Il rischio di abuso sui minori (sia che si tratti di intima violenza su un minore, sia che si tratti di sopruso fisico o morale) aumenta ogni qual volta l’aggressore si trovi , per professione o circostanze di vita, in una condizione in cui gli è facile entrare in contatto con i bambini, frequentandoli anche “lontano” dal controllo genitoriale.
Non a caso maestri, uomini di chiesa, parenti stretti e fidati sono tra le categorie più “annoverate” nei grigi e tristi elenchi dei persecutori di bambini.
E’ di queste ore la notizia di un’altra violenza su un minore perpetrata da un uomo di chiesa.
Padre Joao da Silva, 54 anni, sacerdote presso la Chiesa di Minas Gerais, in Brasile, avrebbe abusato di una bimba di 5 anni.
La violenza su un minore è un atto vile che toglie al bambino tutta la sua gioia, la spensieratezza, l’innocenza e dentro scava tunnel di dolore, silenzio e paura.
Gli scabrosi incontri si sarebbero consumati la scorsa estate, quando i genitori della piccola l’avevano affidata alle cure del prete per alcune lezioni di inglese.
La violenza su un minore è un dolore che il bambino subisce inerme e mortificato, ma al contempo è un “cancro” di cui il piccolo sente di doversi liberare. Pertanto, nel tentativo di opporsi al male ricevuto e di difendersi, il piccolo abusato invia ai genitori dei segnali. In questo caso la bambina ha fatto alcuni disegni che hanno messo in allarme mamma e papà. Oltretutto manifestava paura verso gli estranei e prendeva le distanze dagli uomini, anche il rapporto col papà non sembrava più lo stesso a causa della ritrosia della bambina. I comportamenti sospetti si sono rivelati fondamentali indizi.
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A breve partirà il processo contro Joao da Silva accusato di violenza su un minore. Per l’infamia che porta con sé, questo reato meriterebbe sempre punizioni severissime e non dovrebbe mai essere in nessun modo giustificato.