Giusto qualche giorno fa un giornale autorevole aveva pubblicato la notizia circa un codicillo (una sorta di emendamento che modifica il documento precedente) che introduceva possibili multe salate per Prelievi Bancomat.
Multe per Prelievi bancomat, di cosa si tratta?
In pratica sembrerebbe che questo emendamento stia per essere varato con delega fiscale e prevede delle multe fino al 50% per prelievi Bancomat ingiustificati.
Nell’articolo de Il Giornale si spiega che questa proposta ha avuto i natali nella Finanziaria del 2005 del Governo Berlusconi.
La legge prevedeva che il Fisco, una volta controllati i prelevamenti Bancomat dei possessori di Partita Iva, presupponesse un “eccesso di prelievo”.
Cosa significa un eccesso di prelievo?
Significa che se un professionista, un idraulico, un qualsiasi artigiano, che si trovasse a subire un accertamento fiscale, dovesse avere effettuato dei prelievi Bancomat non confacenti con il reddito dichiarato, potrebbe scattare, a seguito di tale accertamento, una sanzione che va dal 10 al 50% del prelievo stesso.
In pratica il Fisco sostiene che i prelievi bancomat eccedenti al proprio “stile di vita” debbano essere equiparati ai redditi e dunque tassati.
In passato in effetti tale emendamento venne, sempre a leggere l’articolo, giudicato incostituzionale dalla Corte di Cassazione nel 2014.
Il tono dell’articolo si fa poi incalzante, sostenendo che una legge così è una follia, perché è in effetti impossibile tenere il conto e soprattutto giustificare cosa se ne fanno i possessori di Partita Iva (e i cittadini tutti a ben vedere) dei soldi che sono stati ritirati con prelevamenti Bancomat.
Spesso infatti, oltre a pagare e dunque ricevere fatture e scontrini (ma neanche quelli varrebbero come giustificativo, visto che gli scontrini non riportano il codice fiscale del pagatore) i contanti non sono tracciabili.
Il Fisco con questa norma in pratica tenderebbe a arginare il vortice di nero che gira intorno alle transazioni in contanti, nero che si perde nel Mare Magnum dell’evasione.
Fin qui abbiamo voluto trattare l’argomento prendendo spunto dall’articolo del giornale Libero Quotidiano.
Volendo approfondire l’argomento però mi sono imbattuta in un approfondimento che, badate bene, non è ancora frutto di sentenze legali, ma soltanto di lettori che pubblicano in rete articoli per sbugiardare o spiegare questo o quel fatto (Bufale.net).
E infatti sulle multe ai Prelievi Bancomat c’è un chiarimento da fare.
Intanto non è ancora una legge, bensì una delega fiscale in via di approvazione, e c’è da credere che chi non vuole “far sapere i fatti propri” al Fisco si batterà strenuamente affinché questo non avvenga.
Inoltre bisogna anche capire in che contesto una cosa del genere potrebbe avvenire.
Multe ai Prelievi Bancomat, è davvero Possibile?
Intanto il Fisco indagherà sui nostri conti correnti solo se si è possessori di Partita Iva, e se non si legge male, solo in caso di accertamento fiscale.
Non dunque nel conto corrente della signora Pia che ha 69 anni e la pensione sociale.
Anche le “presunzioni legali” sono ben regolamentate, tanto che come abbiamo già anticipato, la consulta si è espressa a sfavore di questa presunzione di nero con una sentenza (leggi qui)
L’articolo poi parla di sanzione sui Prelievi Bancomat in mancanza di giustificativo.
E anche qui sembrerebbe risolto l’arcano, ovvero:
se in effetti non si riuscisse a dimostrare il reale utilizzo dei soldi prelevati con fatture, bollettini postali o altro, il giustificativo sarebbe comunque la ricevuta stessa dei prelevamenti bancomat, indirizzati a se stessi.
In ogni caso, un chiarimento finale è d’obbligo, stiamo parlando di un accertamento che il Fisco fa se giudica che un possessore di Partita Iva effettui dei prelievi bancomat spropositati al suo stile di vita e soprattutto alle sue dichiarazioni dei redditi.
E in questo caso io, che non sono un ufficiale della Guardia di Finanza, qualche dubbio lo avrei, e forse, dico forse, vorrei sapere anche io cosa se ne fa uno di quei soldi contanti.