Il presunto Killer ha assistito in silenzio all’ultima udienza del processo a suo carico per l’omicidio della piccola Yara Gambirasio: una nuova prova contro Bossetti è stata dettagliatamente riportata in aula.
Dinnanzi ai giudici, ha parlato Michele Lorusso, il Colonnello del raggruppamento operativo Speciale dei Carabinieri di Brescia, testimoniando l’importante ritrovamento di due fatture che potrebbero inchiodare Massimo Giuseppe Bossetti alle sue responsabilità.
Nuova prova contro Bossetti – 2 fatture che potrebbero avvalorare la tesi accusatoria, ecco quali sarebbero, come e dove sono state rinvenute:
il 23 luglio 2014, come riportato in aula dal Colonnello Lorusso, i Carabinieri, alla presenza dello stesso Colonello, entrarono in casa Bossetti per effettuare una perquisizione.
L’indagine fece emergere che massimo Giuseppe non conservava la sua documentazione contabile tutta in uno stesso posto; sul comodino della camera da letto furono rinvenute 2 fatture datate 2010: precisamente 26 novembre 2010, una, 9 dicembre 2010, l’atra.
Le date sono determinanti: il 26 novembre 2010 è lo stesso giorno della morte di Yara Gambirasio, mentre la perquisizione è avvenuta poco più di un mese dopo l’arresto di Bossetti e ha portato al rinvenimento di due fatture “isolate”, poste lontano dal resto della documentazione contabile del carpentiere e risalenti a ben quattro anni prima.
Le fatture in esame possono rappresentare una nuova prova contro Bossetti?
Certamente la prima fattura, quella del 26 novembre 2010, rivela che Massimo Giuseppe la mattina dell’omicidio di Yara non era a lavoro.
Il presunto killer ha sempre sostenuto, dinnanzi alle autorità inquirenti, di aver condotto, in quel drammatico giorno, una vita normale ovvero di aver vissuto una quotidiana giornata di lavoro.
Il settimanale Giallo, Cairo Editore, nel n° 40 del 7 ottobre 2015, riporta una dichiarazione aperta di Bossetti:
”Le mie giornate sono tutte uguali. Anche quel giorno ero a lavoro. Ci sono andato la mattina e ci sono rimasto fino a sera. In quel periodo lavoravo a Palazzago con mio cognato, Osvaldo M.”
Ebbene, grazie alla fattura trovata sul comodino di Massimo Giuseppe, gli inquirenti hanno scoperto che alle 14.30 del 26 novembre 2010 il presunto killer era in un negozio di Villa d’Adda, un paese della bergamasca distante 15km da Brembate, lì ha acquistato un paio di pantaloni e un giaccone da lavoro. Non è dato sapere se quegli acquisti siano legati al delitto, tuttavia dimostrerebbero che Bossetti, nel pomeriggio del 26 novembre, non si trovava presso il cantiere di Palazzago.
La seconda fattura, datata 9 dicembre 2010, ha una particolarità: come destinazione porta l’indicazione Chignolo d’Isola, ovvero il luogo ove Yara è stata ritrovata cadavere e l’oggetto dell’acquisto è un carico di sabbia, per l’esattezza un metro cubo.
Secondo l’accusa Bossetti avrebbe voluto giustificare un suo passaggio per il campo del delitto. Inoltre come riportato dalla stampa, Bossetti ha sostenuto che quell’acquisto fu fatto per suo cognato Osvaldo, a scopi lavorativi. Gli inquirenti hanno però dimostrato che negli stessi giorni Osvaldo avrebbe acquistato, per suo conto, partite di sabbia da un altro fornitore, questo potrebbe smentire le motivazioni addotte da Bossetti a giustificazione dell’acquisto?
Le fatture rientrano ora tra il materiale processuale e più precisamente tra le prove contro Bossetti, la loro valutazione è rimessa ai giudici.