Siamo sempre molto attente all’acquisto e alla preaparazione dei cibi per i nostri figli, eppure a volte il pericolo potrebbe essere molto nascosto e subdolo, a tal proposito, sono emerse notevoli preoccupazioni sulle dosi di arsenico nei cibi per bambini, in particolare nei cereali e maggiormente nel riso.
Arsenico nei cibi per i bambini
L’arsenico è un elemento presente in natura nell’aria, nell’acqua e nel terreno. Ne esistono due forme, organica e inorganica che è considerata la più tossica, è idrosolubile e pertanto può facilmente essere assorbita ad esempio dalle radici delle piante, quella organica è maggiormente metabolizzabile ed espellibile.
E’ noto come l’arsenico sia di fatto un veleno, bisogna chiedersi e comprendere però in che dosi o con che tipo di assunzione possa accumularsi in modo pericoloso e, soprattutto, quali siano i cibi più pericolosi e quanto lo siano realmente.
L’arsenico inorganico può essere assorbito da polmoni e apparato digerente per oltre il 50% della dose assunta, inoltre può passare la placenta e determinare danni al feto ed è considerato potenzialmente cancerogeno. I suoi composti organici sono meno tossici perché più facilmente eliminabili attraverso feci e urine ma sono pur sempre da valutare e quantificare insieme ai dati inerenti quantità e assunzione prolungata.
Arsenico nei cibi per bambini, quali sono quelli a rischio?
L’arsenico è da sempre presente nelle falde acquifere e assorbito dai prodotti agricoli ma negli ultimi decenni pare che la sua concentrazione abbia più volte superato i livelli di guardia in alcune zone del pianeta, per vari problemi di ordine ambientale.
Alcune coltivazioni poi, più di altre, subiscono i danni da accumulo e assorbimento di arsenico più di altri. Pensiamo ai cereali e tra essi il riso che è una coltivazione che nasce e cresce proprio nell’acqua e arriva ad assorbirne tantissima. Anche i frutti di mare possono rappresentare un pericolo in questo senso ma ovviamente hanno un’incidenza quasi inesistente nella dieta di un bambino.
Il riso bianco, dove viene tolto il rivestimento esterno pare che, proprio per questa sua caratteristica, possa essere leggermente meno a rischio.
E’ da tenere presente che molto spesso il riso costituisce un elemento essenziale, presente in grande quantità nella dieta di un neonato durante lo svezzamento e i primi anni di vita. Ciò, in proporzione al suo peso, lo rende ancora più soggetto a rischi di accumulo.
Non dimentichiamo poi che l’uso intensivo di pesticidi ha determinato spesso la contaminazione delle falde e del terreno ma provoca spesso anche un danno diretto sui prodotti agricoli, a tal proposito vengono molto colpite spesso le coltivazioni di frutta ma anche di verdura.
L’arsenico che non viene espulso dall’apparato escretore finisce con l’accumularsi in capelli, unghie e pelle e, in dosi minori, in ossa e denti. In caso di esposizione prolungata può portare a intossicazione cronica con problemi di diabete, malattie cardiache, vascolari o intaccare il sistema nervoso.
Quali sono i limiti da tenere presenti nel contenuto di arsenico nei cibi della prima infanzia?
La Food and Drug Administration (FDA) ha monitorato per alcuni decenni i dati relativi all’arsenico nei cibi e, nel 2011, con l’avvento di nuovi mezzi tecnologici per valutare la presenza della sostanza, ha elaborato in modo più puntuale i limiti del veleno nei prodotti alimentari fissandolo a 100 ppd (parti per miliardo) il livello di arsenico nei prodotti per bambini che contengano cereali di riso. Questi dati sono stati anche approvati dalla Commissione Europea.
Circa la metà dei prodotti in commercio si è dimostrata di essere purtroppo al di sopra di questa soglia e i livelli di arsenico sembrano ancora più alti, ad esempio in molti succhi di frutta che però normalmente vengono consumati meno e con meno costanza.
Il consiglio dunque qual è per evitare i danni da arsenico nei cibi?
Cercare di valutare in etichetta questo dato se presente e garantire sempre comunque al neonato un’alimentazione varia e bilanciata, cioè mangiare il riso ma non sempre, bere i succhi ma non sempre, in modo da mantenere i livelli di accumulo sotto la guardia.
Nel 2012 un’altra interessante ricerca a tal proposito è stata condotta a Dortmouth dove si è evidenziato che a rischio sono soprattutto per i bambini sono i 3 anni di età che hanno una dieta meno variata. A incidere anche l’eventuale assunzione di acqua non adeguatamente trattata e contaminta ma bisogna ancora approfondire adeguatamente il collegamento tra concentrazione di arsenico nelle urine e lo stretto consumo di riso. La prudenza comunque è consigliabile e i rischi ridotti di parecchio con una dieta bilanciata e variata anche per i più piccoli.
Effetti dell’arsenico nei cibi
Per quanto riguarda l’assunzione e l’accumuo di arsenico in gravidanza, l’esposizione alla frazione inorganica pare che possa essere associata ad un minore peso alla nascita, un aumento del rischio di infezioni, un tasso di mortalità più alto.
Nell’età pediatrica poi si riscontrerebbero poi effetti negativi sul comportamento e sull’attenzione, ma ancora non è stato possibile quantificare sul lungo periodo questi deficit soprattutto se l’assunzione di sostanze alimentari contenenti arsenico è poi anche aumentata, ad esempio, da altri fattori ambientali come il fumo di sigaretta che contiene una dose di arsenico.
Un ultimo studio, condotto dal professore di scienze ambientali della Columbia University, Joseph Graziano, ha consentito di verificare e trovare riscontro di queste teorie in un gruppo di 272 bambini americani dell’eta media di 10 anni che, bevendo acqua potabile con concentrazioni alte di arsenico, ha evidenziato riduzioni nel tasso del quoziente intellettivo, soprattutto nell’area logica e della memorizzazione.
Il professore suggerisce di limitare anche a casa l’ingestione di quantità di arsenico nell’acqua potabile dotando il rubinetto di un filtro a osmosi inversa apposito oppure acquistando acque in bottiglia valutate e controllate.
Cosa fare dunque per evitare l’accumulo di arsenico nei cibi e nel corpo?
Soprattutto nelle fasi di sviluppo e accrescimentodei bambini abbiamo dunque una ragione in più per variare la dieta, essere attenti all’acqua che beviamo, evitare il fumo attivo o passivo. Senza allarmismi ma con una buona dose di consapevolezza e informazione anche agli ulteriori sviluppi che si propongono questi studi, analizzando i dati sul lungo periodo.