi a Polistena verso la fine dell’estate del 1994, affermò che la neonata era posseduta dal demonio.
La Duval rimase nell’abitazione per circa 2 settimane, in quel periodo l’intera famiglia visse l’angoscia delle presenze demoniache, persuasi dalla maga che forniva loro continue dimostrazioni dei suoi poteri facendo spostare un tavolino o parlando con i morti attraverso una tavola ouija.
Tutta la famiglia, sempre più convinta della presenza del maligno, in preda ad una vera e propria suggestione collettiva, iniziò a prepararsi per l’ esorcismo di Maria Ilenia.
I genitori della bambina, Laura e Michele, come anche la madre Rosina e la sorella Mirella, gli zii Vincenzo Fortini e Domenico Lumicisi e la cugina Maria Barnabà, erano così certi dei poteri della maga al punto che le diedero una lauta ricompensa e non protestarono quando questa tornò a Roma non prima di aver “trasferito” i suoi poteri alla Barnabà, a Fortini e a Domenico Lumicisi.
Questi ultimi, nei giorni di preparazione all’ esorcismo di Maria Ilenia, si convinsero di essere rispettivamente la reincarnazione della Madonna di Lourdes, di Padre Pio e di San Francesco o il Creatore.
In quei giorni nessuno poté dormire o magiare, l’unica azione concessa era la preghiera per quella piccola creatura che continuava a piangere.
Il brutale rito, l’ esorcismo di Maria Ilenia ebbe inizio la notte rea l’11 e il 12 settembre del 1994, quando i vaneggiamenti di Fortini arrivarono all’apice.
Adagiata su di un tavolo adibito ad altare sacrificale, la piccola di appena 50 giorni di vita venne percossa, seviziata, picchiata, scossa, tutto affinché il demonio lasciasse il suo corpicino.
All’ esorcismo di Maria Ilenia erano presenti 8 persone: il padre Michele Politanò, Vincenzo Fortino, esecutore materiale del rito che ha provocato la morte della piccola, Domenico Lumicisi, nonna Rosina, lo zio Vincenzo Lumicisi, la zia Marisa Pettè, Maria Barnabà e Mirella Lumicisi.
Tra i partecipanti al rito mancava Laura Lumicisi, mamma della bambina, la donna preferì andare in chiesa sin dalla mattina presto per pregare affinché la piccola si salvasse.
Nessuno dei presenti all’ esorcismo di Maria Ilenia fece nulla per fermare quelle atrocità, tutti rimasero inermi di fronte alle dolorose sevizie inflitte alla piccola, una crudeltà che ebbe fine solo quando sopraggiunse la morte.
Una volta rinsavito, Fortini prese il corpo esanime della bambina e, alle ore 11:25 del 12 settembre, si recò all’ospedale “Santa Maria degli Ungheresi” di Polistena, lì consegnò la piccola ai medici che non poterono far altro che constatarne la morte risalente a circa 6 ore prima.
Esorcismo Maria Ilenia: il processo.
La polizia non impiegò molto a comprendere la situazione, anche perché la famiglia non negò mai di aver organizzato l’ esorcismo di Maria Ilenia.
L’autopsia effettuata sulla neonata rilevò che la stessa era morta per arresto cardiocircolatorio conseguente ad emorragia cerebrale diffusa provocata da percosse sulla scatola cranica e da energico scuotimento della vittima trattenuta per gli arti inferiori.
La bambina avrebbe compiuto 2 mesi il successivo 22 settembre.
Le indagini portarono all’arresto di Vincenzo Fortino e Domenico Lumicisi, entrambi accusati di omicidio pluriaggravato, mentre furono arrestati con l’accusa di concorso in omicidio i genitori della bimba, nonna Rosina, Vincenzo Lumicisi, Marisa Pettè e Maria Barnabà. Solo Mirella Lumicisi evitò il carcere perché malata di sclerosi multipla.
Tutti vennero rilasciati dopo 9 mesi di custodia cautelare, solo Fortini restò in prigione per 13 mesi.
Il 3 maggio del 1996 la Corte d’Assise di Palmi assolverà tutti gli imputati e condannerà solo Vincenzo Fortini a 18 anni di reclusione perché ritenuto l’unico che materialmente provocò la morte la piccola picchiandola e seviziandola durante il rito.
Alla condanna non fu aggiunta l’aggravante della crudeltà proposta dal pm perché, secondo la corte, l’uomo non agiva nel pieno delle sue facoltà perché convinto di essere padre Pio.
La maga invece, che non era presente all’ esorcismo di Maria Ilenia pur avendolo suggerito prima di lasciare l’abitazione, fu condannata solo per truffa 1 anno e 8 mesi.
Non vi sono parole adatte per descrivere l’ esorcismo di Maria Ilenia, una storia a dir poco agghiacciante dove l’ignoranza si intreccia con la superstizione dando origine a qualcosa di abominevole.
Poco dopo la sentenza di condanna per Fortini, Laura Lumicisi in lacrime esclamerà “Mia figlia non torna”, quella stessa bambina che lei ha amato al punto tale da determinarne la morte.
<<Man mano che sono andato avanti nelle indagini – ha dichiarato Costa – mi sono accorto che queste due persone sono state convinte a comportarsi in modo del tutto anormale, in modo del tutto anomalo rispetto all’amore che loro nutrivano nei confronti della bambina>>.
Azioni che vanno al di là di ogni immaginazione ma che sono la prova tangibile di quanto possa essere pericolosa l’ignoranza.