Una mamma fa tutto il possibile per il proprio figlio, fin dai primi istanti di vita vuole garantirgli solo il meglio.
Il problema può nascere quando il meglio non corrisponde all’idea che la mamma ha o a quello che le è stato fatto credere sia il giusto comportamento da adottare.
Vogliamo raccontarvi l’esperienza drammatica di una mamma che decide il meglio per il suo bambino, un neonato allattato al seno, una decisione naturale e sempre auspicabile ma che per lei, in determinate condizioni speciali, si trasforma in un incubo dall’epilogo tragico.
Neonato allattato al seno muore 17 giorni dopo
Facciamo una premessa alla storia che vogliamo raccontarvi.
Per evitare possibili fraintendimenti o strumentalizzazioni dell’articolo, sottolineiamo fin da subito che l’allattamento al seno è la forma più naturale e conveniente di allattamento, i vantaggi sono sempre stati ampiamente dibattuti ma sempre confermati dalle autorità più competenti come l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) che raccomanda l’allattamento al seno in maniera esclusiva fino al compimento del 6° mese di vita.
Lo stesso ente ribadisce come sia importante inoltre che il latte materno rimanga la scelta prioritaria anche dopo l’introduzione di alimenti complementari, fino ai due anni di vita ed oltre, e comunque finché mamma e bambino lo desiderino.
Nel nostro sito abbiamo più volte raccomandato l’allattamento al seno come forma d’elezione di allattamento e abbiamo esortato tutte le mamme a provarci e a chiedere l’aiuto di consulenti per farsi aiutare.
Dunque la storia che vogliamo raccontarvi NON è una storia che vuole sminuire in nessun modo l’allattamento al seno esclusivo ma che vuole far condividere una situazione tragica che si è creata, presumibilmente, proprio per la trasmissione di informazioni sbagliate o incomplete a riguardo.
La storia del neonato allattato al seno che subisce un arresto cardiaco poche ore dopo
La madre protagonista del racconto si chiama Jillian e ricorda come se fosse ora quel giorno di 5 anni fa quando il suo piccolo Landon nasce con taglio cesareo, perfettamente sano, 3360 grammi e indice di Apgar 8 e 9, dunque perfettamente reattivo.
Non vi sono evidenze che il neonato avesse patologie pregresse che ne hanno poi pregiudicato la salute in modo ulteriore, in nessuna delle fonti citate ne viene menzionata alcuna.
Due ore e mezzo dopo viene riportato dalla mamma per essere allattato per 15 minuti ogni 1-2 ore secondo il protocollo dell’ospedale in cui si trovavano, cosa che per altro può essere discutibile, essendo l’allattamento a richiesta del piccolo e non sempre corrisponde a questa tempistica.
I dubbi che vogliamo sollevare, ancora una volta lo vogliamo ribadire, non sono relativi alla fondatezza della storia ma purtroppo proprio al contesto in cui si è sviluppata, che ha creato le condizioni per un disagio della mamma tale da non ascoltare i suoi primi dubbi sulla salute del bimbo.
Sia nei corsi preparto, i libri letti, che in reparto, le era stato detto di allattarlo subito e fare in modo che l’allattamento materno fosse esclusivo, ciò vuol dire senza l’uso di aggiunte di formula o altro. Il concetto è senza dubbio vero e fondato, tanto più che spesso la montata lattea avviene solo a distanza di qualche giorno. D’altro canto è pur vero che il malessere del bambino doveva portare ad una valutazione più personalizzata.
Fin da subito Jillian si rende conto che il suo latte è poco e il neonato allattato al seno si lamenta continuamente.
Spinta dal reparto nursery a non mollare, Jillian prosegue l’allattamento al seno esclusivo, facendosi aiutare da qualche tisana che prometteva di aumentare la produzione di latte.
Tutti sostenevano che andava tutto bene e che il piccolo se la stava cavando bene, aveva avuto solo un calo di peso fisiologico del 10% in due giorni, nulla di preoccupante.
Nessuno le aveva detto che avrebbe potuto avere un problema con l’allattamento e, soffrendo della sindrome da ovaio policistico, per una questione ormonale, avrebbe potuto avere una predisposizione fisiologica produrre meno latte. Le tisane non sarebbero bastate per un allattamento esclusivo.
Tutti le dicevano solo di continuare, il neonato allattato al seno sarebbe stato bene
Tutti la incoraggiavano, le dicevano di non preoccuparsi, benché fosse stato segnalato un problema con la produzione di latte, le era stato detto che era di qualità eccellente e avrebbe potuto farcela come facevano tutti, non aveva nessun problema importante che poteva compromettere l’allattamento.
Eppure il neonato allattato al seno continua a piangere e a tentare di succhiare disperatamente il latte dalla mamma, una tragedia orribile soprattutto ripensata a posteriori.
Il primo giorno il piccolo rimane attaccato per più di nove ore, il secondo giorno per ben 14!
Che colpe si possono dare ad una madre primipara che segue i consigli che le vengono dati da “esperti”?
Jillian è ora divorata dal rimorso di non essersi imposta e di non aver voluto indagare quel pianto continuo.
Malgrado tutto il neonato allattato al seno viene dimesso due giorni e mezzo dopo
Landon continuava a piangere, a cercare il seno della sua mamma, a succhiare, tanto che probabilmente bruciava più calorie nel cercare nutrimento che nel latte in sé che riusciva ad assumere.
Inoltre, sporcava e bagnava pochissimi pannolini.
“I neonati non dovrebbero piangere tutto il tempo ma solo mangiare, dormire e sporcare pannolini, se invece sono agitati e piangono deve esserci qualcosa che non va.”
Jillian ricorda questo a tutte le mamme e di seguire il loro istinto, anche per niente, è meglio che non perdere il proprio figlio così. Lei avrebbe dovuto capire che qualcosa non andava ma soprattutto ribadirlo a gran voce in nursery.
Solo 12 ore dopo il piccolo Landon subisce un arresto cardiaco dovuto a disidratazione
Dodici ore dopo il ritorno a casa, Landon viene riportato in emergenza in ospedale.
I medici riescono a salvarlo ma constatano un grave danno cerebrale dovuto ad ipossia. Il bimbo è disidratato, ha la pressione bassissima ed è in ipotermia, tutte conseguenze della disidratazione.
Il bimbo viene costantemente tenuto in vita da una macchina che verrà spenta 15 giorni dopo.
Dalle fonti l’unica causa citata è la disidratazione proveniente da una inappropriata nutrizione.
Ora Jillian e Jarrod e hanno due splendide bimbe: Stella di 4 mesi e Aliona di 18 mesi, con entrambe, la mamma ha avuto un allattamento di tipo misto e le piccole stanno benissimo.
Ricordano sempre il loro fratellino che imparano ad amare con i racconti di mamma e papà e guardando le sue foto appese in casa, ogni anno festeggiano il suo compleanno, quest’anno sarebbe andato al suo primo anno di asilo…
Jillian si fa mille domande e sensi di colpa:
“Se gli avessi dato anche solo un biberon…”
“Ero al mio primo figlio, dopo un cesareo, non potevo immaginare tutto questo, avrebbero dovuto dirmelo…”
Ora la mamma cerca di divulgare questa storia per rendere le mamme consapevoli.
Lei stessa conferma che l’allattamento materno è la cosa migliore (Breast is best) ma potrebbero esservi circostanze in cui vale la pena farsi delle domande, indagare, chiedere ulteriori pareri e consulenze. Ecco perché con le sue due figlie poi ha optato per l’allattamento misto. Non si deve mai comunque dar nulla per scontato.
Comprendiamo la pena di Jillian che si sente completamente responsabile per la tragica scomparsa del figlio, possiamo solo dire che si è affidata probabilmente a persone che non le hanno dato i consigli migliori nella sua specifica situazione.
E’ ovvio che l’allattamento materno sia la cosa migliore ma, ancora meglio, se ci sono problemi, è la vita del bambino ad ogni costo, contro ogni convinzione o ideologia estrema.
Questo è il messaggio che Jillian vuole far passare nel racconto che lei stessa fa per Fedisbest.org, un blog che fa capo ad un’associazione senza scopo di lucro che porta avanti proprio questo tipo di aiuto per le mamme.
Una situazione particolare, un episodio tragico che non vuole sminuire l’allattamento al seno ma piuttosto sensibilizzare su molti problemi che possono avere alcune mamme nell’allattamento materno, forse più di quanti non si pensi o spesso non si confessi per vergogna o senso di inadeguatezza. Forse è stato anche questo a spingere la mamma a soffocare tutti i suoi dubbi e ad andare avanti senza chiedere aiuti ulteriori.
Sulla veridicità del racconto trattato dalle fonti in calce in originale, si è detto molto ma, a tutt’oggi non sussiste una smentita dell’accaduto o la determinazione di quella che viene comunemente definita come bufala. Anche Skepticalob insiste nel dire che non si tratti di bufala ma piuttosto di una sottovalutazione del problema da parte dei cosiddetti lactivist, cioè i sostenitori dell’allattamento ad ogni costo. La fake news è stata più volte erroneamente attribuita alla notizia in sé.
Bisogna sempre comunque sottolineare che il filo è sottile tra raccomandare l’allattamento materno come il migliore, e lo ribadiamo, e il concetto di definire sbagliato a priori, o impossibile, qualsiasi altra scelta.
Latte Materno e Latte Artificiale a Confronto
Fonti: People, Lifestyle.one