Qualcuno la definisce violenza “correttiva” ma è, a mio parere, solo un misero tentativo di mascherare la brutalità di un gesto che deve essere condannato piuttosto che giustificato.
La violenza è e resta tale, non può essere associata all’educazione men che meno essere interpretata come un’azione “correttiva” nei confronti di chi non si vuole accettare perché considerato “sbagliato”.
Una condizione che fa ancora più male se perpetrata all’interno del nucleo familiare.
Stupra la figlia di 16 anni perché gay: padre condannato a 21 anni di carcere.
Questa agghiacciante storia ha avuto inizio diversi anni fa, una vicenda che solo oggi le due sorelle, ormai diventate donne ma all’epoca dei fatti erano considerate adolescenti, hanno deciso di denunciare nel tentativo di poter avere una vita normale.
Il tutto ha avuto inizio negli anni ’80 a Coventry, città inglese situata nella contea delle West Midlands.
In quel periodo il padre, oggi 54enne, la cui identità non è stata resa nota al fine di proteggere le due vittime, stupra la figlia minore che subisce i suoi abusi per circa 3 anni, fino a quando decide di lasciare quella che per lei era diventata ormai una casa degli orrori.
Nel farlo la ragazza pensò che la sorella di 16 anni, che aveva dichiarato ai propri genitori di essere gay, non avrebbe corso alcun rischio perché il padre non l’avrebbe mai toccata per la sua dichiarata omosessualità.
Purtroppo non fu così.
In seguito il padre stupra la figlia 16enne per dimostrarle quanto possano essere migliori i rapporti con gli uomini.
A dichiarare ciò è il giudice Andrew Lockhart del Crown Court Warwick che ha riconosciuto in quest’ultima violenza l’aggravante dell’omofobia. Rivolgendosi all’uomo ha dichiarato:
<<Hai reagito mostrando rabbia vera e incontrollata, hai deciso di violentarla per mostrare a lei perché sarebbe stato meglio avere rapporti con gli uomini rispetto alle donne. Lo stupro è aggravato dal degrado e dall’umiliazione. Il reato ha dimostrato la vostra ostilità verso lei perché gay>>.
Il giudice ha confermato di aver ascoltato entrambe le due donne che sono state gravemente danneggiate a livello psicologico dagli abusi subiti.
<<Ascoltare uno delle due vittime raccontare il suo senso di colpa nel lasciare da sola la sorella ad affrontare voi è stato per me la più straziante delle prove>>.
Il padre che stupra la figlia minore e la 16enne dopo che questa si era dichiara apertamente omosessuale è stato ritenuto colpevole di tre accuse di stupro, nove di offesa al pudore e uno di indecenza nei confronti di un bambino.
Condannato a 21 anni di carcere, il 54enne non potrà beneficiare della libertà vigilata finché non avrà scontato due terzi della pena (solitamente tale possibilità viene data dopo aver scontato metà della pena). Inoltre verrà registrato come molestatore sessuale per il resto della sua vita.
Un portavoce del NSPCC (National Society for the Prevention of Cruelty to Children), società nazionale che combatte contro gli abusi su minori nel Regno Unito, ha così commentato il caso del padre che stupra la figlia:
<<Le vittime hanno dimostrato un’incredibile coraggio nel parlare e assicurare che quest’uomo sia stato portato davanti alla giustizia […] Questo caso dimostra che i sopravvissuti di abusi saranno ascoltati, non importa quanto tempo fa è accaduto o chi era l’aggressore. Non hanno bisogno di soffrire in silenzio>>.
Denunciare, sempre!
Fonte: Coventry Telegraph