Franco Gatti ospite di Silvia Toffanin a Verissimo. Entra in studio e confessa subito che era un po’ di tempo che non ritrovava il suo pubblico, resta felicemente coinvolto dall’applauso affettuoso che riceve dalla platea.
74 anni compiuti il 4 ottobre, dallo scorso aprile non fa più parte dei “Ricchi e Poveri”. Si è dedicato alla casa e alla famiglia seguendo un bisogno profondamente sentito dopo una grande disgrazia. La sua vita è stata fortunata, lo dice lui stesso, eccetto che per quel momento triste e drammatico che lo ha profondamente segnato: la morte del figlio Alessio.
“La mancanza di mio figlio mi pesa tutt’oggi, sempre. Ma ho anche avuto la fortuna di averlo per 22 anni”, e si commuove Franco Gatti mentre ricorda il suo ragazzo.
Da quando è mancato suo figlio, Franco Gatti trova conforto nel volo di un gabbiano che si aggira intorno alla sua casa e che l’artista ricorda posarsi sulla sua terrazza. Il cantante romanticamente immagina che nel libero volo di quel bianco uccello vi sia la memoria del suo ragazzo; “ mi viene a salutare” , dice dolcemente durante l’intervista.
Il gabbiano come simbolo e memoria del figlio perduto, ecco cosa racconta franco Gatti a Silvia Toffanin:
“Eravamo a Mosca un giorno, per un concerto.
Dall’albergo, ero alla finestra e guardo fuori, vedo passare un gabbiano o perlomeno qualcosa che assomigliava a un gabbiano. Allora dico: “Al centro di Mosca un gabbiano”, era un po’ una cosa strana. Però è passato e mi ha girato un’altra volta intorno e poi se ne andò.
Allora devo pensare che ci sia qualcosa di vero e che non sono andato fuori di testa. Voglio credere che Lui venga a salutarmi e io ci credo!”
Franco Gatti racconta di un figlio grande ma non ancora adulto, nel senso stretto del raziocinio e della responsabilità piena, un uomo appena uscito dall’adolescenza ma ancora “a rischio” come lo sono tutti i giovani di quell’età.
“Si sentiva quasi immortale”, dice il papà e confessa che, come ogni giovane, rischiava di cadere “vittima” di qualche bravata. “Purtroppo l’ultima che ha fatto non l’ha risolta”, e aggiunge Franco Gatti: “I giovani ogni tanto hanno i fuori di testa: “Voglio provare la cosa che non ho mai provato!”.
Quello che rivela commosso questo padre è tristemente e pericolosamente vero.
C’è stato qualche giornale che ha imputato la morte del figlio di Franco Gatti alla droga: il ragazzo non era drogato.
In quel periodo prendeva degli psicofarmaci per un periodo particolare che viveva ed è deceduto per un mix occasionale e casuale di sostanze, una spacconata di un momento.
I test medici hanno confermato che non era dipendente dalle droghe.
La tragedia di Alessio deve far riflettere tutti e grande è il coraggio con cui il papà la condivide pubblicamente.
Ha pagato la sua “spacconata”, ha detto Franco Gatti. Grazie alle parole del padre, Alessio può diventare un esempio per i giovani: a tutti può capitare di voler varcare un limite pericoloso ma prima di farlo è bene osservare tragedie come questa. E’ bene non sentirsi invincibili.
Alessio ha pagato con la vita, Franco Gatti e sua moglie pagano il prezzo di dover sopravvivere alla morte di un meraviglioso figlio sano, ricco di talenti e amato profondamente.
Sono passati 3 anni e mezzo dalla perdita di Alessio ma è come se la tragedia che ha colpito Franco Gatti fosse accaduta ieri. Nel suo cuore di papà e nel cuore della mamma il dolore resta enorme.
Quest’uomo straordinario riconosce a sua moglie il dolore più profondo, quello di una madre che ha generato un figlio e con lui ha perso una profondissima parte di sé.
“Una volta un saggio mi aveva detto che un figlio è più importante di tutte le cose che ci sono […], ora lo verifico ed è proprio così”, con queste parole Franco Gatti riassume tutto il senso del suo dolore e da mamma questa frase mi ha profondamente colpito.
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