Ciò che può scatenare un’incomprensione nel vortice complicato dei pensieri di un’adolescente farebbe rabbrividire chiunque. Deve essere stato questo vortice che ha finito per fagocitare la personalità duramente provata di una ragazzina, una 16enne si suicida infatti dopo una violenza subita perché era convinta che nessuno le avesse creduto malgrado la denuncia.
Una realtà che lei stessa si era costruita forse ancora sotto shock dopo ciò che le era successo e nel tentativo di darsi risposte che non ha mai trovato e che hanno finito per rimanere per sempre irrisolte nella sua anima.
16enne si suicida dopo aver denunciato una violenza
Una tragedia che è sfociata in una ancora più grande, ponendo fine alla vita della giovane Emily, una 16enne si suicida così: impiccandosi nella propria cameretta, giusto qualche giorno prima degli esami Gcse della fine della scuola secondaria di primo grado che, nel suo paese, Cardiff, nel Galles, si conclude a 16 anni, più o meno quello che succede da noi con gli esami di terza media.
Non è stato però lo stress da esami a farla arrivare a quel punto, né il fatto che, solo qualche ora prima, il giorno precedente per essere precisi come pare dai riscontri, si fosse lasciata con il suo fidanzatino.
Queste situazioni possono solo aver peggiorato il suo stress, la sua difficoltà a gestire la sua vita che si stava deteriorando dal momento in cui aveva subito una violenza 18 mesi prima, fino a fare in modo che
una 16enne si suicida silenziosamente tra le mura della sua camera.
Quella mattina la mamma e il patrigno la salutano come sempre prima di andare al lavoro e la lasciano a casa da sola. Non sanno che sarà l’ultimo giorno di vita per Emily. Nel corso della mattinata la mamma viene impensierita dal fatto che la figlia non risponde ai suoi messaggi. Lì entra in gioco quel sottile filo che spesso lascia noi mamme nel più totale panico: Insistere o dare fiducia ai propri figli per non sembrare troppo ansiosi?
Sarà proprio Sharon, la mamma, che decide infine di uscire prima dal lavoro per accertarsi dello stato della figlia, a trovare Emily nella sua cameretta, senza vita, in una scena orribile, tremenda, che non potrà mai più cancellare dalla propria mente.
Non poteva immaginare un evento così tragico, malgrado sapesse che la figlia stesse combattendo da tempo con una sindrome post traumatica dopo lo stupro, che aveva finito per convincersi che nessuno le aveva creduto, anche perché le indagini, prolungatesi, non avevano sortito ancora nessun effetto pratico sugli assalitori del presunto attacco.
Le era stato offerto un aiuto psicologico ma la sua natura schiva e timida le aveva fatto declinare qualsiasi tipo di approccio e si era chiusa in un silenzio drammatico, sostenendo che si sarebbe fatta aiutare da parenti e amici.
Era invece peggiorata a scuola e nei suoi rapporti sociali. La mamma le aveva ripetuto fino alla nausea che le credeva ma evidentemente questo non è stato sufficiente e la spirale dei suoi pensieri ha finito per oscurare ogni via di uscita.
16enne si suicida 18 mesi dopo una violenza subita, pensando che nessuno le avesse creduto.
E’ difficile capire cosa passasse per la testa di questa ragazza dal momento che aveva subito la violenza, la difficoltà nel denunciare e poi il dramma di sentirsi abbandonata e non creduta.
“Io le credevo – urla ora la mamma disperata senza più poter tornare indietro per ripeterglielo ancora una volta.
Il preside della scuola ha detto che Emily non sarà dimenticata né dagli insegnanti, né dagli altri studenti le cui famiglie hanno ricevuto subito una lettera per spiegare l’accaduto e l’offerta di un sostegno psicologico per poter elaborare la tragedia.
Fonte: Thesun