“Compiti per le vacanze” – è questo uno strano modo di dire, tanto usuale quanto distorto agli occhi di un bambino.
“Mamma, ma se sono in vacanza perché devo fare i compiti?”
Questo articolo è dedicato all’argomento “compiti per le vacanze” con riguardo ai bambini della scuola primaria.
I compiti per le vacanze vanno distinti da quelli quotidiani, i cosiddetti compiti a casa.
I compiti a casa hanno diversi scopi positivi:
- permettono al genitore di rendersi conto del livello di apprendimento del bambino nonché del percorso didattico,
- consentono al piccolo di fare esercizio di autonomia, ovviamente ciò vale nella misura in cui il bambino svolga da solo i suoi compiti,
- e aiutano il cucciolo d’uomo a sperimentare quanto sia importante avere una corretta gestione del proprio tempo nell’arco di 24ore.
La mole di compiti assegnati (questo vale sia per i compiti delle vacanze che per quelli quotidiani) dovrebbe sempre essere sostenibile; dovrebbe avere cura delle capacità soggettive (oltre che collettive); dovrebbe tenere conto dell’età del bambino e non dovrebbe mai trascurare l’importanza che nella vita del piccolo hanno sport e socialità (laddove per inserirsi nel tessuto sociale e per svolgere un’attività sportiva è indispensabile avere del tempo a disposizione).
Quando il bambino viene sovraccaricato di compiti (compiti quotidiani e compiti per le vacanze) gli obiettivi propri dello studio casalingo vengono tutti meno.
Assegnare troppi compiti è sempre sbagliato, non aiuta il bambino a conquistare le sue autonomie e, al contrario, diviene fonte di stress per il piccolo e per la sua famiglia!
Se una giusta dose di compiti quotidiani può trasformarsi in una buona opportunità di crescita, lo stesso può dirsi per i compiti per le vacanze?
I compiti a casa dovrebbero essere svolti sempre in autonomia, in una condizione di calma e con la massima concentrazione.
I genitori non necessariamente devono correggere i compiti a casa: la correzione dello studio domestico spetta alla maestra e non alla mamma, solo così il bambino imparerà l’autonomia. Naturalmente educare un piccolo studente all’autonomia è una scommessa e un’avventura che pretende la complicità di scuola e famiglia e non può avere luogo se e quando la mole di lavoro sia insostenibile per il bambino.
Un discorso a parte meritano i compiti per le vacanze:
la vacanza natalizia, pasquale o estiva potrebbe essere per il bambino un’occasione di assoluto riposo; un periodo da dedicare ai propri interessi (tra i quali sarebbe auspicabile che vi fosse la lettura, l’arte, la musica); un momento della vita da condividere con la famiglia senza obblighi né imposizioni.
Personalmente ho sempre creduto che la vita debba essere la prima palestra culturale:
il supermercato è un laboratorio di matematica sfruttabile pesando le mele, leggendo le scadenze, sommando i prezzi e controllando le quantità; i viaggi sono la migliore occasione per masticare cultura perché non c’è luogo che non abbia una storia; i nonni sono un patrimonio di sapere e già solo imparare a cucinare le polpette accresce competenze importanti e formative per il bambino.
I compiti per le vacanze sono sempre percepiti come un’imposizione, questa percezione non appartiene solo al bambino, che lo confessino o no, appartiene a tutti i genitori.
Troppo spesso l’assegno è così lungo da doverlo dividere nei giorni riuscendo, a stento, a salvare qualche ricorrenza col crisma della festa riconosciuto da un bel cerchio rosso sul calendario.
- Se un bimbo è travolto dai compiti non lavorerà con partecipazione;
- se un bimbo studia con l’ansia di finire non assimilerà criticamente alcun contenuto;
- se il lavoro sui libri non è recepito come una possibilità il cucciolo d’uomo non amerà mai lo studio né la conoscenza.
E’ importante che i bambini non recepiscano l’astio dei genitori:
se una maestra assegna tanti compiti, andare a parlare col docente per discutere del carico di lavoro è la sola cosa opportuna da fare. All’opposto parlare male della maestra in casa equivale a massimizzare l’ansia del bambino verso i compiti e verso lo studio, il che non favorisce per nulla un buon approccio alla scuola e al sapere.
La scuola e la famiglia dovrebbero stimolare l’amore per la conoscenza ispirando il bambino a crescere studiando e a scoprire che lo studio non è solo figlio dei libri di scuola.
Questo difficile percorso di amore per la sapienza pretende che non vi siano imposizioni ma stimoli.
Da mamma, per quanto il mio ruolo mi imponga di indirizzare i miei figli a completare tutti i compiti per le vacanze, non posso non vivere l’assegno natalizio, pasquale o estivo come una costrizione da cui il bambino potrebbe ben essere liberato. E non si dica che il piccolo che non fa i compiti dimentica ciò che ha appreso. Come chiarito poc’anzi, la vita è piena di occasioni per scrivere, leggere e fare di conto.
All’opposto sono, invece, una di quelle madri che apprezza pochi compiti assegnati a casa quotidianamente e nei giorni lavorativi, in particolari modo lo studio orale. Per i motivi esposti in apertura di questo articolo, un misurato studio casalingo quotidiano e legato al lavoro scolastico è certamente una buona possibilità di crescita per il bambino.
Gli adulti, maestre e genitori, dovrebbero avere e applicare un congruo senso della misura nell’educazione dei bambini e i compiti per le vacanze, come quelli casalinghi, non debbono sfuggire al concetto di educazione, essendone infine uno strumento.