Il termine eutanasia ha un suono dolce, quasi come un fruscio di vento quando spegne la calura e accarezza la pelle, è sinonimo di fine della vita. L’eutanasia animale (ovvero quella praticata ad un animale domestico o randagio, di compagnia o impiegato nei lavori agricoli, del circo o dello zoo, eccetera) è ammessa dalla legge italiana. Per norma e per etica è possibile mettere fine alla vita di un animale purché l’eutanasia venga praticata per alleviare le sofferenze di una bestiola malata e inguaribile o destinata ad una vita di stenti e sacrifici.
Etimologicamente questa parola deriva dal greco euthanasía, il termine thánatos, che significa morte, viene preceduto dal suffisso êu, che tradotto vuol dire bene, e perciò l’eutanasia è la buona morte o la molte dolce.
L’eutanasia animale può intervenire per alleviare le sofferenze di un cane dagli effetti devastanti di una malattia che non si riesce più ad arrestare? Chi decide della vita e della morte del gatto di casa? L’eutanasia animale è una scelta di disponibilità dei “padroni”?
Queste dovrebbero naturalmente apparire come domande etiche, fondate sempre sull’assunto che la morte interviene (e può essere resa buona) laddove non vi sia più alcuna prospettiva di vita.
Vi stupirete sapendo che la morte dell’amico a quattro zampe può apparire, agli occhi egoisti e aridi di qualche padrone, come una soluzione liberatoria (in senso non morale ma pratico).
Questo scritto prende le mosse da un’immagine (quella di copertina): apparentemente non è altro che la foto di un “avviso” affisso da un veterinario milanese nel suo ambulatorio. Ma i due cartelli, se letti con attenzione, si rivelano una denuncia decisa e a toni forti, liberata e apertamente dichiarata in nome del rispetto della vita degli animali.
Il medico veterinario è il Dottor. Alessio Giordana, la foto proviene dal suo ambulatorio in zona Lorenteggio, sud di Milano ed è datata dicembre 2014.
L’eutanasia animale non è un modo per liberarsi dal “fastidio” del cane o del gatto, il messaggio è chiaro e a distanza di quasi un anno resta attuale.
Il dottore, stanco delle troppe richieste di eutanasia animale avanzate in condizioni di salute e vitalità degli amici a 4 zampe, nel dicembre 2014, decide di chiarire esplicitamente il concetto e dà un’interpretazione autentica al protocollo sanitario del suo ambulatorio.
Il protocollo chiarisce che la decisione relativa all’abbattimento del paziente (ovvero all’eutanasia legale di un animale) spetta al veterinario. L’interpretazione autentica precisa che il suddetto dottore: “si è rotto i cogl**** di richieste di soppressione di animali” e richiama l’attenzione sul valore dell’amico animale.
L’animale è un essere vivente, con i suoi diritti, la sua personalità e le sue inclinazioni. Già solo la classificazione di essere vivente dovrebbe richiamare chiunque al rispetto della vita, intesa come dono e naturale espressione della magia dell’esistere.
I cani e i gatti non sono oggetti: sono creature che nell’interazione con l’uomo insegnano un altro linguaggio dell’amore; hanno peli, unghie, denti per mordicchiare, ma hanno anche doti ematiche che l’essere umano nemmeno può immaginare; sono gli unici esseri viventi capaci di dare senza chiedere nulla in cambio; incarnano il concetto di compagnia intesa come cura del cuore e tracciano una strada su cui si cammina insieme senza mai dirsi una parola ma dialogando profondamente con gesti e abitudini.
Passare la scopa elettrica 4 volte al giorno, lo faccio … il mio Labrador ha i peli, come tutti i cani;
uscire alle 7:00 del mattino anche se è domenica e ho sonno … mio marito ed io lo facciamo … il nostro cane fa la pipì e la cacca, come tutti i cani;
urlare “ti mando al canile” quando “Mia” si infila sotto il tavolo aspettando che i bambini smarriscano un boccone della cena, succede di continuo … i cani non ti lasciano in pace quando mangi e si approfittano amabilmente dei bambini;
ad ogni padrone è capitato di pensare di non farcela! Io mi avvilisco quando il mio cane si sente male e rigurgita in salone l’erba mangiata in giardino oppure quando, rubando il calzino dalla cesta della biancheria per dirti “voglio giocare”, rovescia gli indumenti da lavare sul pavimento del bagno e in un nano secondo corre a nascondersi.
Ma alla fine prevale l’amore e quel linguaggio fatto di sguardi che suggerisce sempre complicità.
Non appena al cartello del Dottor Giordana è stato dato risalto dai media, sul profilo Facebbok del medico sono comparsi numerosissimi messaggi di consenso e condivisione.
Da mamma che ha deciso di far vivere i suoi bambini tra gli animali, non posso che “inchinarmi” dinanzi al coraggio che questo Dottore ha manifestato esponendo, senza mezzi termini, la sua verità:
l’abbandono, l’irresponsabilità, la noncuranza “bestiale” di molti padroni è cosa nota, eppure troppo spesso taciuta.
Dovremmo ricordare a noi stessi che la parola “vita” non conosce discriminazioni di sesso, razza, provenienza, genere e categoria. La vita è tale sempre e l’eutanasia animale non può essere pensata fuori dai casi riconosciuti, certi e certificati di malattie e sofferenze non aggirabili né curabili.