È stato definito un parto record perché rappresenta una vera e propria eccezione a livello mondiale.
La donna diventata mamma a 61 anni infatti dichiara di non essere ricorsa alla fecondazione assistita bensì di aver seguito una cura ormonale che le era stata prescritta nel 1993 e che lei aveva conservato.
Mamma a 61 anni: parto record.
Il piccolo Elias, questo il nome che i genitori, coetanei, hanno scelto per il loro bambino, è venuto alla luce lunedì sera, 19 settembre 2016, presso il Pineta Grande Hospital di Castel Volturno, comune in provincia di Caserta.
Seppur nato prematuro, a 35 settimane di gestazione, il suo peso registrato poco dopo il parto era di 3,500 kg per 50 centimetri di altezza.
Maria Rosaria, questo il nome della donna diventata mamma a 61 anni, ha dichiarato ai microfoni del TG Campania, l’edizione andata in onda ieri, martedì 20 settembre, sul terzo canale Rai alle ore 14:00, di non aver mai perso la speranza di poter avere un figlio proprio nonostante le 4 gravidanza interrotte al 3° o 4° mese di gestazione.
La neo mamma ha inoltre confermato di non essersi sottoposta a tecniche di procreazione assistita ma che il piccolo Elias fosse il bel frutto di una cura ormonale da lei seguita.
Intervistato a sua volta, il dottore Stefano Palmieri, direttore del reparto di ginecologia dell’ospedale presso il quale ha partorito la donna, ha confermato che la sua equipe medica ha iniziato a seguire la gravidanza della signora Maria Rosaria, mamma a 61 anni, solo qualche settimana fa.
Ha inoltre precisato che non vi sono altri casi simili nella letteratura medica, il che conferma l’eccezionalità del parto.
Contrariamente a ciò che altri possono pensare, diventare mamma a 61 anni non ha spaventato la donna che, al contrario, si mostra pronta ad adempiere al suo nuovo ruolo.
Essendo la loro una famiglia longeva, i neo genitori si dicono fiduciosi nel riuscire a vivere abbastanza a lungo per veder crescere il loro bambino.
Per vedere il servizio del TGR trasmesso su Rai3 cliccare sull’immagine sottostante.
Fonte: La Repubblica