Tra i 18 e i 24 mesi se il bambino prende ancora il ciuccio è tempo di toglierlo. Il ciuccio è un oggetto camomilla, ovvero attraverso la suzione il bambino si calma liberandosi da ansie, paure e frustrazioni. È per questo che ciuccia prima di andare a letto, prima o durante la visita dal pediatra o chiede il ciuccio se è spaventato oppure sovraccarico. Riconosciuto l’aspetto positivo dell’azione di ciucciare (in quanto capace di infondere bambino la calma), è lecito chiedersi come e quando togliere il ciuccio.
Quando togliere il ciuccio: tra i 18 e i 24 mesi;
Come togliere il ciuccio: con gradualità.
Togliere il ciuccio: consigli pratici per i genitori
Tra l’anno e mezzo di vita e i due anni è necessario togliere il ciuccio come forma di prevenzione del cavo orale, infatti lo sviluppo della dentizione e il palato possono essere interessati dal prolungato uso di ciucci e biberon, allo stesso modo va preservato lo sviluppo del linguaggio che la presenza del ciuccio può limitare o infastidire.
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Inutile anticipare troppo l’addio al ciuccio, togliere un oggetto transizionale come il ciucciotto prima dell’anno di vita non è proficuo: in questa fase il bambino può avere molto bisogno della compensazione della suzione, ancora non verbalizza, ancora sta sperimentando il distacco dalle figure di attaccamento e ha una bagaglio di esperienza emozionale piuttosto limitato che lo rende facilmente sregolato.
Non esiste una stagione giusta per togliere il ciuccio, esistono strategie rispettose della sensibilità del bambino e del rapporto emotivo tra lui e quest’oggetto. Ci sono bambini che tolgono il ciuccio facilmente e altri che fanno più resistenza a toglierlo, c’è chi ci mette poco poco e chi tanto, chi lo usa solo di notte e chi lo abbandona completamente sin da subito.
Togliere il ciuccio con la scatolina del ciuccio
La fatina del ciuccio, per esempio, può rappresentare una strategia ma un’altra, ancora precedente, può essere la scatolina del ciuccio.
Per il bambino non è facile emanciparsi dal ciuccio, per riuscirci deve metabolizzare e assorbire una differente strategia di canalizzazione delle sue emozioni (paure, angosce, frustrazioni).
Quando il piccolo si dimostra particolarmente affezionato al ciuccio, la pratica del ciucciare e l’oggetto stesso vanno “salutati” gradatamente, evitando soluzioni drastiche e scelte traumatiche.
Con i bambini procedere in maniera graduale è sempre un bene. Nel caso del ciuccio, in modo particolare, il bambino ha bisogno di mantenere una prossimità con il suo oggetto camomilla e deve sentirsi padrone e artefice della scelta di lasciarlo.
Ridurre l’uso del ciuccio può essere un primo step; qualcuno vi suggerirà semplicemente di non portarlo con voi fuori casa, mentre a scuola potrebbero essere le stesse maestre a chiedere di non indossarlo più.
Alcuni bambini vengono letteralmente vestiti col ciuccio, ovvero lo hanno sempre a portata di mano legato a una catenina-laccetto, questa non è una buona abitudine poiché nella fase di abbandono del ciuccio rischia di sottolinearne maggiormente l’assenza.
Più dolcemente si può arrivare a disporre di un ciuccio soltanto e incominciare a raccontare al bambino che questo ciucciotto è diventato vecchietto e stanco.
Come funziona la scatolina del ciuccio
La narrazione del ciuccio sciupato si può avvantaggiare di qualche graffio o segno di usura. I genitori possono invitare il bambino ad osservare che il ciuccio è vecchietto, stanco e vuole riposare. Possono proporre al bambino una scatolina del ciuccio dove riporlo affinché possa fermarsi un po’ e assecondare la sua richiesta di riposo.
Il suggerimento è quello di lasciare al bambino il tempo di percepire la stanchezza del ciuccio, sarà l’immaginazione del piccolo ad animare l’oggetto e concedere all’amico ciucciotto di esaudire il suo desiderio di riposare.
Mettere la scatolina in vista, ovvero a portata di sguardo del bambino, manterrà il ciuccio nella prossimità del bimbo, trasformerà l’investimento emotivo del bambino sul ciuccio e rappresenterà il modo per ottenere una graduale riduzione della sua suzione. Senza contare che la scatola del ciuccio farà sentire il bambino responsabile delle sue scelte: nessuno ha preso il suo ciuccio e nemmeno lo ha distrutto, tagliato o sporcato.
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Mai fare confronti tra i bambini
Ogni bambino ha i suoi tempi, in particolare modo quelli di emancipazione dal ciuccio sono tempi emotivi che hanno a che fare con le risposte soggettive dei bambini.
Sul ciuccio il bambino fa un investimento emotivo che rintraccia l’ambiente, prima ancora che le sue capacità di auto-regolazione e contenimento della rabbia, dell’angoscia o sfogo dello stress.
Lasciare il ciuccio significa, quindi, anche disporre di una già buona regolazione emotiva in base alla propria età.
Inoltre per toglierlo di notte è necessaria una certa flessibilità del bambino che è chiamato ad adattarsi a una nuova routine dell’addormentamento.
Paragonare i bambini tra loro è solo frustrante e non tiene conto di quanto detto sin ora essendo diverse non solo le emozioni, per come si muovono ed esprimono in ogni animo umano, ma anche la loro evoluzione e intensità. Il bambino non deve mai correre il rischio di sentirsi inferiore ad un altro solo perchè ha ancora bisogno di un supporto nella regolazione emotiva, ovvero di quel ciuccio che altri già non usano più.
Cosa fare se il bambino chiede ancora il ciuccio
Non cediamo alla prima richiesta del ciuccio ma non applichiamo nemmeno una privazione improvvisa e sconsiderata. La stessa fatina dei ciucci non deve comportarsi come una ladra e arrivare di notte per rubare tutti i ciucci.
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La parola d’ordine è gradualità, tuttavia è bene che il bambino si abitui a “vedere il ciuccio dormire nella sua scatolina”, ovvero che sia partecipe della scelta di lasciare il ciuccio.
Di notte possiamo tenere la scatolina del ciuccio accanto al bambino in modo che il rapporto di prossimità tra l’oggetto e il bambino non venga disatteso; a mano a mano, parallelamente all’allungarsi dei tempi diurni senza ciuccio, il bambino tenderà a chiederlo di meno anche la sera fino a non prenderlo più per tutta la notte.
Cosa non fare mai per togliere il ciuccio
Non tagliate il ciuccio e non sporcatelo, ovvero non trasformate un’esperienza positiva in negativa, peraltro improvvisamente. La scelta di tagliare il ciuccio o di sporcarlo con sostanze dal gusto anomalo e fastidioso ha uno scopo banale: il bambino dopo aver provato una brutta sensazione abbandona il ciuccio. Di fatto è un escamotage che non tiene conto delle conseguenze emotive sul bimbo.
- tagliare il ciuccio può essere pericoloso. I ciucci sono fatti in modo che il bambino non ingerisca parti di gomma o lattice, mentre un taglio espone sempre a questo rischio;
- sporcare il ciuccio può portare il bambino ad associare il sapore (anche il concetto di sapore nuovo) ad un’esperienza sgradevole con una ricaduta anche nella sfera alimentare;
- tagliare o sporcare il ciuccio rappresentano il tradimento di una bella esperienza rilassante improvvisamente interrotta e lascia una scia di frustrazione. L’idea che ne può trarre il bambino è che tutto quello che c’è di bello intorno a lui possa improvvisamente finire, ciò può renderlo diffidente e insicuro;
- davanti al ciuccio tagliato o sporcato il bambino non cresce perché non decide autonomamente di non usare più il ciuccio ma resta “incastrato” nell’impossibilità di adoperarlo e questo può sprigionare angosce, frustrazioni e paure.
@montessorianamente.mamma Rendere il ciuccio un esperienza disgustosa, è sbagliato 😭 #togliereilcuiccio #cosedanonfare #cometogliereilciuccio #educarerispettosamente #educareconcura #educareconamore #educazione #educazionerispettosa ♬ suono originale – Federica Federico
Articolo originario datato 11 agosto 2011, in data 12 marzo 2024 aggiornamento con completo rifacimento