Purtroppo è un dato di fatto che si constata abbastanza facilmente: c’è chi i figli li desidera e li cerca in ogni modo e chi dà la vita per loro e chi invece arriva a chiedere il risarcimento per la loro nascita per aborto mancato. Sembra impossibile ma è così, i figli non programmati possono quindi costituire un danno.
Una coppia chiede il risarcimento dopo un aborto mancato, non eseguito correttamente, la nascita della figlia avrebbe arrecato loro un danno.
Succede questo ad una coppia di genitori che nel 2000 scoprono di aspettare un figlio. Una notizia che, invece che essere fonte di gioia, desta fin da subito profonde preoccupazioni. I due hanno già un figlio grande e ancora disoccupato, loro hanno entrambi un lavoro, lui operaio e lei addetta alle pulizie, una vita ormai stabile da ultraquarantenni che tutto si aspettavano fuorché una nuova cicogna.
La notizia viene appurata a seguito di alcuni controlli della donna per un fibroma uterino. Anche questo ulteriore fatto di salute fa propendere per la scelta di un aborto eseguito entro i termini di legge in un ospedale di Alessandria.
L’aborto mancato presso l’ospedale viene reputato alla stregua di un errore medico che causa un danno.
A questo punto però il destino gioca uno strano scherzo e la vita si prende una sorta di rivincita: nonostante il raschiamento, l’embrione rimane attaccato alle pareti uterine e la donna, a seguito di ulteriori controlli, viene informata solo alla 21° settimana di essere ancora incinta e di aver subito un aborto mancato.
Avendo superato, in Italia, i limiti per l’aborto, la donna porta a termine la gravidanza e nonostante anche i problemi medici rilevati, mamma e figlia superano brillantemente i nove mesi e la bimba nasce a termine e perfettamente sana.
L’arrivo della bimba pare che stravolga profondamente la vita della coppia: il neo papà bis è costretto a trovare un altro lavoro più redditizio, si trasferiscono nel centro Italia, devono reinvestire il Tfr acquisito per potersi adattare alla nuova situazione, la madre rimane parecchio senza lavoro e sono costretti a chiedere diversi prestiti finanziari.
Il risarcimento per aborto mancato.
La prima a chiedere e ad ottenere il risarcimento per il danno psicofisico avuto è stata la mamma che ha intentato e vinto la causa contro il ginecologo dell’ospedale che aveva effettuato l’ aborto mancato: con una transazione ha ottenuto infatti il riconoscimento ad una somma risarcitoria.
Ora, a distanza di qualche anno, anche il padre, viste le difficoltà che si è trovato a dover affrontare, ha deciso di chiedere un ulteriore riconoscimento personale per i danni subiti a seguito della nascita della figlia, una “nascita indesiderata” che ha avuto ripercussioni “sulla vita di relazione”, sconvolgendo “l’esistenza privata e lavorativa com’era stata programmata”.
La nascita non programmata verrebbe dunque equiparata a “non voluta” e dunque risarcibile dopo la scelta dell’aborto che non è andata a buon fine come avrebbe dovuto.
Allo stato attuale, la richiesta del padre è stata respinta sia dal tribunale di primo grado che dalla Corte d’Appello ma i due genitori non demordono e attendono il responso della Corte di Cassazione.
C’è però da chiedersi come potrà mai sentirsi questa ragazza, che ormai ha 15 anni, che è suo malgrado al centro di questa vicenda, colpevole di aver voluto vivere, malgrado tutto, identificata come un “errore medico” e un “danno” per i genitori.
Ne vale davvero la pena?
Fonte: La Stampa