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Psicologia: quando rivolgersi ad uno psicologo

di Dott. Giuliano Gaglione

02 Settembre 2011

Il mal d’animo: la tristezza, l’apatia, la comunicazione interrotta o sofferta, nei casi più gravi la depressione … curarsi è possibile, ma richiede la giusta assistenza medica.

Un evento importante o traumatico, una malattia propria o altrui, come un cambiamento di vita si possono accompagnare ad un disagio psicologico dell’individuo.

A chi si deve rivolgere una persona che si senta in un momento preciso della sua vita emotivamente fragile?

Da tempo si discute sulla opportunità di associare al medico di base anche uno specialista dell’animo umano, ovvero uno psicologo.

Ce ne parla il Dottor Giuliano Gaglione, esperto psicologo per Vita da Mamma:

Medico e psicologo di base, in futuro potrebbero collaborare

Al Convegno: “Il camice Invisibile. La Psicologia Clinica in ambito Sanitario”, evento organizzato dall’Ordine degli Psicologi della Regione Campania in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici presso il Palazzo Serra di Cassano a Napoli e tenutosi il giorno 21 Marzo 2011 si è discusso circa la possibilità di creare una rete tra Medici Generici e Psicologi di Base.
Spesso molte persone si recano dal Medico di Base per questioni non squisitamente fisiche, ma che sottendono un disagio di tipo emotivo, comportamentale, relazionale, esistenziale…insomma, psicologico (si stima sia almeno il 50% delle richieste); in particolare sono numerosi i casi di soggetti affetti da patologie psicosomatiche ai quali viene garantito un intervento limitato ai sintomi fisici senza tuttavia affrontare le dinamiche personali sottostanti quel determinato disturbo.

Il legame medico-psicologo di base inizialmente potrebbe destare sorpresa, tuttavia questa proposta è talmente realistica che è stata presentata come progetto di legge al Parlamento

Gli utenti probabilmente si sentirebbero in difficoltà nel trovarsi al cospetto di un “curatore della mente” in quanto sospetterebbero una implicita discriminazione e il giudizio sociale: difatti in uno studio datato 2008 si è riscontrato che solo il 5,5 % degli adulti si è recato da uno psicologo sia per motivi prettamente clinici sia per altri tipi di situazioni, ovvero orientamento, formazione e selezione.

In realtà presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute dell’Università La Sapienza di Roma è stata già messa in pratica l’iniziativa di compresenza tra queste due figure professionali: tale esperienza ha avuto un rinomato successo, difatti nell’arco di 3 anni ogni psicologo si è trovato al cospetto di circa 700 utenti, ha adottato tecniche di intervento su circa 120 casi e ne ha approfonditi più o meno 15; attraverso questa rete professionale si è riscontrato un risparmio della spesa farmaceutica del 17% equivalente a 75.000 euro in un anno.

Non potrei provare altra emozione se non gioia per questo tipo di proposta; reputo che la sua messa in atto comporterebbe una soddisfazione globale per l’intera utenza, la quale si sentirebbe “accolta” sia da un punto di vista fisico, che mentale.

Inoltre questa attività potrebbe essere un’importantissima finestra sul mondo del lavoro che vedrebbe come protagonisti molti psicologi i quali, dopo anni di sacrifici, si trovano, loro malgrado, senza un’occupazione o con un lavoro che non soddisfa le loro aspettative: questa potrebbe essere un’occasione più unica che rara per dimostrare che la nostra figura professionale ha come sola finalità quella di garantire benessere agli individui, alle famiglie, all’intera società.

Dunque, da un lato mi viene da esclamare: “… magari si realizzasse questo sogno !”, dall’altro ritorniamo nel mondo reale e non molliamo: se e quando ci sarà possibile, cerchiamo di scendere in campo non tanto per dimostrare agli altri quanto valiamo, quanto a noi stessi.



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