Un femminicidio è un delitto orrendo, come lo è qualsiasi delitto perpetrato contro la vita umana, assume connotati peggiori , se può esserci un peggio, perché avviene spesso in un contesto di violenza continua, ricatti, paure, una tortura che sfocia nell’ultima drammatica azione conclusiva.
La vittima è un soggetto debole, impaurito, che pensa di non avere alternative o di non poter essere capito e dietro ad una donna spesso c’è una mamma, dietro alla quale c’è un figlio che vive con la stessa intensa drammaticità tutti gli eventi e li subisce fino all’atto estremo. Si parla poco degli orfani dei femminicidi, vittime silenziose costrette a continuare a vivere senza i loro punti di riferimento.
Gli orfani dei femminicidi: le vittime di cui non si parla spesso
Il femminicidio raccoglie su di sé tutta l’attenzione che merita ma è un evento che coinvolge più soggetti che devono rimanere a sopravvivere elaborando questo dolore. Non solo la famiglia di origine della donna ma spesso anche i figli che rimangono.
Non è raro che anche il padre si tolga la vita dopo il delitto e se rimane sarà sempre un soggetto da gestire con estrema cautela e che di fatto muore agli occhi del figlio che sa e che ha vissuto gli eventi direttamente o indirettamente.
Se la donna dunque è la vittima del femminicidio, le altre vittime silenziose sono proprio i bambini, gli orfani dei femminicidi che sono troppo spesso dimenticati.
Sono le cosiddette vittime della violenza assistita, cioè testimoni della violenza sulla madre che diventano gli orfani dei femminicidi compiuti da un uomo, spesso il padre.
Nel giro di circa un decennio in Italia si contano oltre 1.600 orfani dei femminicidi.
Gli orfani dei femminicidi rappresentano una realtà che spesso non si immagina ma che esiste e porta con sé sofferenza e problemi, spesso anche pratici perché questi bimbi finiscono in case famiglia o in affido o ancora diventano soggetti contesi tra vari familiari. Anche loro, indirettamente, finiscono per essere vittime di quella stessa violenza che ha strappato loro la mamma.
A parlare di queste piccole vittime è stato un convegno tenuto il 21 settembre presso una sala della Camera dei Deputati a Montecitorio: ‘Switch off: orfani speciali dei femminicidi’, organizzato dall’Università di Napoli, in collaborazione con l’associazione D.i.Re. – Donne in rete contro la violenza.
Cosa subiscono gli orfani dei femminicidi?
Secondo il parere di Oria Gargano, presidente dell’associazione Be Free contro tratta, violenze e discriminazioni nei confronti delle donne
“I casi di violenza rappresentano una cifra enorme. E i bambini che assistono alla violenza dei padri sulle loro mamme presentano gli stessi sintomi dei bambini vittime di violenza diretta.”
Sicuramente “occorre abbattere il muro del silenzio” sostiene Anna Costanza Baldry, psicologa e coordinatrice del progetto a capo del convegno.
Dagli interventi di sostegno realizzati nei confronti di questi minori, si è evidenziato come questi vivano una condizione di disagio psicologico totale e debbano al contempo elaborare e superare la perdita della mamma e spesso del papà, avvertire il dolore e la repulsione per le condizioni di quest’ultimo, una solitudine senza paragoni con l’emergere non raro di sensi di colpa per non avere potuto reagire, parlare o evitare ciò che è accaduto.
La maggior parte non accetta di parlare e preferisce nascondersi in un silenzio spesso ostinato fino al patologico.
La testimonianza di due zii affidatari di orfani di femminicidi
Su La Stampa la testimonianza di due zii affidatari di orfani di femminicidio di 8 e 10 anni. Nelle loro parole una realtà disarmante di bambini che devono affrontare un dolore immenso, paragonabile a tre in una volta sola:
– Il dramma degli orfani perché perdono i loro genitori, in un incubo ancora più terribile, dove chi dovrebbe prendersi cura di mamma la uccide, un imprevisto inimmaginabile.
– Il dramma della guerra perché nella loro casa è come se si fosse scatenata una guerra orribile, preceduta da urla, litigi a cui hanno fatto seguito il sangue e la morte.
– Il dramma dei terremotati perché questi orfani di femminicidi come i piccoli terremotati perdono la loro casa, le loro cose, i loro giochi, il loro ambiente, che è letteralmente devastato.
Nelle loro parole tutta la semplicità di non riuscire ad elaborare l’accaduto, dover ascoltare i commenti di altri, le foto di mamma e papà sui giornali,..
Orfani dei femminicidi: il dolore anche fisico
Dai racconti emerge chiaro che spesso il dolore diventa fisico, i bambini soffrono di tremori forti e inarrestabili, pallore, occhi sbarrati, il rannicchiarsi volendo isolarsi, dondolando il corpo, la paura del buio e della sera che spesso li riporta a quel giorno fatidico e all’insonnia che spesso li accompagna per anni frammista di incubi e episodi di enuresi.
C’è ancora tanto da fare per loro a livello istituzionale, raccogliamo anche noi la nostra capacità di dar voce a questi piccoli orfani dei femminicidi affinché non siano dimenticati ma si provveda a loro tutelandoli da altre sofferenze e abbandoni.
Le Due Facce degli Abusi Domestici: Foto Choc
Fonte: Sole24