Da amante dei videogames, delle piattaforme social e di ogni dispositivo tecnologico in grado di connettermi con tutto il mondo, ho sempre sostenuto che l’uso indiscriminato ed non controllato del web può rivelarsi nocivo nel lungo tempo.
ATTENZIONE, questo mio pensiero non equivale a rinnegare la tecnologia, bensì è un invito all’uso consapevole di tali mezzi che, se adoperati per i giusti scopi, possono rappresentare una grande ed immensa risorsa.
Molto affine al mio, è il pensiero di una giovane ragazza californiana, mamma di due gemelli, che, poco tempo fa, ha realizzato un esperimento sui suoi figli.
Brandie Wood, questo il nome della mamma di due gemelli, autrice dell’esperimento divenuto poi virale attraverso il social network di Mark Zuckerberg, non ha fatto altro che mettersi in un angolo e guardare i suoi ometti, Blaine e Rylie, mentre erano intenti a giocare.
La sua osservazione, raccontata e dettagliatamente descritta in un post pubblicato sul suo profilo facebook lo scorso 2 novembre, e reso visibile a tutti eliminando ogni limitazione della privacy, ha dato vita ad importanti considerazioni e riflessioni rivolte a quei genitori che, a causa dei telefonini, tablet e altri dispositivi hi-tech, “dimenticano” di dare la giusta attenzione ai loro figli.
<<Oggi ho fatto un esperimento, ho osservato i miei bambini giocare – racconta Brandie, mamma di due gemelli – Mi sono seduta in un angolo della stanza in silenzio e ho contato quante volte mi guardavano per diversi motivi: per controllare se avevo visto i loro scherzi, per chiedermi se approvavo o no quello che stavano facendo, e per guardare le mie reazioni. Non ho potuto fare a meno di domandarmi quale messaggio avrei inviato loro se fossi stata impegnata con qualche congegno tecnologico>>.
Mamma di due gemelli fa un esperimento sui figli che la porta ad importanti riflessioni.
Come dimostra la foto allegata al post, ovvero il conteggio effettuato dalla giovane californiana, la mamma di due gemelli, questi ultimi si sono voltati verso di lei per ben 28 volte.
E se Brandie, o qualunque altro genitore, fosse stata distratto da un qualunque dispositivo hi-tech proprio in quel momento? Che esempio avrebbe dato?
Stando alle riflessioni pubbliche dalla mamma di due gemelli, i bambini avrebbero potuto pensare che il World Wide Web fosse più importante di loro, oppure che i piccoli avrebbero potuto pensare che il loro genitore era sì presente nella stanza ma solo fisicamente e non emotivamente.
Ma, cosa ben peggiore, qualunque bambino avrebbero potuto pensare che ciò che conta realmente è ciò che avviene online e non ciò che ci accade intorno.
Siamo davvero così schiavi delle nuove tecnologie da non comprendere che, a volte, ci lasciamo sopraffare arrivando quasi a dimenticarci delle persone che ci sono vicine?
<<In un mondo dove siamo accettati per ciò che gli altri percepiscono di noi e non per chi siamo realmente, in un mondo in cui si dà più importanza al numero dei followers o dei likes, in un mondo in cui il tempo di qualità con i propri cari è stato sostituito dall’isolamento e dai messaggi di testo provenienti da un’altra stanza, vi prego di essere diversi>>.
To be different – essere diversi – è questo l’appello social lanciato dalla mamma di due gemelli, l’invito a non essere schiavi delle tecnologie ma a servirsene in modo coscienzioso ed equilibrato. Perché, non dimentichiamo, i nostri figli ci osservano e ci imitano e non vorremmo di certo ritrovarci un giorno a dover chiedere loro ripetutamente di posare tablet e cellulari per avere un po’ di attenzione.
Fonte: Huffington Post – Brandie Wood