Quando la tragica fatalità incontra un bambino, il cuore si stringe in un vago senso di ingiustizia che fatichiamo a metabolizzare, se poi il destino beffardo trasforma il gesto di buon cuore di ben tre persone in omicidio colposo e un bimbo morto, è davvero un duro colpo da digerire.
Per il bimbo morto a Roma caduto nel vano ascensore, sono ben tre le persone denunciate per omicidio colposo.
Oggi è stato il giorno dell’estremo saluto per il piccolo Marco di 4 anni che sorrideva alla vita fino al tragico giovedì scorso, quando, insieme alla sua mamma è entrato nell’ascensore presso la fermata Furio Camillo della rete metropolitana A della capitale.
Il funerale si è tenuto in forma privata e laica presso il tempietto egizio del Cimitero del Verano e le forze dell’ordine si sono prodigate per cercare di mantenere l’intimità della famiglia del piccolo bimbo morto, raccolta in questa tragica circostanza, allontanando curiosi e giornalisti, come è giusto che sia.
Tutti sono arrivati con in mano un fiore bianco, simbolo di questa vita innocente spezzata per una drammatica fatalità. Un centinaio di persone tra parenti e amici, tanti i ragazzi e anche giovani alunni di Francesca, la mamma del bimbo morto che è insegnante in una scuola, i colleghi del papà Giovanni che lavora in una libreria.
Il sindaco Marino ha proclamato il lutto cittadino e le bandiere di uffici e luoghi pubblici sono state messe a mezz’asta in segno di rispetto e dolore per l’accaduto e si è invitata la cittadinanza ad osservare un minuto di silenzio alle 9.30 di questa mattina.
Come si sono svolti i fatti, la tragica successione degli eventi che ha portato all’epilogo del bimbo morto.
E’ la stessa mamma che racconta a Repubblica come si sono svolti i fatti:
“Avevo il bambino e il passeggino con me e non ho voluto prendere le scale mobili. Poi ho timbrato il biglietto e sono salita sul secondo, quello che sta dietro al gabbiotto all’ingresso della stazione, giù. Le porte si sono chiuse, l’ascensore si è mosso appena verso il basso. Poco, però”.
La mamma aziona l’interfono, fa molto caldo, è buio e il bambino è spaventato. Questa è la conversazione tra la mamma Francesca e il dipendente dell’Atac che risponde alla chiamata, le registrazioni sono state acquisite dagli inquirenti:
“Mi aiuti: io e mio figlio siamo rimasti chiusi in ascensore”.
“Si trova al piano tornelli?”.
“Sì. Si sono chiuse le porte e l’ascensore si è mosso leggermente verso il basso. Ora siamo bloccati dentro”.
Il vano ascensore è stretto e rovente. Manca poco alle 17.
“Signora non si preoccupi, ho già avvisato la squadra di intervento, arriveranno a momenti. State bene voi?”.
“Sì tutto bene.”
La ditta che si deve occupare della manutenzione ancora non arriva e i minuti diventano pesanti ed interminabili, l’addetto Atac consiglia alla donna di fare bere il bambino che è agitato e bagnargli i polsi per rinfrescarlo, cerca di rinfrancarla come può e lei chiede di sollecitare.
La decisione fatale per il bimbo morto in ascensore.
A questo punto il dipendente della metro, insieme a due vigilantes, prende una decisione che è difficile da giudicare, se non impossibile, interviene, benché non sia suo compito, per aiutare mamma e figlio.
L’uomo prende un ascensore attiguo a quello dove sono prigionieri mamma e figlio e, togliendo il pannello laterale, spera di raggiungerli e farli uscire da lì, visto che l’ascensore bloccato era solo a mezzo metro di dislivello.
Ecco che, in pochi istanti che dovevano rappresentare la salvezza per Marco, il bimbo morto, avviene invece la tragedia.
Il piccolo, appena vista la luce, si stacca dalla mamma e corre verso l’altro ascensore ma il vuoto lo inghiotte in una caduta di venti metri.
Fatalità si aggiunge alla fatalità connotata da contorni di beffa: dopo due minuti dalla tragedia arriverà la squadra della ditta addetta alla manutenzione. L’addetto della metropolitana è ancora ricoverato sotto shock e la sua disperazione non può che unirsi a quella della mamma e poi del padre del bimbo morto, arrivato sul luogo poco dopo.
La magistratura ha dovuto emettere denuncia di omicidio colposo per i due vigilantes e l’addetto Atac, niente in questa vicenda appare giusto, niente è andato come doveva andare.
Ci accompagna solo il pensiero di Marco, un bimbo morto in un soffio, e alla sua famiglia, alla quale ci stringiamo con cordoglio unanime.
Fonte: Il Messaggero