L’affetto è una manifestazione dei sentimenti, può essere espresso col corpo o verbalmente: dire “ti voglio bene” è un’espressione d’amore e allo stesso modo lo è anche abbracciare qualcuno, in entrambi i casi si cerca uno scambio sentimentale e relazionale. L’affetto dei più piccini non va forzato: i bambini non devono essere costretti ad abbracciare, non devono essere spinti a baciare e nemmeno debbono essere indotti a a dire ti voglio bene o ti amo a nessuno.
Il bambino ha bisogno di sperimentare autonomamente il valore delle proprie parole e dei propri gesti, nonché la correlazione e la ricaduta delle manifestazioni affettive.
Quando il bimbo viene indotto a verbalizzare l’affetto il rischio è che il piccolo minimizzi il senso delle parole sminuendo anche il sentimento che, al contrario, dovrebbe partorire dal profondo del suo cuore, sentire come proprio ed esprimere in piena autonomia.
I bambini non devono essere costretti ad abbracciare o baciare qualcuno perché nel bacio nell’abbraccio i piccoli dispongono insieme del loro affetto e del loro corpo e, più precisamente, fanno transitare l’amore attraverso una azione fisica.
Abbracciare e baciare equivale a toccare con affetto, equivale, quindi a darsi all’altro fisicamente e mentalmente.
Se imponiamo ad un cucciolo d’uomo di affidarsi a qualcuno liberando un bacio o un abbraccio forziamo la sua libertà in punto di gestione del corpo e del cuore, ciò basta, in conclusione, a dire che tassativamente i bambini non devono essere costretti ad abbracciare o baciare nessuno e non ci sono deroghe.
Un bimbo indotto alla manifestazione di un sentimento può diventare oppositivo, scontroso e chiudersi in se stesso, in un atteggiamento di difesa.
Ricorda mamma, tuo figlio nell’abbraccio, nel bacio, nella carezza che dà a qualcuno dona un po’ di se stesso, della propria fiducia verso gli altri e del proprio mondo interiore. Educarlo al rispetto di nonni, zie, zii e parenti vari non equivale a costringerlo ad un uso del suo corpo e del suo affetto diretto all’altrui soddisfazione. Insegna perciò a tuo figli il saluto, il dialogo rispettoso, inducilo a ringraziare e ad essere disponibile al confronto verbale, ma non costringerlo a manifestare l’amore, il trasporto o i sentimenti.
Attenzione: è controproducente indurre il bambino a scambiare l’affetto con beni materiali, pertanto mai dire ai piccoli: “Dai un bacio alla nonna o al nonno così ti danno il regalo” oppure “Se baci la zia, lei ti darà una caramella o un soldino”. Il bambino va educato alla liberalità dei sentimenti e deve comprendere che essi non si “scambiano” né “pagano” perché i prodotti del cuore sono cose assai diverse dai beni materiali.
I bambini non devono essere costretti ad abbracciare o baciare le persone, tuttavia vanno educati al rispettoso saluto.
E’ bene accogliere le forme di saluto che i bambini assimilano dalle esperienze sociali e metabolizzano vivendole come proprie.
Da quando va a Karate mio figlio ama salutare anche me come saluta i suoi maestri: battiamo 2 volte il pugno e poi ci stringiamo la mano; chi ci vede spesso ci guarda con curiosità.
Non c’è una regola per salutare, l’importante è farlo e anche un batti il 5 è segno di affetto e può essere profondo indice di stima e rispetto: battendo un cinque con un adulto o usando un saluto che gli è caro, il bambino manifesta vicinanza, condivisione e partecipazione. Ovvio è che la gestualità del bambino deve essere compatibile con le consuetudini sociali non deve essere né inappropriata né volgare.