Punire i bambini non è sempre proficuo. Spesso la punizione non rappresenta per il figlio il mezzo più efficace per comprendere un errore, sovente non passa attraverso la ”pena” la comprensione dello sbaglio e la corretta metabolizzazione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
Una buona punizione fonda sul mancato rispetto di una regola chiara, precedentemente stabilita, compresa, accettata e fatta propria da tutti (anche da mamma e papà).
Pertanto prima di punire è necessario stabilire delle regole che rappresentino i binari su cui si muove la vita familiare.
Secondo una larga parte della moderna pedagogia, la migliore punizione è quella privativa ovvero quella che, a fronte della violazione di una regola prescritta con anticipo, nota e accettata, toglie al bambino che ha sbagliato un bene o un vantaggio.
“Hai sbagliato, lo riconosci?”; dopo averne parlato, il bimbo che è in torto perderà qualche cosa per un congruo tempo, laddove la privazione (ovvero la punizione) va misurata al danno e\o all’errore commesso dal bambino.
“Hai rubato la cioccolata, per questo non ne avrai per un’intera settimana” o “Hai giocato al videogioco di nascosto, per questo la console resterà sotto sequestro per 10 giorni”.
Le vecchie punizioni, anche scolastiche, coercitive o peggio ancora corporali, non servono.
“Scrivi 100 volte: mi comporterò bene” o “Stai in piedi, faccia al muro per un’ora” o “Vai a letto senza cena”, sono esempi di una pena che il bambino difficilmente tradurrà in esperienza di vita.
Con i bambini è sempre necessario parlare, favorire in loro la comprensione degli accadimenti della vita e la punizione dovrebbe sempre rappresentare uno svantaggio conseguente a un comportamento non corretto e-o non ammissibile.
Isabella ha 6 anni, la sua mamma, Victoria Collier, l’ha punita in modo molto tradizionale per un cattivo comportamento scolastico (comportamento non precisato e pertanto non noto). La bambina è stata costretta a scrivere tante volte la frase “Farò scelte migliori”. Isabella non si è, però, piegata alla punizione e ha trasformato il suo “esercizio di scrittura punitiva” in un esperimento grafico ovvero in un gioco di righe e incroci.
Nella foto del foglio della punizione (l’immagine correda questo scritto), che la mamma stessa ha postato sul social network Imgur, si nota chiaramente come Isabella abbia tracciato il disegno di alcune lettere giocando con le intersezioni delle parole e il parallelismo delle righe.
Questa foto dimostra che la piccola non era concentrata sulla frase e sul suo valore, Isabella si è allontanata dalla punizione disegnando.
Probabilmente quello che scriveva non la coinvolgeva e certamente con questo foglio ha dimostrato che per fare scelte migliori ha bisogno di sperimentare in modo diverso gli effetti dei suoi comportamenti.
Voi mamme cosa ne pensate? Una corretta punizione quali caratteristiche deve avere per essere efficace? Partecipate alla discussione sulla nostra pagina Facebook, per lasciare la vostra opinione in commento, cliccate QUI.