Ci sono gravidanze più difficili di altre, parti più difficili di altri.
La tenacia delle mamme, l’appoggio dei papà e la competenza dei medici fanno la differenza ma non solo, a volte ci vuole anche l’altruismo di altre persone, persone sconosciute che però vogliono condividere ciò che hanno per aiutare gli altri.
Nel caso di questo parto con placenta accreta, la donazione di sangue di tante persone è stato il fattore che ha fatto la differenza tra la vita e la morte della mamma.
Placenta accreta e un parto a rischio
Mary e Jerry avevano già tre bambini e si accingevano ad abbracciare il loro quarto.
La gravidanza era proseguita bene ma, alla trentesima settimana, un’ecografia evidenzia un’anomalia nella placenta: Mary soffriva di placenta accreta, una condizione per la quale la placenta cresce in modo troppo consistente intorno alle pareti dell’utero e questo poteva portare alla mancata espulsione parziale o completa durante la fase del secondamento. Di conseguenza la mamma poteva soffrire di emorragie o di infezioni.
I dottori ipotizzano che potesse essere dovuto ai tre parti cesarei precedenti e alle cicatrici interne.
Jerry lavora per l’esercito e si trovava in missione in Medio Oriente quando gli viene comunicato il risultato dell’ecografia. Presto capisce che il parto sarebbe avvenuto prima del tempo e chiede subito la licenza di rientrare appena possibile.
Placenta accreta e emorragia
Quando è cominciato il travaglio, i medici erano già pronti per il peggio: erano già pronte più di 30 unità di sangue per un’eventuale trasfusione.
Il parto cesareo si è svolto secondo il protocollo senza problema e la perdita di sangue è stata minima.
I medici si sono rasserenati e hanno provveduto a prendere in cura il piccolo prematuro che è stato portato nell’unità di terapia intensiva neonatale per essere aiutato con un respiratore.
Jerry ricorda: “Ero sollevato. Tutto si era svolto nel migliore dei modi.”
Placenta accreta: la mamma è in pericolo
Sfortunatamente però la situazione precipita velocemente.
La mamma si sveglia con dei dolori lancinanti e un’emorragia in corso, viene portata in sala operatoria d’urgenza.
Per il marito iniziano 90 minuti da incubo.
“È stata l’ora più lunga della mia vita” ricorda Jerry.
Mary lotta per rimanere in vita, i medici si occupano di fermare l’emorragia e rimuovono la parte dell’utero danneggiata dalla placenta accreta.
Si è trattato di un’operazione particolarmente complessa, che ha richiesto uno sforzo particolare a tutta l’equipe medica presente ma fortunatamente le unità di sangue previste e messe a disposizione grazie alle donazioni di sangue, sono state sufficienti e di fondamentale importanza.
Per Mary è necessario un supporto per la respirazione ma riesce a sopravvivere e dopo lunghe settimane di convalescenza anche a stare bene, forte anche del fatto che il suo piccolo sta bene.
Grazie a tutto quello che è successo la mamma ha capito bene anche l’importanza della donazione di sangue ed esorta tutti ad essere donatori, chiunque possa deve farlo almeno una volta nella vita.
Fonte: Fox5atlanta.com